Pearl Jam: recensione di Gigaton – 27 marzo 2020

Pearl Jam

Gigaton

27 marzo 2020

Monkeywrench/Republic Records

genere: post-punk, synth, rock, folk rock, funk rock

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

A distanza di sette anni dalla pubblicazione di Lightning Bolt, il prossimo 27 marzo uscirà Gigaton, il nuovo album dei Pearl Jam, undicesimo per la precisione, edito per Monkeywrench/Republic Records ed anticipato dai singoli Dance Of The Clairvoyant e Superblood Wolfmoon.

Lo scioglimento di un ghiacciaio norvegese ed un cielo oscuro e minaccioso: questa è la premessa iconografica di Gigaton, il progetto di energia rinnovabile a tema ambientalista con il quale i Pearl Jam festeggiano i loro trent’anni di attività.

Ne è passata di acqua sotto i ponti di Seattle. L’età dell’innocenza grunge è oramai un lontano ricordo, eppure il permafrost musicale dei Pearl Jam continua a resistere al costante incombere dei cambiamenti climatici e all’inesorabile incedere del tempo.

Gigaton è un’opera discografica di lunga gestazione, contemporanea e contestualizzata, composta da dodici tracce visionarie dalle sonorità seventies, quasi sciamaniche, e con atmosfere intense e dilatate. Un disco che racchiude tutta l’evoluzione sociale e culturale degli ultimi cinquant’anni: dalla comfort zone delle chitarre pulite e secche del rock classico, passando attraverso contaminazioni acustiche folk e country, svisate funk, scariche post-punk/new wave e contagi groove radio-friendly.

Un insieme di stili ed effetti accomunati dallo stesso collante futurista, ovvero l’uso dell’elettronica. Ciò non significa, necessariamente, che si debba parlare di sperimentazione, ma semplicemente di maggiore spazio dedicato all’uso della tecnologia. Gigaton ricalca, in grandi linee, il percorso già intrapreso nei recenti lavori discografici, sebbene, stavolta, non ci sia una vera e propria hit trainante da lasciare ai posteri. Probabilmente, l’intento della band era esattamente quello, ossia puntare sulla forza di un suono unico e collettivo ma dalle forme cangianti.

Del resto, sappiamo che i Pearl Jam, durante la loro longeva carriera, hanno continuamente mutato pelle, cercando di non vivere di rendita con l’eredità grunge degli anni Novanta e facendo storcere il naso ai fan della prima ora. Col tempo, il quintetto americano ha deciso di scrollarsi di dosso ogni etichettatura e, quindi, di reinventarsi. Il tutto mescolando diverse soluzioni, attingendo dai suoni retrò, ma rimanendo, comunque, allacciato ad un sound che risultasse sempre attuale.

Vedder e compagni hanno evitato le facili scorciatoie scegliendo la strada più lunga, lontana dalle gabbie mentali e dalle etichette di genere. Un processo evolutivo incessante come il corso perpetuo di un fiume ed impercettibilmente vasto come un oceano. Il fiume ed il mare, indissolubilmente stretti nel loro flusso dinamico, come la vita e la morte.

Superata abbondantemente la soglia delle cinquanta primavere, i componenti dei Pearl Jam dimostrano, ulteriormente, una rinnovata saggezza, attraverso una visione chiaroveggente dell’essere umano e della società moderna. Troppo spesso tendiamo a dimenticare che passato, presente e futuro sono, inevitabilmente, dimensioni temporali connesse tra di loro, e che, sovente, il presente non è altro che un passato che ritorna, dove ogni domani è legato a ciò che è stato ieri.

Siamo passati, pertanto, dal fulmine di Lightning Bolt alle atmosfere profetiche di Gigaton: non basterà più l’amore ordinario e l’istinto di ululare alla luna, come vecchi lupi solitari, per superare gli inverni difficili e le tempeste che gravitano sopra le nostre teste, in un mondo costantemente accecato dal potere economico.

Gigaton è, dunque, un nuovo modo di guardare al presente, con occhi più maturi, nel quale l’impeto giovanile, già da parecchie stagioni, ha lasciato il passo alla pacatezza dell’esperienza, restando aggrappati, però, ad un àncora di speranza, nell’attesa di tornare, il prima possibile, a puntare i nostri cellulari verso la luna rossa e a cantare con una sola voce I’m Still Alive.

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Tracklist:

1. Who Ever Said

2. Superblood Wolfmoon

3. Dance Of The Clairvoyant

4. Quick Escape

5. Alright

6. Seven O’Clock

7. Never Destination

8. Take The Long Way

9. Buckle Up

10. Comes Then Goes

11. Retrograde

12. River Cross

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