Black Snake Moan, pseudonimo del polistrumentista Marco Contestabile, rappresenta con la sua musica una delle nostre eccellenze di assoluto respiro internazionale. Luca Fivizzani lo ha intervistato per Fotografie Rock, a poche settimane dall’uscita del suo terzo album in studio, Lost In Time (qui recensito).
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Dunque è arrivato il momento del terzo disco, se si escludono gli EP realizzati tra Phantasmagoria e Lost In Time. Di solito si dice che il terzo album sia quello della conferma. Personalmente io in questo caso mi trovo d’accordo, tu come la pensi su questo punto?
BSM: Lost In Time è il mio terzo album e reputo questo lavoro una vera e propria rinascita personale ed artistica; ne sono uscito rinnovato, descrive un momento molto importante della mia vita. È stato un percorso molto intenso, in costante volontà determinazione di comunicare la propria musica; in questo nuovo disco c’è quel sentimento, ed una significativa evoluzione generale, dalla produzione alla scrittura; è il risultato di un forte senso di urgenza e un invito all’azione, un atto di fede, seguire un messaggio di unione al viaggio. Reputo questo album il mio miglior lavoro discografico, ogni volta che lo ascolto, mi emoziona profondamente e non vedo l’ora di proporlo dal vivo.
Lost In Time è il titolo di questo nuovo lavoro, ci sono dei brani di grande spessore, ad esempio il singolo Light The Incense, così ipnotico da rimanere subito incollato in testa, oppure la traccia di apertura Dirty Ground. Ti sei occupato in prima persona della produzione del disco? Ho notato una maturità ed un impasto sonoro di grande spessore rispetto al passato.
BSM: Grazie mille, mi fa molto piacere il tuo apprezzamento. Il making of di Lost In Time è nato inizialmente nel mio studio con le prime demo (periodo di realizzazione di 2 anni), e successivamente registrato interamente a Carbonarola (Mantova) presso
Happenstance Studio Recordings di Marco Degli Esposti con cui ho intrapreso una collaborazione molto importante di questo nuovo capitolo; si è creata una modalità di lavoro ed una complicità, di amicizia e di stima profonda che ci ha permesso di sviluppare ed evolvere costantemente le timbriche e l’evoluzione di ogni canzone. Il lavoro di questo album è stata la risposta a quanto i suoni siano il risultato di una ricerca personale, non solo una focalizzazione artistica ma una visione condivisa. L’evoluzione per quanto riguarda le sonorità è sicuramente il risultato delle lunghe sessioni nel mio home studio dove ho raccolto tutte le sensazioni e sviluppato un nuovo metodo di lavoro che mi ha permesso di aprire nuove porte.
Qual è il concept dietro a questo disco? Ti va di spiegarmelo in breve?
BSM: Lost In Time racchiude i temi della trasformazione personale, dell’adattabilità e dei continui cambiamenti nella propria vita sospesi nel tempo e nello spazio. La metafora dell’opportunità di crescita e di ricongiungimento con il proprio essere, un nuovo cammino verso luoghi diversi, rischiare l’ignoto, abbracciare l’incertezza. Lost In Time è un campo misterioso, in cui tutto diventa accessibile. La ciclicità degli astri creano il perfetto dinamismo, dove tutto nasce, dove tutto muore. Questo album mi ha fatto riconquistare dei sentimenti che non provavo da tempo, che reputavo molto difficili da rivivere.
Come ricorderai noi ci siamo conosciuti di persona quando giravi per promuovere il tuo primo album, ed ho sempre trovato la tua musica estremamente iconica, è difficile trovare un artista dalle nostri parti così distintivo. Pertanto, che differenza hai notato da questo punto di vista nella risposta del pubblico italiano rispetto a quello al di fuori del nostro paese?
BSM: Indubbiamente la riposta del pubblico al di fuori del nostro paese è più variegata, c’è più curiosità e attitudine a determinate sonorità che rispecchiano il mio genere, ma sono comunque molto contento della risposta del pubblico nostrano. Ogni concerto è una nuova esperienza che reputo un vero dono e sono grato a tutti coloro che entrano nel mio mondo, partecipando e vivendo con me questo viaggio. Ci sono luoghi dove è più seguito il mio genere, indubbiamente, soprattutto in Nord Europa e America, ma anche in Italia ho ricevuto dei feedback molto positivi ed inaspettati. Staremo a vedere.
Il tuo desert-blues nel corso del tempo è stato impreziosito da nuove sfumature: in questo lavoro ho notato tanti nuovi spunti, echi stoner, dark, folk music. È stata una scelta oppure una naturale evoluzione?
BSM: L’evoluzione sonora del progetto si è sviluppata gradualmente grazie alla costante sperimentazione di strumenti e sonorità connesse tra loro; dal blues alla psichedelia più desertica al folk. Sono nuovi spunti consequenziali ai miei ascolti e alla naturale maturazione di un suono e di un messaggio artistico. Avevo la necessità di sperimentare e di sentire quel senso di libertà e di abbandono nella musica e nella scrittura, seguire il proprio flusso e istinto abbracciando tutte le mie influenze artistiche e renderle personali e distintive, mantenendo le radici da cui è nato Black Snake Moan. Il blues che si fonde con la psichedelia.
Parliamo del video di Light The Incense. Personalmente mi è piaciuto moltissimo, i tuoi videoclip sono sempre molto aderenti al tuo mondo musicale ma questo mi ha colpito particolarmente per la cura della fotografia ed il montaggio. Lo hai diretto tu stesso, giusto?
BSM: Il video di Light The Incense è stato diretto da me ma realizzato da Fabrizio Farroni e montato da Flavia Biagioni. Grazie alla loro collaborazione, sono riuscito a completare la mia visione ed il concetto della canzone che parla di un sogno che svanisce nella natura fugace delle aspirazioni, racchiuse in una notte. Disillusione e ricerca della verità in un mondo pieno di incertezza e inganno. Il fumo dell’incenso, rivela una nuova visione, celebrando l’atemporalità del mondo onirico, emanando l’essenza dei desideri che si dissolvono sotto il segno della luna crescente. La maggior parte dei video del progetto sono stati scritti e curati da me e dalla squadra che mi segue fin dall’inizio; sono molto grato a tutte le persone che fanno parte di questa avventura e che seguono il flusso delle mie visioni, contribuendo alla realizzazione di video, foto, artwork e immagine di Black Snake Moan.
Che rapporto hai con la tua immagine di musicista? La tua è molto coerente, ma quanto pensi che sia importante per un’artista musicale, a tutti i livelli intendo, curare questo aspetto?
BSM: In questo presente, secondo me, la cosa più importante per un artista è il concetto di identità; la propria visione, il modo in cui vediamo la vita, la propria arte e immaginazione. Le nostre radici portano a sviluppare il nostro linguaggio, personale, come artisti ma soprattutto come persone e per me, è fondamentale salvaguardare questo aspetto e valorizzarlo, seguendo un personale flusso interiore e rappresentarlo in ambito musicale, culturale e sociale. Le mie canzoni sono la voce della mia esistenza, l’ispirazione è l’auto-ascolto che alimenta la mia creatività, la voglia e la determinazione di andare oltre. Suono ciò che sono e sono ciò che suono.
Il brano a cui sei più legato di questo album?
BSM: Il brano a cui sono più legato è Cross The Border, canzone che chiude l’album ma che apre un nuovo portale di riflessione e ciclicità. È un ode alla vita, una preghiera che racchiude il tema della perdita di una persona cara, il tempo, l’amore, la sublimazione del dolore, evocazione di un nuovo immaginario ed una nuova forma al tempo e allo spazio, sconfinando in altre dimensioni; una trasformazione, accettare i continui cambiamenti e arricchirsi di nuove esperienze, la ricerca ed il raggiungimento della redenzione e gratitudine, l’incontro dell’anima con le proprie guide spirituali.
Io ti ricordavo come one-man-band, invece nel tempo hai iniziato a farti
accompagnare dal vivo da altri musicisti. Come si presenta il tuo nuovo live set?
BSM: Il progetto nasce come solista con il primo album, formazione mono-banda che ho deciso di portare dal vivo fino la pubblicazione del secondo album Phantasmagoria. Dopo la pubblicazione dei doppi singoli Revelation & Vision e Fire & What You See, ho deciso di integrare altri musicisti, poiché sentivo il bisogno di ricreare dal vivo la dimensione che ottenevo in studio di registrazione, dettato dalla voglia di condividere esperienze in tour e arricchire la parte dal vivo. Inizialmente ho suonato con Gabriele Ripa, che ha partecipato anche in studio, contribuendo sulla parte tastieristica sia dei singoli che in alcune canzoni del nuovo album. Attualmente, invece, la formazione è in duo con Matteo Lattanzi, alla seconda chitarra e tastiera. Black Snake Moan è un progetto in costante evoluzione, ed è solo l’inizio.
Per concludere, non posso che chiederti della collaborazione con Roberto Dellera, come è nata e cosa ti è piaciuto di più di questa esperienza con un musicista così importante del rock italiano?
BSM: La collaborazione con Roberto Dellera è nata nell’estate del 2022 quando lo invitai a suonare alla mia rassegna estiva che avevo organizzato. Rimase a casa mia per un po’ di giorni; gli feci ascoltare le demo del mio nuovo album e gli proposi di scegliere una canzone e scelse Sunrise, uno dei miei brani preferiti. Nel giro di una notte inserì il giro pulsante di basso e la sua calda voce nella seconda strofa e ritornelli, usando sempre la prima o la seconda take. Fantastico. È stata una piacevole esperienza che mi ha permesso di riflettere su molti aspetti; oltre ad essere uno dei miei artisti italiani preferiti, connesso al mio mondo, Roberto è riuscito a chiudere il cerchio del brano e a valorizzarlo, grazie alla sua forte personalità, unita a sensibilità e gusto. Questa è una delle mie prime esperienze con altri artisti; la bellezza di questa esperienza è di condividere e di interpretare la mia musica con altri musicisti che stimo ed è solo l’inizio di un percorso creativo che desidero intraprendere.
Grazie Black Snake Moan per la tua disponibilità e per la tua schiettezza. Adesso aspettiamo solo di vederti nuovamente dal vivo.
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