Ronnie James Dio – Dream Evil

Ronnie James Dio

Dream Evil

21 luglio 1987

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Siamo nei cotonatissimi anni 80. Il metal raggiunge forse il suo apice. Ci sono troppe tastiere ad infastidire gli ortodossi fan del Dio Metallo, ma ci stanno, sono giust’appunto figlie di questa epoca. Anche se John Lord già un decennio prima ne ha fatto un marchio nella band più famosa del genere hard rock.

Pubblicato il 21 luglio del 1987 esce l’attesissimo Dream Evil di Ronnie James Dio.

In quegli anni si viveva molto nella strada. Tra partite di calcio nelle vie o nei parchi delle nostre città, ascoltavamo la musica metal grazie ai mangiacassette. Ve li ricordate?

Un bel giorno mio cugino, di 5 anni più grande di me, arrivò al campo con un bel regalo. Era la cassetta di Dream Evil.

La copertina era intrigante: un docile bimbo che dorme nel suo lettino mentre nella cameretta prendono vita gli incubi più spaventosi. Si nota anche una mano diabolica uscire da sotto il letto con tanto di gesto delle corna, inventato proprio dal grande Ronnie.

Passiamo al lato A. Si, voglio dividerlo così questo disco. Come le musicassette di un tempo: lato A e lato B.

Si comincia con l’inno Night People: veloce, potente e intrigante. Ronnie canta da Dio (calembur) e si sente un ottimo Craig Goldy alla chitarra. Ecco le tanto odiate tastiere, suonate da Claude Schnell, che per una volta lasciano passano in secondo piano rispetto alle chitarre. Anche il fido Vinnie Appice sembra in forma con le pelli. Un batterista che, parere personale, ha sempre fatto il suo compitino, senza mai sforare o sorprendere.

Andiamo avanti con la title-track. Dream Evil potrebbe risultare dozzinale, invece al secondo ascolto si può tranquillamente definire un bel pezzo hard rock. Diciamo che già dopo la seconda traccia sono quasi sicuro di poter affermare che questo disco sia migliore del precedente Sacred Heart.

La terza traccia ha una grande intro e la voce di Ronnie spazia tra acuti imperdibili che sfociano in un ritornello abbastanza banale. Sunset Superman potrebbe risultare la We Will Rock You del genere metal. Sacrilegio!

Arriviamo al capolavoro. Basterebbe un pezzo come la power-ballad All The Fools Sailed Away per promuovere l’intero album. Grandissima canzone. Perfetta in tutto. Questo brano ha tutti gli anni ’80 concentrati nella voce di Dio e nella chitarra di Goldy.

Personalmente l’avrei posizionata come penultima traccia. Capirete dopo il perchè. E con questa gemma, il lato A si conclude alla grande. Si gira la cassetta e si schiaccia play. Partiamo con il lato B.

Naked In The Rain non sorprende. Pezzo ripetitivo e poco ispirato. Overlove arriva, invece, quando meno te lo aspetti. Ma anche questo brano mi lascia molto perplesso. Ovviamente non si discute la voce di Ronnie. Ma questi prime due canzoni. non le ritengo degne del validissimo lato A.

Ecco subentrare I Could Have Been a Dreamer che mi smentisce subito. Gran pezzo in perfetto stile Dio. Anzi sento perfino un eco del passato Rainbow. Le ultime due tracce sono decisamente migliori delle prime.

Faces In The Window mi piace, è elettrica al punto giusto e trovo che il basso di Jimmy Bain, finalmente, si fa sentire. Si conclude con la discreta When A Woman Cries. Senza infamia e senza lode.

Questo si può veramente definire un lavoro discografico dai due volti, nel quale il lato A risulta decisamente più ispirato. Comunque, nonostante ciò, Dream Evil è un disco apprezzabile e molto amato dai fan di Ronnie James Dio.

Piccola curiosità. Dentro la copertina della musicassetta c’è solo il testo di All The Fools Sailed Away. Trovata strana della Reprise Record.

Anni 80 quanto mancate. Le strade, la musica, il clima di festa. E la gioventù che si sa che non torna. Ma che si è vissuta. A pieno. Chi l’ha cavalcata come noi ha avuto questi album come colonna sonora della propria adolescenza. C’è solo da essere contenti e ritenersi dei privilegiati.

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