Nautha: recensione di Tutti I Colori Del Buio

NAUTHA

Tutti i colori del buio

Hellbones Records

7 Novembre 2018

Genere : psychedelic rock, progressive, alternative, doom

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Nadir e Zenit. Sopra e sotto. Sonno e Veglia. Passato e Futuro.

É un potente e magico gioco di contrapposizioni il cardine attorno a cui ruota l’asse cosmico di Tutti i Colori Del Buio, album di debutto dei NAUTHA, band di origini capitoline, rilasciato nel 2018 per la concittadina etichetta Hellbones Records.

Più che una “ricerca sonora”, come amano definirla, quella del trio è un’idea creativa già ben concreta, originata dall’ossimorico incontro di stagioni ed epoche musicali differenti. Quando infatti la tua educazione musicale, come nel caso dei Nostri, è ossequiosa nei confronti della grande epopea del progressive rock italiano, il rischio è quello di scontrarsi con mostri sacri intoccabili e di evocare costantemente scomodi paragoni.

L’escamotage migliore risulta pertanto quello di ricorrere alla via della contaminazione, che sconfina le barriere del genere musicale per collocare il sound del gruppo in una terra di mezzo che riceve influssi e influenze di origine disparata.

É un affascinante clash cronologico quello che ci investe nella prima release dei NAUTHA, che sicuramente trae il suo afflato vitale dalle lisergiche atmosfere del rock psichedelico e sperimentale degli anni ’60 e ‘70, ma queste vengono reinterpretate da un approccio compositivo spiccatamente alternative e da una base ritmica che risente dei suoni cupi e decadenti tipici del doom metal.

A chiudere il cerchio, infine, le dilatazioni temporali scandite dagli intermezzi fantascientifici in stile space
rock e un approccio alla poetica dei testi così attento da richiamare senza paura lo stile cantautorale messo in mostra da gruppi come PFM e Banco del Mutuo soccorso.

Quest’incontro sincronico di sonorità antiche e moderne si riflette nella stessa struttura del disco, che vede le sue dieci tracce idealmente ripartite in due blocchi, chiamati rispettivamente Zenith e Nadir.

Nella prima sezione troveremo brani le cui fondamenta ritmiche sono prevalentemente di stampo alternative rock e doom, con riff ruvidi, incisivi e in cui la cifra melodica viene determinata dal passo pesante e distorto di basso e batteria (senti Un Modo Di Essere Umani ).

Si distinguono tra le prime sei esecuzioni La Rivoluzione, dotata di un cadenzato intro sabbathiano e di un testo tanto inaccessibile quanto ipnotizzante, e La Danza Immobile, con un riff e refrain di elettrica super heavy e un ritornello a doppia voce che sarebbe stato maledettamente perfetto come Singolo di un gruppo prog italiano dal nome lungo e intricatissimo.

Il secondo raggruppamento è invece il negativo di quanto sopra accennato e ne è esemplificativo infatti il suo nome, Nadir, che significa appunto “controparte”. Con le restanti quattro tracce vediamo infatti alzarsi
l’asticella, grazie al predominio nella composizione della visionaria audacia dello stile progressivo e dei suoni allucinogeni del rock psichedelico.

Baluardi di questa seconda parte sono l’affascinante Millenovecentonovanta, la cui sezione centrale vi inghiottirà come in un buco nero nel suo vortice distorto,
e Storia Del Cabalista, caratterizzata da una metrica del cantato fuori dagli schemi e da un’evoluzione nella
scrittura che lo porta a toccare prima il prog italiano e poi quello di matrice internazionale. Non so voi, ma gli stacchi e l’assolo finale mi ricordano, piacevolmente, Sir Alex Liefson dei Rush.

Dovendo tirare le somme, Tutti i Colori Del Buio può essere definito come uno di quei primi album che servono a tracciare e a costruire un’aurea sonora intorno al gruppo. I NAUTHA dimostrano, infatti, di non voler fare semplicemente della musica, ma di aver bene in mente un proprio mondo di sonorità e di “colori”.

E sebbene possa essere un banale dettaglio, lo dimostra persino la cura che han riposto nella realizzazione dell’artwork o nella struttura concettuale del cd. Insomma, sembra un vero e proprio impianto filosofico in cui ogni piccolo pezzo possiede una precisa forza evocativa. Tale forza, tuttavia, sarebbe praticamente nulla senza un consistente sostrato testuale a supporto, che oltre a essere egregiamente sviluppato, è sicuramente tra gli elementi maggiormente distintivi del nostro trio.

Marco Milo

Tracklist:

1. Serpentine

2. Libra

3. La danza immobile

4. Un modo di esseri umani

5. Ragazzi perduti

6. La rivoluzione

7. Millenovecentottanta

8. Storia del cabalista

9. Nos da

10. Akhenathon

Membri del gruppo:

Antonio Montellanico: voci, basso, chitarra

Pierpaolo Cianca: chitarre

Giorgio Pinnen: batteria

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