Portishead: Dummy – 22 agosto 1994

Portishead

Dummy

Gol Discs/London Records

22 agosto 1994

genere: trip hop, jazz, noir, funk

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Il 22 agosto 1994, per Gol Discs e London Records, venne pubblicato Dummy, il primo album in studio dei Portishead.

La band inglese si presentò sulle scene, ormai ventisei anni fa, con quello che, ad oggi, è un lavoro indispensabile per comprendere i lineamenti del genere trip hop.

Musicalmente, presenta una serie di caratteristiche, sonore e d’atmosfera, derivanti da diversi generi e stili, saggiamente mescolate al fine di creare una nuova “ricetta”. Nelle produzioni, infatti, incontriamo elementi jazz, atmosfere noir ed eleganti, un mood che
ricorda un certo cinema poliziesco, di cui gli artisti sono notoriamente appassionati, e molti elementi di matrice hip hop.

Riguardo al gusto cinematografico dei musicisti, è importante tenere conto di come questi abbiano composto buona parte delle canzoni presenti nell’LP in quanto parti della colonna sonora del
cortometraggio To Kill A Dead Man, prodotto dai Portishead stessi e inteso come tributo al genere spionistico degli anni ’60.

Nella nostra analisi musicale del progetto, non possiamo non sottolineare il lavoro di Andy Smith ai piatti, con una capacità di scratch e una scelta di suoni particolarmente piacevoli e indovinata, e quello di Geoff Barrow, sensazionale a livello di campionamenti e programmazioni.

Il sound orbita su diverse frequenze, presentando colori più funk e hip hop in brani come Strangers (forse il migliore dell’intero album), Wandering Star e Numb, alternati a sfumature di matrice
autorale/classicista in It’s A Fire, Roads e la conclusiva Glory Box.

La performance di Beth Gibbons è surreale; a essere onesti, non ci troviamo di fronte a una voce pulita e perfettamente intonata, né tantomeno stiamo ascoltando una campionessa mondiale di melodie e arzigogoli con avvitamento, ma la cantante riesce a esprimere una serie di emozioni e
sentimenti, grazie alla sua vocalità straziata e dolente, consentendoci di percepire ogni singola sfumatura “umorale” contenuta nelle liriche.

Questa particolare propensione a cantare “di pancia”, rende l’esecuzione della front-woman del complesso eccezionale e assolutamente fondamentale per la buona riuscita dell’opera. I testi sono molto cupi: in questi, infatti, viene comunicato (a tratti in maniera più esplicita, mentre alle volte in modo “subliminale”) un mood semi-persistente di ansia e paura, un senso di inadeguatezza spiccato e tantissima delusione verso la vita e l’amore.

Inoltre, si riflette molto sulle strutture societarie e su come queste influenzino la vita di tutti i giorni e i pensieri che la costellano, andando, ad esempio, a negarci il piacere di amare aldilà della razza, del sesso o della religione di un individuo, e tarpando le ali ai propri bisogni personali, come quello di “sentirsi donna” (ampliabile a tutte le questioni di “schemi di genere”, preconcetti etc.).

Insomma, Dummy è il primo mattone di quella che, nonostante la breve produzione, sarà una delle più grandi band sperimentali degli ultimi trent’anni, i Portishead, diventando nel tempo una colonna portante del genere trip-hop e influenzando moltissimi artisti appartenenti a questa “scuola” (e non).

Alberto Maccagno

TRACKLIST:

1. Mysterons

2. Sour Times

3. Strangers

4. It Could Be Sweet

5. Wandering Star

6. It’s a Fire

7. Numb

8. Roads

9. Pedestal

10. Biscuit

11. Glory Box

FORMAZIONE:

Beth Gibbons – voce

Geoff Barrow – sintetizzatore, batteria, programmatore

Adrian Utley – Chitarra, basso, Theremin, sintetizzatore, arrangiatore

Andy Smith – DJ, turntable

Dave McDonald – Batteria, programmatore

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