Tanks And Tears: recensione di Timewave

Tanks And Tears

Timewave

Swiss Dark Nights Records

1 marzo 2024

genere: darkwave, elettronica dark, synth-pop, EDM, trance-dance, death-disco

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

A distanza di ben sette anni dal primo full-lenght Aware, con in mezzo tutte le conseguenze causate dalla pandemia, la band darkwave toscana Tanks And Tears torna a riaccendere la sua macchina del tempo con la realizzazione del secondo album intitolato Timewave, edito per l’etichetta elvetica Swiss Dark Nights Records e anticipato dall’uscita dei singoli Darkside e Timewave.

Il collettivo originario di Prato, oggi composto da Matteo Cecchi al basso, voce e synth, Claudio Pinellini alla chitarra e synth, Lorenzo Cantini alle tastiere e Francesco Ciulli alla batteria, continua a modellare il proprio trademark compositivo, con rinnovata energia sia in termini di personalità che di idee stilistiche, proiettando la disillusione, la rassegnazione e le incertezze dell’oggi nelle decadenti inquietudini dell’algida wave albionica dei primi anni 80.

Se per Amy Winehouse l’amore era un “losing game”, per i Tanks And Tears la vita è una scommessa persa (“this life is a losing bet”); un enigma che la nostra follia rende terribile perché pretende di interpretarlo secondo la propria verità, per dirla alla Umberto Eco. Si insinua, pertanto, la sensazione di non riuscire più a distinguere la realtà dal sogno (“Is this real or am I dreaming?”), assieme alla prospettiva di galleggiare in bolle di cristallo dove i desideri cadono a terra come finti fiocchi di neve (“inside my crystal ball I can see all my desires, they are falling down like snow”), mentre gli incubi uccidono ogni fantasia. Bolle in cui sopravvive chi resiste alla tentazione di evadere: “vince chi non si illude”, scriveva Danilo Dolci nel suo libro Dio Delle Zecche.

Così, immergendosi nel perpetuo e imprevedibile flusso della vita, l’emotività tematica di Timewave si trascina in un vortice ipocondriaco di pessimismo esistenziale, assecondando il parossismo nichilista di visioni oniriche (“fog around, blurry vision”) e liriche angosciose, dove il canto profondo e glaciale di Matteo va ad amplificare il tono epico della release.

Solitudine e disperazione emergono, dunque, dagli angoli oscuri dell’anima, dall’inferno che portiamo dentro, dall’ansia cosciente di sentirsi intrappolati come mosche sulla ragnatela delle dipendenze (“I’m a fly in your spiderweb, I feel paralyzed in this evil deadly trap”), scivolando lungo i bordi consumati di una contemporaneità dove le esperienze individuali di ognuno di noi somigliano sempre più a trasposizioni di tragedie greche.

Ergendosi a raccordo evocativo tra passato analogico e presente-futuro digitalizzato, i Tanks And Tears ci riportano sul dancefloor-nostalgia degli anni 80, negli impulsi di un viaggio introspettivo e metafisico dall’incedere malinconico, morboso, ipnotico e carico di pathos. Nei nove episodi di Timewave, attraverso il ricamo sartoriale di suoni sintetici ed atmosfere plumbee e tenebrose, si susseguono pulsanti ritmiche dark-oriented di radice britannica (Cabaret Voltaire, New Order, Depeche Mode), fruibilità pop derivante da compulsivi beat disco hi-nrg (Nightmare, Darkside) e scoppiettanti sequenze death-disco di fattura Ministry e Nitzer Ebb, passando per batterie elettroniche neworderiane e un reticolo di luccicanti e ipnotiche melodie di estrazione The Cure.

Con questo nuovo spartito autorale, i Tanks And Tears provano a prendere consapevolezza del proprio tempo, nonostante i disegni contorti e imponderabili che spesso riserva il destino, cercando una zona di luce nel legame tridimensionale tra movimento, spazio e tempo, tra il prima, l’attesa e il dopo.

facebook/tanksandtears

Tracklist:

1. Intro 2. Timewave 3. Nightmare 4. Darkside 5. Crystal Ball 6. Haze Of Lies 7. Galaxies 8. Vampire Bite 9. S.O.F.T

Membri della band:

Matteo Cecchi al basso, voce e synth, Claudio Pinellini alla chitarra e synth, Lorenzo Cantini alle tastiere e Francesco Ciulli alla batteria

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