Venus In Disgrace: recensione di Dancefloor Nostalgia

Venus in Disgrace

Dancefloor Nostalgia

Lost Generation Records

2 aprile 2021

genere: synth-wave, darkwave, disco hi-nrg, electronic dance music

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

Il 2 aprile 2021 è uscito Dancefloor Nostalgia, il primo album del duo synth-wave capitolino Venus In Disgrace, edito per Lost Generation Records ed anticipato dall’uscita dei singoli Hedda Gabler e White Desire.

Dopo aver pubblicato una demo omonima nel ’99, e poi essersi sciolti di lì a poco, Fabio Babini (critico musicale per diverse importanti testate di settore) e Max Varani (compositore attivo in diversi ambienti musicali underground), a vent’anni anni di distanza hanno deciso di rispolverare e ripristinare quel sodalizio artistico, mandando alle stampe Dancefloor Nostalgia.

Non mancano, al contempo, le collaborazioni eccellenti: da segnalare quelle di Gianluca Divirgilio degli Arctic Plateau, ospite nella opener Hedda Gabler, della visual artist e compositrice Eleonora Iacovacci, in arte Bez Yorke, nel brano Delacroix, e di Simone Salvatori e Francesco Conte nella cover di Summer On A Solitary Beach del maestro Battiato.

Le dieci tracce della release ci riportano indietro nel tempo, su una vecchia pista da ballo illuminata dalle luci stroboscopiche dei nostalgici, camaleontici e contraddittori “eighties”, cristallizzate nel boom commerciale della disco music hi-energy e del synth pop: da un lato, seguendo l’evoluzione naturale della new wave e del post-punk, e dall’altro quale fusione radicale tra la black music dei ’70, le pulsazioni sintetico-cardiache di certa elettronica algida e percussiva di matrice kraftwerkiana e moroderiana, le linee gotiche e penetranti dei Pink Turns Blue, ed il romanticismo glam-decadente dei Roxy Music e Psychedelic Furs, e l’enfasi evocativa e teatrale deI Diaframma del loro periodo “siberiano” nel brano Strasbourg 1815.

Con Dancefloor Nostalgia, i Venus In Disgrace tengono in vita quella liaison con la retromania anni ’80 (tornata in auge all’inizio del terzo millennio), rievocando la genealogia di quel sound proto-techno e easy listening che già quarant’anni fa guardava al futurismo, e che oggi, alle prese con una contemporaneità dal serbatoio completamente in riserva di carburante creativo, rincorre ancora il tragitto emozionale di quei ritmi ballabili che si ispiravano alle prime comunità omosessuali di San Francisco e agli anni d’oro del leggendario Studio 54.

Sonorità ed estetica che ben presto, soprattutto per merito dell’espansione commerciale dei sintetizzatori, avrebbero fotografato lo zeitgeist musicale della loro epoca, conquistando le classifiche mainstream ed ergendosi a colonna sonora della “nightlife” di quella generazione (ve la ricordate l’invasione della “generazione elettronica” di Alberto Camerini?), ma che, di questi tempi, rischiano invece di scivolare in un eccesso di manierismo e in stucchevole emulazione.

Fabio Babini e Max Varani, come fanno i salmoni nel loro ciclo riproduttivo, risalgono controcorrente i fiumi emozionali del passato per guardare al futuro, in quello che possiamo considerare alla stregua di un ossequioso omaggio a quella plasticosa formula discografica e avanguardista dalle atmosfere analogiche, malinconiche, edoniste, barocche, ambigue, disincantate, crepuscolari e stravaganti che, nella prima metà degli anni ’80, trovarono volto e voce nel movimento pioneristico di realtà iconiche quali Pet Shop Boys, Cabaret Nocturne, Visage, Soft Cell, New Order e Depeche Mode.

Un revival musicale, quello dei Venus In Disgrace, che si lascia cullare e accarezzare dalle onde remote della nostalgia, sfruttando la fertilità rassicurante dei tempi andati per compensare l’aridità dell’attualità e per cercare conforto e rifugio nella memoria di vecchie scartoffie e vecchi vinili dalle copertine ingiallite, con l’intenzione di tramutare quella via di fuga in dolce catarsi.

https://www.facebook.com/venusindisgrace/

Credits:

Fabio Babini: voce, lyrics

Max Varani: synth

Tracklist:

1. Hedda Gabler feat. Gianluca Divirgilio (Arctic Plateau)
2. Dim Light
3. White Desire
4. Watching Down the Spiral
5. Strasbourg 1518
6. The Wind Through the Arcades
7. Summer on a Solitary Beach feat. Simone Salvatori, Francesco Conte (Spiritual Front)
8. Dancefloor Nostalgia
9. Delacroix feat. Bez Yorke
10. Where Glittery Reflections from a Disco-Ball fade (Outro)

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