Ieri sera, 18 luglio, immersi tra le mura della suggestiva cornice del Teatro India di Roma, sulle sponde del lungotevere Vittorio Gassman, i Diaframma di Federico Fiumani hanno infiammato il palco ed il pubblico capitolino, dinanzi all’imponente struttura ferrea ed austera del gazometro.
La band del carismatico ed inquieto cantautore marchigiano, ma fiorentino d’adozione, è in tour per promuovere l’ultimo album Abisso: un giro d’Italia cominciato sette mesi fa, nel tanto amato e odiato mese di Gennaio.
Tra le tappe del tour non poteva mancare di certo la Capitale e, soprattutto, non potevamo mancare noi di Fotografie ROCK.
Il Teatro India è una location all’aperto che evoca, già nel nome, un luogo ricco di storia e di memorie. Così come quella dei Diaframma.
Il factotum Fiumani ha dimostrato, per l’ennesima volta, alla soglia delle sessanta primavere, di trovarsi a suo agio nella dimensione live e di padroneggiare ancora una innata anima punk: intramontabile, trascinante e poetica.
Un punk d’autore, raccontato dalla voce imperfetta, austera, sofferta e passionale di Federico Fiumani, con quella personalità così severa, solenne e da sempre poco incline al compromesso.
Il chitarrista, autore e unico membro stabile della band dalla loro fondazione ad oggi, ha portato in scena una scaletta composta da una trentina di brani, storici e nuovi, che ci hanno fatto ballare, scatenare, pogare, cantare ed emozionare.
Leggerezza, Il Figlio di Dio, Fica Power, Le Auto di Notte, L’Impero del Male, Non Posso Separarmi Da Te, Ellis island, I Ragazzi Stanno Bene, Siberia, Amsterdam, Neo Grigio, Labbra Blu, Elena, Gennaio, La Mia Vita con Una Dea, L’Odore Delle Rose, Verde, Dio Petrolio, Libra e tante altre gemme della pluritrentennale discografia dei Diaframma.
Ad assistere all’evento eravamo in pochi intimi: una platea di pochi ma buoni come si soul dire, tra giovani fan e sostenitori della vecchia guardia.
Ma del resto è questo il rapporto che il timido e schivo Fiumani ha sempre voluto e cercato con il suo pubblico in tutti questi anni, costantemente orientato verso un legame che fosse più intimo e sincero, continuando ad amare la sua musica, controcorrente, senza mai adeguarsi o preoccuparsi delle mode contemporanee.
Non sono mancati nemmeno gli imprevisti, tipo la corda della chitarra che si rompe. Il ché fa molto atmosfera punk.
Nell’attesa di quel cambio in corsa, Federico si accende una sigaretta, si apre una lattina di birra, scambia rapide battute col pubblico, e nel frattempo continua a cantare.
Fiumani non è mai stato un intrattenitore, né un predicatore, da sempre refrattario alle luci dei riflettori: lui è più come Robert Smith, come dichiarato da Federico stesso.
Alla fine del concerto, già ben oltre la mezzanotte e nonostante la stanchezza, Fiumani e la sua band si sono intrattenuti all’interno del teatro, conversando coi fan rimasti, tra sorrisi, strette di mano ed autografi.
I Ragazzi stanno bene, è finita un’epoca…
Come cantavano i The Who nel 1965.
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È passata un’epoca….ma questo resoconto mi ha fatto emozionare e rivivere i bei tempi andati. Grazie a voi e, naturalmente, al grandissimo Federico Fiumani un’icona del punk-rock nostrano che, in questo caso, non ha nulla da invidiare ai più blasonati colleghi esteri.