Bob Dylan: la recensione di Rough and Rowdy Ways

Bob Dylan

Rough and Rowdy Ways

Columbia Records

19 Giugno 2020

genere: folk, blues

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Recensione a cura di Chiara Profili

Rough and Rowdy Ways è il 39° album in studio di Bob Dylan, pubblicato il 19 giugno 2020 per la Columbia Records.

Dopo oltre sessant’anni di carriera, costellati da un premio Nobel, un Oscar, un Pulitzer, una Champions League e numerosi altri riconoscimenti, il fu Robert Allen Zimmerman non sembra volerne sapere di andare in pensione. E non perché non arrivi a ‘quota 100’.

Esistono numerosi modi di dire, in questi casi. Il primo ce lo regala Confucio e recita: “Scegli un lavoro che ami e non dovrai lavorare neppure un giorno in vita tua“. Allo stesso tempo, Mark Twain ci insegna che “Il lavoro consiste in qualsiasi cosa il corpo sia obbligato a fare, mentre il divertimento consiste in qualsiasi cosa che il corpo non sia obbligato a fare“.

Appare, quindi, evidente come la figura dell’artista attempato, che continua a pubblicare dischi a un’età in cui potrebbe dedicarsi al giardinaggio o all’antica arte del giuoco della briscola, non sia da ritenersi poi così bizzarra.

Se il motore che spinge il cantautore a seguitare nel fare musica non è alimentato da impegni discografici o da obblighi morali, ma piuttosto dalle motivazioni della sua anima, l’atto creativo non potrà certo essere considerato un lavoro, bensì un hobby, in questo caso estremamente remunerativo.

La palese differenza tra un mostro sacro come Bob Dylan e le starlette dei giorni nostri sta soprattutto in questo. Nel non aver altra ragion d’esistere se non quella dell’urgenza poietica dell’individuo.

Se a questa abnegazione verso il proprio lavoro, che come abbiamo visto non è altro che amore, aggiungiamo una buona dose di talento, e qui ci viene in aiuto Zola, affermando che “l’artista è nulla senza il talento, ma il talento è nulla senza il lavoro“, ecco che otteniamo la miscela perfetta per ottenere un album di livello, l’ennesimo da parte del Menestrello d’America.

Rough and Rowdy Ways è un disco composto da dieci tracce, per un totale di un’ora e dieci di folk, blues, poesia, sentimento e stile. Il vecchio Bob ci mostra, con l’uso moderato e sapiente della sua voce, nitide diapositive di vita vissuta, facendo leva su quella che è da sempre la sua forza, ovvero l’efficacia dei testi, che si appoggiano melodicamente sulla musica.

Le canzoni di questo LP sembrano aver affrontato un lungo cammino: sono partite dalla penna del Bob degli anni ’60, per poi arricchirsi nei decenni successivi con la musica degli stessi artisti che si sono ispirati a Dylan e, infine, ritornare a lui. Uno scambio di contaminazioni, fusioni, contagi (per usare un termine attuale), che mostrano come l’artista Dylan sia tutt’altro che chiuso in se stesso, come alcuni potranno pensare.

La solita dicotomia tra uomo e artista.

Tracklist:

1. I Contain Multitudes

2. False Prophet

3. My Own Version of You

4. I’ve Made Up My Mind to Give Myself to You

5. Black Rider

6. Goodbye Jimmy Reed

7. Mother of Muses

8. Crossing the Rubicon

9. Key West (Philosopher Pirate)

10. Murder Most Foul

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