Muse: recensione di Absolution

Muse

Absolution

Taste Media

29 Settembre 2003

genere: alternative rock, neoprogressive

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Recensione a cura di Stefania Milani

Tra gli innumerevoli anniversari che il 2023 ha celebrato, la cui scia luminosa sta ancora accompagnando il 2024, ricorre il ventennale di Absolution dei Muse, pubblicato sotto l’etichetta Taste Media. Nel 2003, con questo terzo album, la band inglese riuscì a rimanere in scia nonostante la dirompente entrata in scena di gruppi quali i Darkness nel panorama britannico e internazionale con un album che dovrebbe appartenere all’antologia di ogni appassionato di musica rock.

Sono certamente di parte: ho una predilezione per i testi di Matt Bellamy, che offre sempre le fondamenta letterarie e culturali di qualcuno che ha approfondito la materia a suon di studio, più che di visioni oniriche lisergiche. Le canzoni dei Muse non ci renderanno mai partecipi della vita sentimentale del frontman, con una banale carrellata di successi o insuccessi amorosi; qui ci sono sintesi, narrativa, trame, eventi globali e temi sociali portati al nucleo delle immagini e delle metafore più efficaci, idee che aprono la mente alle domande, anziché offrire risposte banali e posizioni pre-fabbricate. Una bella eccezione, soprattutto oggi che i testi sembrano sempre più gossip da tabloid trasformati in versi e venduti ad un pubblico commerciale.

Lo stesso Bellamy ha dichiarato che i Muse fanno rock per gente intelligente e penso possiamo ritrovarci in questa affermazione. Un frontman che non ha bisogno di eccessi e spettacolarizzazioni, lasciando che a parlare sia la sua musica, unitamente ad una voce inconsueta, diventata marchio di fabbrica attraverso i diversi microfoni di cui si serve e una respirazione drammatica.

L’album è una spirale di accelerazioni e rallentamenti che rendono l’ascolto per intero molto piacevole, ma alcune tracce spiccano decisamente. Siamo dunque davanti ad un rock progressivo e alternativo con influenze liriche e classiche, per i gusti più esigenti.

Si parte con Apocalypse Please, nella quale viene invocata la fine del mondo o della band, la quale doveva rinnovarsi dopo la pubblicazione di The Origin of Symmetry, con una concorrenza che avanzava spregiudicata ed esuberante. Tra i singoli estratti dall’album troviamo: Time is Running Out, dalle melodie accattivanti e le tipiche trame ostacolate ma decisive e resilienti dove nulla può fermare ciò che è vero; Sing for Absolution, che dal vivo crea sempre un’atmosfera unica in cui la redenzione si manifesta attraverso mille luci nel buio; Stockholm Syndrome, inizialmente pensata in versione tranquilla e composta al pianoforte, adattata poi con accordi e ritornelli che la rendono un pezzo veramente forte.

Degna di nota è anche Endlessly, fra le mie preferite, forte di una base seduttrice e di un ritmo davvero coinvolgente. È però Hysteria che tengo per ultima, per dedicarle il giusto tributo. Lo storytelling di questa canzone intreccia musica e parole in modo sublime: desiderio, attesa, intensità, tensione del tutto o niente, andamento tambureggiante di chi non si arrende, tormento che ti porta al picco per poi farti cadere giù, il tutto condensato in cinquanta secondi di assolo da pelle d’oca, a cui Bellamy dal vivo aggiunge valore nell’interpretazione, cadendo in ginocchio come ad arrendersi a qualcosa di troppo grande. E io rimango lì, ancora con i brividi addosso.

Tracklist:

Intro – 0:22
Apocalypse Please – 4:12
Time Is Running Out – 3:56
Sing for Absolution – 4:54
Stockholm Syndrome – 4:58
Falling Away with You – 4:40
Interlude – 0:37
Hysteria – 3:47
Blackout – 4:22
Butterflies & Hurricanes – 5:01
The Small Print – 3:28
Endlessly – 3:49
Thoughts of a Dying Atheist – 3:11
Ruled by Secrecy – 4:54

Formazione:

Matthew Bellamy – voce, chitarra, tastiera, arrangiamento strumenti ad arco
Chris Wolstenholme – basso, cori
Dominic Howard – batteria, percussioni

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