Anna Calvi: Hunter – 31 agosto 2018

Anna Calvi

Hunter

Domino Records

31 agosto 2018

genere: rock noir

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La ricetta di oggi prevede la mescolazione di ingredienti piuttosto diversi tra loro, rispettando l’equilibrio dei loro sapori, per ottenere qualcosa di veramente buono. Se provassimo a mescolare la delicatezza, l’eleganza e le atmosfere di Lana Del Rey con la rabbia, la foga interpretativa e la vitalità di Alanis Morissette che cosa uscirebbe? Probabilmente Hunter, il terzo album in studio della cantante e autrice inglese (ma di origine italiana) Anna Calvi.

Al primo ascolto di Hunter, si nota subito un perfetto equilibrio tra gli strumenti che lo compongono. Nessuno di questi eccede, ognuno ha il suo spazio e lo rispetta a pieno e con grande disciplina, al fine di creare un’opera compatta e di forte identità. Ovviamente, non mancano virtuosismi e particolarità ma semplicemente hanno uno spazio e un tempo assegnato intelligentemente dentro l’album.

A caratterizzare il disco sono ritmiche e interpretazioni molto anni ’90 accompagnate da melodie malinconiche ed atmosfere soavi, che ricordano più una certa musica pop di fine anni 2000. La coralità degli strumenti finora da me decantata, inoltre, permette a questi di non sovrastarsi ma nemmeno di annullarsi uno con l’altro, consentendo ai musicisti di emergere come gruppo tra linee di basso corpose e chitarre distorte.

Uno dei brani che spiega meglio il concetto ed il valore di quest’opera è sicuramente Indies or Paradise, pezzo caratterizzato da un basso molto potente e da una chitarra che squarcia la canzone in un assolo “disperato”, conferendole un sapore unico. Anche a livello vocale si tratta di una canzone speciale, dove Anna Calvi alterna parti sussurrate o cantante con un filo di voce a melodie molto più nette e delineate.

Un altro capitolo interessante è Alpha, brano caratterizzato da percussioni potenti, per quanto un po’ ovattate, e da un cantato sofferente ed ansimante che lasciano spazio a un solo di chitarra tagliente nel finale. Quest’ultimo, è il primo di un mini-ciclo di brani, caratteristici nel loro genere, che continua con Chain e si conclude con Wish.

Inoltre, va messo un accento anche su Away, penultima traccia del disco composta solamente da un giro di chitarra acustica e dalla voce magistrale di Anna Calvi , che si accompagneranno fino a un minuto dalla fine dove entrerà una delicata tastiera a coronare la semplice atmosfera della canzone.

Al disco hanno preso parte musicisti del livello di Adrian Utley dei Portishead e Martin P. Casey dei Nick Cave and The Bad Seeds. Dal punto di vista lirico, la cantautrice britannica affronta una serie di argomenti molto diversi fra loro che hanno come filo conduttore un’assidua ricerca di risposte e di libertà. Anna Calvi vuole avventure, emozioni e felicità. E’ in lotta per trovare quest’ultima in mezzo alle brutture del mondo e della società, trattando la libertà, sia questa personale, sociale o sessuale, come un vero e proprio tramite per la realizzazione umana e spirituale.

Il disco si scaglia frontalmente contro le divisioni del gender e contro l’ostentazione di mascolinità e di femminilità che queste solitamente generano, rendendo ben più complicato un reale incontro tra le diversità. Questa viene messa particolarmente in luce nel testo di Chain dove la cantante ripete più volte la frase “I’ll be the girl, you’ll be the boy – I’ll be the boy, you’ll be the girl”, andando quindi a minimizzare e a rendere irrilevante la differenza tra i sessi.

Ci troviamo di fronte a un album molto interessante e in grado di suscitare emozioni diverse, vista la sua grande ricchezza e ricercatezza musicale e di testi, che ci permette di apprezzare tutte le facce dell’artista Anna Calvi rimanendo leggero ed orecchiabile.

Alberto Maccagno

* * *

Tracklist:

1. As a Man

2. Hunter

3. Don’t Break The Girl Out of my Boy

4. Indies or Paradise

5. Swimming Pool

6. Alpha

7. Chain

8. Wish

9. Away

10. Eden

Formazione:

Anna Calvi – voce, chitarra, sintetizzatori, basso, pianoforte, percussioni

Mally Harpaz – vibrafono, glockenspiel, percussioni, pianoforte

Alex Thomas – batteria, timpani, percussioni

Adrian Utley – sintetizzatori

Martyn Casey – basso.

Ming Vauze – basso, sintetizzatori, space station FX pedals

Gillian Rivers – viola, violino

Fiona Brice – violino; arrangiamento degli archi in “Wish”

Ellie Stanford – violino

Rachel Robson – viola

Vicky Matthews – violoncello

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