I MAIALI sono una giovane band romana appartenente alla scuderia della Overdub Recordings. Avevamo già parlato, qualche tempo fa, di CVLTO, il loro debut album, uscito il 22 Marzo scorso. Abbiamo quindi deciso di intervistarli, per conoscerli più da vicino.
Come e perché nasce il progetto I MAIALI?
I MAIALI nascono nell’autunno del 2016 dall’esigenza di poter ancora esprimere rabbia e provocazione nel contesto musicale contemporaneo. Un’esigenza che partiva direttamente dai nostri stomaci, un reale bisogno di sfogarsi che esprimiamo ancora oggi nella nostra musica e nei nostri testi.
Da dove deriva questo monicker?
Quando iniziammo ad affrontare il discorso nome, sentimmo la necessità di qualcosa di forte e diretto, senza fronzoli. Quando scegliemmo il nome I MAIALI ci sembrò poter calzare a pennello con ciò che avevamo in mente, un animale tanto bistrattato quanto abusato in ogni sua parte. Un simbolo di derisione e di offesa, ma di cui tutti sentiamo la necessità per le sue carni così buone e piene di grasso colante. Musicisti e scrittori, in tantissimi sono riusciti ad utilizzare il simbolo del maiale nella loro arte. Dai Black Sabbath a Orwell, da Golding ai Beatles, dai Nine Inch Nails a Charles Manson, solo per citarne alcuni. Quale miglior modo per celebrare la controcultura e il sentirsi non a pieno inseriti in un determinato stereotipo di società?
Qual è il vostro background?
Siamo arrivati a I MAIALI partendo da quattro strade diverse che avevano in comune l’amore per il rumore. Per due di noi si tratta della prima vera esperienza in una band di inediti, questo ci sta dando modo di crescere e creare tutto ciò che siamo insieme, lasciando che il nostro stomaco, il nostro istinto ci guidi nella nostra evoluzione.
Quali generi, musicisti, band e scrittori del passato hanno influenzato il vostro background?
Come detto siamo quattro entità eterogenee che si sono riunite per creare qualcosa che sia solo identificabile come I MAIALI. Ciò significa che le nostre fondamenta sono di diversa natura, sicuramente c’è una attitudine punk che si piega al rumore e ai gloriosi anni ’90, ma che vuole risultare moderno e al passo con i tempi. Citare band sarebbe davvero difficile e riduttivo perché abbiamo appreso le migliori lezioni dai contesti sopra citati, senza soffermarci troppo sulle singole accezioni.
Come vedete la scena rock underground romana e più in generale quella italiana, in questo momento storico?
La scena underground attuale, nonostante tutto, è più florida che mai. Numerosi collettivi si sbattono continuamente per portare in giro musica di un certo tipo e creare situazioni in cui ognuno è libero di esprimere la propria arte; ed è proprio durante queste serate che si accende la speranza ed insieme l’ottimismo, tra distorsioni, urla e pogo. Pubblico e artisti che si uniscono, rompendo la barriera che solitamente li divide, per combattere insieme contro una società che mira a far chiudere luoghi di cultura e aggregazione sociale. Però dal punto di vista musicale, non c’è un movimento giovanile forte, e soprattutto non è collegato alla musica “suonata”. I tempi sono cambiati, la rabbia e la ribellione vengono mostrate in modi diversi, quindi, anche se da un lato c’è speranza, dall’altro c’è una profonda preoccupazione; ma sarà solo il futuro a dirci se queste piccole fiamme potranno generare un incendio o se saranno destinate a spegnersi con un soffio.
Una volta, a Roma, c’erano il Circolo degli Artisti e diversi altri locali dove poter suonare. Oggi com’è la situazione per le live band?
Come accennato prima, i luoghi dove potersi esprimere sono sempre meno; è difficile riuscire a portare avanti la propria arte e molti locali preferiscono puntare ad un guadagno facile facendo suonare cover band. Inoltre esistono certe associazioni che fanno credere ai musicisti di aiutarli a fare live, ma li sfruttano soltanto. Destreggiarsi in un clima del genere non è rassicurante, ma non bisogna demordere: anche se fanno parte della minoranza, i luoghi dove potersi esprimere ci sono e vanno sostenuti.
Come nasce la vostra collaborazione con la Overdub Recordings?
Siamo stati contattati da Marcello Venditti, della Overdub Recordings, dopo aver registrato dei brani presso il Monolith Recording Studio di Phil Liar. I due si erano confrontati e avevano visto in noi qualcosa che li ha spinti a proporci questa collaborazione. Da quel momento abbiamo iniziato a lavorare insieme, spingendo il piede sull’acceleratore per portare il nostro progetto ad avere la personalità ed il sound che potete ascoltare nel disco.
Di cosa parla il vostro debut album CVLTO? Qual è il filo conduttore tra tutti i brani del disco?
Il nostro album lo abbiamo sempre interpretato come un viaggio che ci fa attraversare le zone più anguste dell’animo umano. Si parte dalla necessità di “avere” qualcosa di divino in grado di guidarci ed aiutarci, dalla necessità tutta umana di aggrapparsi a qualcosa di ultraterreno. Da qui, inizio del disco, ci si inizia a confrontare con esso. In Carne, esattamente a metà disco, avviene una presa di posizione che rende tutto più legato al sangue, alla terra, e da lì lo scontro avviene contro se stessi, abbandonando l’idea della presenza divina. Diciamo che si tratta di un cerchio che si va a chiudere con X; con la perenne sconfitta dell’essere umano, un viaggio che fa paura ma che andrebbe affrontato. Tutto ciò per una maggiore consapevolezza della propria esistenza.
Chi è l’autore dell’artwork? E chi si occupa dei testi?
L’artwork è stato completamente curato da Coito Negato, artista toscano che lavora spesso con la musica underground, e lui è riuscito a dare un’immagine perfetta, la migliore che potessimo mai aspettarci, all’idea che avevamo in mente. Gli abbiamo solamente dato degli input su ciò che desideravamo e lui è riuscito ad interpretarli e renderli reali sul nostro album. Vi consigliamo di seguirlo sui vari social perché merita davvero tantissimo, come artista, ma anche come uomo. Essendo una band che lavora realmente ad otto braccia ognuno può portare agli altri qualcosa che ha scritto e che possa essere attinente con la band. In CVLTO i testi sono stati scritti nella maggior parte dei casi da Francesco, il cantante, per poi essere lavorati e perfezionati insieme rendendoli un tutt’uno con la musica.
Nel corso degli anni, com’è cambiata la condizione dell’essere umano?
L’umanità continua ad abbandonarsi ai beni materiali o a falsi idoli per sentirsi vagamente appagata, senza considerare la “volatilità” di certi stati mentali. Si può notare che sempre più spesso ci si dimentica di ciò che realmente ci appartiene e rappresenta, ovvero la carne; quanto allo spirito, l’umano va a dedicarsi invece a qualcosa di superficiale che ci spacciano per imprescindibile e fondamentale. I vari cvlti che si stanno creando, non per forza strettamente legati alla religione ma anche semplicemente alla politica, vanno a puntare proprio sull’ignoranza di questo periodo storico, dove tutto passa talmente veloce da essersi ridotto ad un semplice click. In questo momento ci troviamo in un tunnel buio e non riusciamo a capire dove sia la fine. Ogni tanto la luce dell’arte, fortunatamente, si manifesta. Siamo speranzosi, per quel che ci riguarda.
Progetti per il futuro prossimo?
Siamo una macchina in continua evoluzione e stiamo continuando a comporre, scegliendo la strada secondo noi migliore per arrivare alla nascita di quello che sarà il nostro secondo album. Nel frattempo continuiamo a suonare live in giro per l’Italia, puntando anche a festival dove poterci confrontare con molte altre band e con un pubblico radicato nell’underground, facendo maturare le nostre ossa… e chissà, magari avremo l’occasione di fare qualche data anche fuori dal territorio.
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