Mötley Crüe – Girls, Girls, Girls

15 maggio 1987.

I Mötley Crüe pubblicano l’album ‘Girls, Girls, Girls’, l’album della loro consacrazione, e probabilmente il loro disco con il maggior numero di vendite.

Però, va detto che fu anche l’album più darkeggiante dei Crüe: più spazio a tematiche legate alle droghe.

‘Girls, Girls, Girls’ riflette la creatività compositiva di Nikki Sixx, che in quel periodo era perso nel labirinto della sua tossicodipendenza: anziché parlare di spogliarelliste, raccontava invece di come fottersi il cervello con le droghe.

Anche se, sinceramente, non c’è un messaggio chiaro, e quindi non si capisce se per Nikki Sixx fosse una cosa buona o no.

Quindi, quest’album finisce per essere velatamente nichilista, cosa inusuale per una band come i Crüe, visti i loro dischi precedenti.

L’altra novità di quest’album è che suona decisamente più blues rispetto al passato.

Ed infatti, non è un caso che nel disco ci sia una cover di ‘Jailhouse Rock’, che, secondo il mio modesto parere, è davvero qualcosa di inascoltabile e addirittura imbarazzante.

Ci sono bei pezzi hard rock come ‘Sumthin for Nuthin’, ‘Five Years Dead’ e soprattutto la titletrack, che inizia con il rumore delle loro Harley Davidson, come si può notare anche nel videoclip della canzone, e continua in uno stripclub per bikers.

Insomma, la rappresentazione dello stereotipo metal degli anni ’80.

Dov’è che la musica metal andava per la maggiore negli anni ’80?

Stripclub, wrestling e addirittura qualche campagna elettorale. Ovviamente mi riferisco al territorio statunitense.

Il metal è stato la colonna sonora di tutte quelle realtà effimere.

Comunque, fatto sta che i Mötley Crüe stavano cambiando la loro immagine, si erano evoluti: erano stati glam nel 1981, poi passarono allo shock rock nel 1983, al glitter pop nel 1985, e adesso erano diventati dei bikers, vestiti come Marlon Brando in Fronte del Porto.

Però, loro sono i Mötley Crüe, e a loro tutto è concesso.

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