Stain: recensione di Kindergarten II (EP)

Stain

Kindergarten II (EP)

Ada Music/Warner Music

17 febbraio 2023

genere: alternative rock, math rock, post-rock, shoegaze, funk

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

A distanza di due anni dalla pubblicazione di Kindergarten, l’alternative rock band pugliese Stain torna sulle scene con il sequel intitolato Kindergarten II, distribuito da Ada Music/Warner e anticipato dall’uscita dei video dei singoli The Courtyard e The Mess Behind, quest’ultimo ispirato al manga “Gogo Monster” di Taiyō Matsumoto.

Con questo secondo episodio discografico, che prende il nome dal luogo in cui è stato registrato, un asilo degli anni ’30, gli Stain – progetto formato da Francesco Lagioia alla voce, Michele Tangorra alla chitarra, Dario Ladisa al basso e n.i.c.h.o. alla batteria – completano quella visione d’insieme che con nostalgia guarda al passato e al tempo che sfugge, misurandosi con un linguaggio musicale più articolato e visionario, al cui interno si fondono liriche in inglese, luccicanze cosmiche, intensità emotiva, un senso di spensieratezza creativa, stratificazioni strumentali eterogenee e un puzzle di colorazioni intime in costante equilibrio tra sogno e realtà.

Se i primi quattro brani di Kindergarten II (The Mess Behind, April Fool’s Disaster, Melted Toy, Lemon Juice) danno l’impressione di svilupparsi come naturale proseguimento della precedente release – quando nell’ambient introspettivo del post-rock quando nel caos euforico del math-rock – le due canzoni conclusive, Outside e The Courtyard, sembrano aprirsi invece a un cambio di rotta, al desiderio di esplorare affinità stilistiche differenti, proponendo motivetti più frizzanti e accattivanti, contraddistinti da linee di chitarra sognanti e parti vocali in falsetto, che si mescolano ai beat suadenti della black music dei 70s – dall’R&B al funk – fino a deviare verso una giocosa malinconia elettro-esotica.

Così, aggiungendo un altro significativo tassello al proprio mosaico narrativo e andando a definire una tracklist dal sound corale e internazionale, gli Stain provano a lasciarsi alle spalle quel giardino d’infanzia e il suo incanto circoscritto, dove il mondo era tutto da scoprire, senza progetti, senza le scadenze del diventare grandi.

È arrivato, dunque, il momento di attraversare quel viale che conduce a una fitta e misteriosa siepe, e all’inevitabile distacco da tutte le scatole segrete – come possono esserlo la dimensione della provincia, oppure le nostre comfort zone – che proteggono dalle insidie del mondo esterno. Che, allora, il fiume si unisca all’oceano. Eh sì, perché, dopotutto, c’è un altro mondo oltre quel giardino, più complicato e meno verde. Un mondo che non è mai come lo fotografano dallo spazio.

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