Counting Crows
Butter Miracle, The Complete Sweets!
BMG
9 maggio 2025
genere: cantautorato rock, rock’n’roll, blues rock, rhythm’n’blues, AOR, piano-rock, classic rock americano
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Recensione a cura di Andrea Musumeci
A distanza di undici anni dalla pubblicazione di Somewhere Under Wonderland, e con quasi trentacinque anni di carriera alle spalle, i Counting Crows tornano sulle scene con il loro ottavo lavoro in studio intitolato Butter Miracle, The Complete Sweets!, espandendo l’EP del 2021 Butter Miracle, Suite One in un album completo.
Sopravvissuti alla centrifuga emotiva degli anni ’90, i Counting Crows continuano ad assecondare e rinnovare la loro natura calligrafica, trainati da un sound dinamico che fonde brit folk elettrificato e classic rock americano, uniti dalla vena scritturale del frontman Adam Duritz, con quel misto di potenza espressiva e fragilità timbrica dalle tonalità calde e malinconiche, che a volte si contorce nel tormento dei fantasmi del passato (“I am changing, but all the same things just come back to haunt me”) e a volte si fa docile e tenero.
Le nove canzoni di Butter Miracle, The Complete Sweets!, ci introducono in un affresco emozionale eclettico, ricco di sfumature e contaminazioni, che confluiscono nello spirito trascinante di un classic rock da stadio, perfetto per tutte le stagioni e generazioni: sane scosse di adrenalina, il jingle-jangle di chitarre sfrangiate dai ritmi pulsanti e sferzanti, che si raggomitolano poi su ballad mid-tempo rassicuranti e avvolgenti, attraversate da morbide venature soul.
Tutto ciò conferma come la band di San Francisco sia una delle poche realtà in grado di proporre ancora uno dei migliori prodotti di rock radiofonico in circolazione, con la solita genuinità e passione, sollecitando quel mix narrativo di personale, politico e sociale che sa essere tanto esuberante e sgargiante quanto intimo e riflessivo.
Sotto l’aspetto testuale, l’album accosta l’ordinario allo straordinario, il burro al miracolo, intrecciando spiritualità, dubbi esistenziali e un’inguaribile ricerca di speranza. Non offre risposte, ma pone domande che toccano corde universali: il senso della vita e l’abbandono, la caducità dell’esperienza umana, le ferite di gioventù che ci plasmano e la consapevolezza dolorosa che certe perdite sono irreversibili, ma anche il bisogno di rimettersi in gioco.
A dare corpo a questo universo, un intreccio di storie e dialoghi che si rincorrono, in un’esperienza che trabocca di voci intense e crude, refrain coinvolgenti e arrangiamenti trasognati, in cui riecheggia la sensibilità della letteratura americana contemporanea.
“Spaceman in Tulsa parla di metamorfosi, del modo in cui la musica distrugge ciò che eravamo e ci trasforma in qualcosa di nuovo. Parla di vite spezzate che diventano qualcosa di migliore”, spiega Adam Duritz, rievocando, in parte, il senso di Mr. Jones: ovvero quanto sia pericoloso il potere seduttivo della fama, soprattutto quella che arriva all’improvviso.
Butter Miracle, The Complete Sweets! può essere visto come una raccolta di racconti interconnessi, con testi che riflettono sulle diversità e le derive culturali dell’oggi, tra emarginazione sociale e perdita di umanità. Ogni canzone racconta, a cuore aperto e con pathos poetico, storie di lotta interiore e speranza (“if God is dead, why am I here? Did he leave a light on for me?”) e di quella perseveranza necessaria per sbloccarsi e superare le difficoltà (“she walks through Virginia through the rain, searching for something to ease the pain”).
Si affrontano temi comuni come la solitudine, la perdita dell’innocenza e i suoi traumi (“there are some of us get broken when we’re children, and you never get it back once that is gone, and I don’t know why”), insieme alle emozioni represse e alle complessità relazionali, a cui fa da contraltare un forte desiderio di riscatto: una redenzione che passa attraverso la musica, l’arte, i piccoli gesti e la memoria (“we are evolving from night to morning, and I wanna believe in something, spun out of darkness, somewhere under the Aurora”).
Insomma, non si sfidano più le badlands di Springsteen, ma piuttosto le crisi d’identità (ampiamente esplorate da José Saramago nei suoi romanzi Cecità e L’Uomo Duplicato) in un mondo in continuo cambiamento.
Butter Miracle, The Complete Sweets! è, in fondo, una celebrazione dell’energia euforica del rock’n’roll della vecchia scuola (“plug into the buzz and shake it ‘til it turns around, and you can’t stop feeling”), con richiami che spaziano da Van Morrison a Joe Cocker, da Tom Petty ai R.E.M., passando per la beatlesiana Under The Aurora e il riff incandescente alla AC/DC di Boxcars, fino al blues & roll di chitarre sporche, con quel tocco che rimanda a Big Star e The Who. Il tutto si alterna alla calda brezza malinconica delle piano-ballad dal sapore soul-seventies (Virginia Through The Rain) e al grintoso piano-boogie-rock alla Elton John, che riempie l’aria di vibrazioni calde e avvolgenti.
A chiudere il disco, l’anthemica Bobby And The Rat-Kings, tra echi del primo Springsteen, il blues sinuoso dei Rolling Stones e il rhythm’n’blues dinoccolato dei The Boomtown Rats.
Quella dei Counting Crows si conferma, dunque, una scrittura matura e prolifica, che non conosce flessioni, da cui affiorano tanto il bisogno di rievocare le molteplici tappe del proprio vissuto quanto la necessità di raccontare i cambiamenti di un mondo ormai troppo diverso e distante da come ce lo ricordavamo.
Per dirla alla Bruce Springsteen: solo chi è forte sopravvive. Ma la forza evocata dal Boss non è di tipo muscolare: è quella interiore, forse retorica ma profondamente autentica, che ciascuno può riscoprire dentro di sé per attraversare le stagioni emotive del dolore e della rinascita. Così, non resta che aggrapparsi a quelle poche certezze che la vita offre, e alla funzione lenitiva della musica, come una spalla su cui potersi appoggiare.
Tracklist:
01. With Love, From A-Z 02. Spaceman In Tulsa 03. Boxcars 04. Virginia Through The Rain 05. Under The Aurora 06. The Tall Grass 07. Elevator Boots 08. Angel of 14th Street 09. Bobby and the Rat-Kings
Membri della band:
Jim Bogios – batteria, percussioni, armonie vocali; David Bryson – chitarra, chitarra acustica, armonie vocali; Adam Duritz – voce solista, pianoforte, armonie vocali; Charlie Gillingham – tastiere, pianoforte, organo Hammond, mellotron, armonie vocali; David Immerglück – chitarra, pedal steel guitar, mandolino, voce, armonie vocali; Millard Powers – basso, armonie vocali; Dan Vickrey – chitarra, chitarra a 12 corde, armonie vocali
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