Blaze Bayley: recensione di Circle Of Stone

Blaze Bayley

Circle Of Stone

Blaze Bayley Recordings

23 febbraio 2024

genere: heavy metal, NWOBHM

_______________

Recensione a cura di Marco Calvarese

Non so davvero da dove iniziare. Ho voluto dare una possibilità a Circle Of Stone, l’ultima fatica discografica di Blaze Bayley, quasi per caso, tanto per farmi un’idea, e invece sono ormai due settimane che non riesco ad ascoltare altro.

Un lavoro genuino e sincero, deciso come la chiusura di ciascun episodio di questo album: no “fade to black”, nessuna sbavatura, senza mezze misure. Un platter perfetto dalla prima all’ultima nota: intimo, profondo, riflessivo, quasi avviluppato su se stesso (probabilmente anche figlio delle vicissitudini personali dell’artista), ben prodotto e soprattutto così magistralmente arrangiato da saper trovare ad ogni episodio la chiave dell’anima.

Merito di una combo di musicisti raffinati ed affiatati e della voce così ricca di pathos del leader, ingiustamente noto come ex meteora degli Iron Maiden. E allora, quando non si trovano le parole, meglio lasciar parlare la musica, perché davvero le emozioni sgorgano dalle cuffie come un fiume carsico che trova la via per affiorare in superficie.

A volte, tali emozioni assumono la forma della carica resiliente, come nella opening track Mind Reader, in cui le chitarre sottolineano le note catturate dal vocalist, con folate magari un po’ verbose, ma tanto energetiche di AOR: da ascoltare in macchina a cento all’ora. Altre volte, invece, i sentimenti sono come lacrime nella pioggia: dalla maideniana Tears in Rain, in cui il riffing acido e conturbante prende il sopravvento, alla splendida Rage, che ti colpisce dritto al cuore e la cui durezza quasi thrash della chitarra ritmica sposa il tema della rabbia cieca e del disperato rimorso.

Finora Blaze mi ha riconciliato con la buona musica di una volta, quando la forma-canzone regnava indiscussa nelle strutture e nei concetti. Eppure, non ho ancora visto, né sentito niente: in un crescendo di emozioni tangibili, in cui sono ormai immerso, è tempo di incontro tra Maiden ed Helloween nella delicata ma irruenta The Year Beyond This Year, laddove melodia e velocità si abbracciano, strappandomi un sorriso compiaciuto.

A seguire, quasi a non volermi dare tregua, Blaze decide di descrivere esattamente come vorrei che i Maiden suonassero ancora: Ghost in The Bottle è il paradigma della cavalcata NWOBHM, dotata di un riff a presa rapida e di un ritmo travolgente da headbanging puro.

A questo punto ci sta la ballata, te l’aspetti, ma non dev’essere banale: rischierebbe di figurare come filler. Blaze e la sua band, invece, si superano con Broken Man, una melodia nordica dalle strofe lunghe e trascinate che si lascia sollevare da un arpeggio acustico, per poi esplodere quando viene accesa la corrente, mentre le chitarre creano un tappeto sonoro degno di far concorrenza agli slow di Bruce Dickinson.

Sono di nuovo senza parole ed ecco arrivare in mio soccorso l’interludio The Call Of The Ancestors, con la cornamusa che detta la melodia alla chitarra, per farmi riprendere fiato e stendere il doveroso red carpet alla titletrack.

In Circle Of Stone, alla profondità baritonale di Blaze, si mescola sapientemente la voce acuta prestata da Niklas Stalvind (cantante degli svedesi Wolf), mentre le due asce ci regalano un gioco di riff duro e tremolato quanto basta da farmi saltare sulla sedia ad ogni ascolto. Poi via senza indugio attraverso Absence, dove si crea un piacevole contrasto tra la melodia vocale e un riffing tiratissimo, fino alla incantevole A Day Of Reckoning, forse la traccia più intrigante dell’album.

Qui ci vuole più di un ascolto per cogliere appieno la profondità di un pezzo in cui, tra l’incedere di un ritmo quasi da bolero e le chitarre maideniane, si fa strada una delle più belle melodie vocali che abbia ascoltato negli ultimi mesi. Un episodio mai banale, che combina magistralmente arpeggi e palm muting e che avrebbe benissimo potuto chiudere l’opera in maniera maestosa. Fortunatamente, però, Blaze & Co. mi regalano altre due perle non da meno: la saxoniana e robusta The Path Of The Righteous Man e la closing track Until We Meet Again, un delicato arpeggio cantato a due voci con Tammy-Rae Bois e impreziosito dal violino di Anne Bakker.

Intendiamoci: se vi aspettate sperimentazioni, innovazione o l’album del secolo da Blaze Bayley, non solo siete fuori strada, ma probabilmente non appartenete neppure alla grande famiglia del sacro metallo. Diversamente, se semplicemente vi piace la buona musica e sapete ancora vibrare all’unisono con lei, Circle of Stone è il disco che fa per voi, perché è emozione su pentagramma. La rivelazione del 2024.

facebook/officialblazebayley

Tracklist:

1. Mind Reader 2. Tears in Rain 3. Rage 4. The Year Beyond This Year 5. Ghost in The Bottle 6. The Broken Man 7. The Call Of the Ancestors 8. Circle Of Stone 9. Absence 10. A Day of Reckoning 11. The Path of the Righteous Man 12. Until We Meet Again

Lineup:

Blaze Bayley – voce
Chris Appleton – chitarra
Luke Appleton – chitarra
Karl Schramm – basso
Martin McNee – batteria

© 2024, Fotografie ROCK. All rights reserved.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.