Bear Of Bombay: recensione di Something Stranger

Bear Of Bombay

Something Stranger (EP)

Autoproduzione

5 febbraio 2021

genere: dreamwave, krautrock, synth dark

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

Something Stranger è l’EP di debutto di Lorenzo Parisini in arte Bear of Bombay, progetto solista del musicista e compositore milanese, autoprodotto ed anticipato dall’uscita dei singoli Night Tree e Something Stranger.

Già produttivo nel panorama underground italiano con diverse collaborazioni di rilievo ed importanti festival alle spalle, Lorenzo Parisini (la cui fisionomia ricorda lo Zach Galifianakis de Una Notte da Leoni) effettua un restyling al suo background compositivo con il progetto Bear of Bombay, nato come evoluzione degli Zivago.

Parisini concentra la scrittura della sua nuova creatura artistica in un coinvolgente tuffo nella macchina del tempo (come se fosse la somministrazione di una seconda dose di vaccino a distanza di più di trent’anni), nella scelta antiestetica di affrontare e comprendere il presente guardandosi indietro.

Atmosfere oniriche, leggere e malinconiche si mescolano a ritmiche elettriche stilose e glucosiche, nella retrospettiva strumentale di quella parabola barocca, edonista, variopinta, ridondante, estroversa e artificiale che ha contraddistinto, in ogni sua forma, la macro-epoca degli anni ’80 e ’90.

Cinque tracce in lingua inglese dal sound ispirato ai morbidi tappeti synth-wave vintage di stampo britannico, che profumano di carta da parati e palline di naftalina, con melodie beat disco metropolitane, catchy, agrodolci, pulsanti, contagiose e ballabili accompagnate dalla voce delicata e balsamica del polistrumentista meneghino: un ossimoro in musica (se pensiamo al titolo della release e al suo contenuto armonico) confezionato come un prodotto easy listening che si insinua tra le sequenze e i caratteri ereditari di quell’impronta genetica direttamente ascrivibile all’elettronica plastica degli anni Ottanta.

In bilico tra opulenza e minimalismo, tra visibile e invisibile, e senza spezzare il naturale sviluppo di quel sentimento neo-romantico, Bear Of Bombay intraprende un coast to coast lineare e sincrono tra la malinconica dream-pop dei Pet Shop Boys e le esotiche linee funky groove e R&B dei Tame Impala; sfiorando il potere evocativo, tormentato e ipnotico del Peter Murphy solista, la stilizzazione visionaria e sintetica dei Beatles di Hey Jude, le schitarrate luccicanti e diafane dell’elettro-rock dei Verve di Urban Hymns e le reminescenze lisergiche di psichedelia raga mescolate al deja-vu di un certo robotismo futurista kraftwerkiano e moroderiano.

Insomma, se avete nostalgia degli anni Ottanta e Novanta, se nutrite la voglia di proteggere quel pathos revivalista, come se fosse un vostro gemello siamese, e se perseguite il desiderio di ripercorrere quelle forti onde emotive che vi hanno travolto nella fase post adolescenziale (qualora foste attempati come il sottoscritto), allora Something Stranger è il disco che fa per voi.

https://bearofbombay.bandcamp.com/album/something-stranger

https://www.facebook.com/zivagoband/

Tracklist:

1. Night Tree

2. The Storm

3. Lazy Day

4. Follow You

5. Something Stranger

All songs by Bear of Bombay
Bear of Bombay : voice, guitars, synth, loops
Produced by LeLe Battista and Bear of Bombay
Recorded by LeLe Battista @Le Ombre Studio, Milan
Mixed by Kikko Ti
Mastering : Andrea De Bernardi @Eleven Mastering (tracks 1, 5), Gianni Peri (tracks 2, 3, 4)

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