Swörn: recensione di Swörn

Swörn

Swörn

20 settembre 2019

Dotto, Scatti Vorticosi, Floppy Dischi, Brigante, Entes Anomicos

doom, desert rock, alternative rock, psych

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

Benvenuti alla Corte di Azathoth.

Il trio desert rock ed alternative rock torinese Swörn pubblica il suo debut album omonimo cantato interamente in inglese ed anticipato dall’uscita del video di Helluland.

Swörn è un lavoro discografico composto da 6 tracce versatili nelle quali paesaggi lunari ed atmosfere cupe e allucinanti si mescolano a sonorità doom, lisergiche, desert rock, hard rock, alternative rock ed, a tratti, addirittura arabeggianti.

Swörn è una misticanza strumentale, un retaggio dei vecchi tempi che abbraccia diverse influenze stilistiche quali Black Sabbath, Velvet Underground, Sleep, Blue Cheer, Kyuss, Hüsker Dü e Tool.

L’esoterica Torino torna al centro dell’universo cosmico lovecraftiano: l’artwork e i testi degli Swörn si rifanno ad un genere fantascientifico e letterario che ancora oggi influenza la cultura di massa e che già in passato ha ispirato grandi nomi della musica rock e metal. Impossibile non ricordare pezzi storici come The Call Of Ktulu dei Metallica, Beyond The Wall Of Sleep dei Black Sabbath e Dunwich degli Electric Funeral.

Così come Azathot, il più potente degli Dei Esterni, diede vita al surreale universo lovecraftiano, per gli Swörn rappresenta il brano che dà vita a quello che possiamo considerare un vero e proprio concept album.

Swörn continua il suo intenso percorso onirico tra meraviglia e terrore, tra rallentamenti ed accelerazioni, attraverso i riff magnetici, granitici, ipnotici, desertici, accattivanti e più orecchiabili di San Pedro, Electric Saint, I Ask Shield e Helluland che ci riconducono sui sentieri post punk, stoner ed alternative rock statunitensi di fine anni ’80.

Helluland è la metafora di una nave che si spinge oltre i confini del mondo conosciuto e si perde nel buio. Quando tutto sembra ormai scritto trova davanti a sé, oltre alla nebbia di una tempesta devastante, la lovecraftiana città di R’lyeh.

La danza cosmica degli Swörn si chiude con la canzone Tecumseh, una sorta di preghiera psichedelica dedicata ai nativi indiani d’America, un omaggio al famoso Capo Indiano Tecumseh: “Vivi la tua vita in maniera tale che la paura della morte non possa mai entrare nel tuo cuore… Canta la tua canzone della morte e muori come un eroe che sta tornando alla casa”.

Swörn è un viaggio tridimensionale della mente umana, dove sogno, incubo e vita reale si confondono tra loro fino ad intrecciarsi su un unico asse. Swörn è il delirio visionario della ragione: oscuro, affascinante, nichilista e misterioso, nel quale il protagonista è prigioniero delle sue paure ancestrali, delle sue stesse menzogne, che servono a coprire la condizione assurda e mostruosa dei propri abissi in un tempo sospeso tra allucinazione e realtà.

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Tracklist:
1. Azathoth
2. San Pedro
3. Electric Saint
4. I Ask Shield
5. Helluland
6. Tecumseh

Membri band:
Michele Sarda – chitarra, voce
Ulisse Moretti – batteria, voce
Mattia Pastorino – basso, voce

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