Firenze, 16 Giugno 2018.
Quando le aspettative sono davvero alte, è facile rimanere delusi.
Le mie erano altissime, vedere gli Iron Maiden dal vivo è una di quelle esperienze che ogni amante del metal deve fare almeno una volta nella vita.
La scaletta era davvero promettente, sebbene mancasse qualche grande classico come Phantom of the Opera o Powerslave, ma d’altronde con una discografia così vasta e brani che durano anche dieci minuti, qualche grande esclusione era inevitabile.
Finalmente parte il Churchill’s Speech e tutti i fan capiscono immediatamente che il concerto si aprirà con Aces High. Un inizio col botto, la scenografia è incredibile, la riproduzione di un aereo viene sollevata sul palco e lo spettacolo che il pubblico si trova davanti è sorprendente.
Dopo qualche altro brano si arriva al tanto atteso momento di The Trooper, un grande classico, presente praticamente da sempre nelle setlist maideniane. La battaglia a suon di spade tra Bruce Dickinson e un Eddie The Head alto quasi quattro metri, è a dir poco epica, meglio di Game of Thrones.
Ogni pezzo eseguito infiamma il pubblico, in senso quasi letterale dato il caldo che si percepisce in mezzo alla folla.
Con la mistica Sign of the Cross si riprende fiato, in attesa del gran finale.
Le ultime tre canzoni in scaletta sono un fiume in piena, che mi travolge e mi catapulta con la mente a quando avevo 16 anni ed ascoltavo gli Iron Maiden andando a scuola, in bicicletta.
La band esce di scena, ma tutti sanno che non è ancora finita.
Gli encore sono la chiusura perfetta di un concerto strepitoso. Hallowed Be Thy Name viene eseguita nuovamente, dopo qualche anno di assenza, dovuta ad una disputa legale, poi risolta. Da brividi.
Con Run to the Hills, i Maiden concludono un concerto che non ha di certo deluso le sopracitate aspettative dei 40000 presenti alla Visarno Arena, comprese le mie.
Up the Irons!
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