Cytotoxin: recensione di Biographyte

Cytotoxin

Biographyte

Unique Leader Records

11 aprile 2025

genere: technical death metal, brutal death, deathcore, groove-death

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Recensione a cura di Marco Calvarese

Come reagirebbe la mente umana di fronte a uno scenario apocalittico nucleare? Probabilmente, nell’immediato, ciascuno in modo differente, in preda al terrore e spinto dal mero istinto di sopravvivenza.

Poi, come accade sempre dopo un cambiamento devastante e repentino, avverrebbe una sorta di elaborazione che, attraverso un doloroso travaglio, ci porterebbe all’adattamento e a escogitare strumenti di sopravvivenza sofisticati e inimmaginabili, scivolando talvolta in momenti di comprensibile delirio e lucida follia.

Biographyte, quinto ed ultimo album dei brutali Cytotoxin, ha l’aria di percorrere questo scenario in tutte le sue fasi, a piedi nudi ma con una logora tuta protettiva (come suggerisce la cover del disco), e lo fa con la maestria tecnica propria della band tedesca.

Apro una parentesi: confesso di avere un rapporto molto complesso e contraddittorio con il death metal tecnico. Sono cresciuto con il thrash-death e il death metal old school, con un occhio di riguardo per le scuole svedesi, e amo dunque le forme più immediate e d’impatto. Però rimasi folgorato dagli esordi delle band più tecniche e, da diversi anni ormai, considero una storica band tech-death la mia preferita tra quelle ancora in attività.

Diciamo che la linea di demarcazione del mio gradimento è molto sottile, e difficilmente le nuove leve la rispettano, perché la tentazione di sconfinare nei preziosismi autoreferenziali sembra piuttosto forte. Tuttavia, negli ultimi anni ho selezionato diverse proposte interessanti, individuando band in grado di interpretare in modo personale i fondamentali di questo genere. Tra queste, i tedeschi Cytotoxin, scoperti durante il lockdown proprio grazie al loro penultimo album Nuklearth, un ottimo mix di tecnica e brutalità, sapientemente arrangiato e prodotto, con intriganti incursioni nel groove e nel deathcore.

In Biographyte non troveremo significativi cambi di direzione, né picchi creativi da strapparsi i capelli, ma si ha la sensazione di una crescente brutalità e, nel contempo, di una maggiore resa artistica, grazie alle onnipresenti corse furibonde sulle tastiere delle chitarre, e atmosferica, frutto del riffing fluido e corposo della ritmica, del ricorso ai synth e, non ultima, dell’intensità espressiva degli assoli.

Se la prima parte del platter contiene una vibrante anima deathcore mescolata con il più classico tech-death, poi il disco evolve e trova un approccio più groovy e diretto, come se volesse tradurre in note un percorso di elaborazione interiore, non so quanto volutamente. Questo non conferisce lo status di capolavoro all’album, ma ne rende l’ascolto sempre piacevole e mai piatto, e le tracce ben distinguibili (nota di non poco merito).

Hope Terminator, devastante opener e forse unico brano squisitamente tech-death nell’anima e nel riffing, apre il primo frame, quello più intriso di deathcore, seguito da Condemnesia e Behind Armored Doors, che aggiungono synth e campionamenti, potenziando l’effetto scenico infernale: ci muoviamo con passo pesante, respiro affannoso e filtrato, sullo sfondo di un paesaggio desertico, accompagnati dal cicaleccio irregolare di un contatore Geiger, tra edifici in rovina le cui porte cigolano, mosse dal vento tossico alle nostre spalle.

Ci sfiliamo la maschera e respiriamo a pieni polmoni (sia pure aria radioattiva) con la title-track, che segna un momento chiave nell’opera introducendo elementi thrash-groove che saranno poi ripresi e sviluppati nelle tracce finali. La svolta sonora non può non strapparmi un sorriso compiaciuto (insieme a tutte le mie vertebre cervicali), e l’assolo, tra l’altro stupendo e vagamente “Voggiano”, impreziosisce il tutto e ci dà la forza per affrontare la tempesta nucleare della seconda parte del disco, preannunciata dalla acustica Deadzone Desert.

Tempesta perfetta, se si pensa a The Everslave, a mio avviso paradigma della fusione di tutte le influenze dei Cytotoxin: tech-death, deathcore, groove, con alcuni effetti che definirei comodamente post-death e certi link di stampo thrash. Il tutto restituendo all’ascoltatore una confezione double face, capace di tenere insieme violenza e melodia. Eventless Horizon ne segue la scia, inserendosi nel solco dei brani insieme brutali, melodici ed espressivi, impreziosito com’è da un assolo disperato e da effetti claustrofobici e scary, chiudendo il secondo “atto” del disco, forse il più brutale e completo.

Perché poi questa tormenta di sabbia contaminata, tanto devastante quanto irregolare, sincopata, cangiante ma sempre sgargiante, plana, trasportata dal vento nucleare, verso lidi più groovy in Bulloverdozed e in Transition Of the Staring Dead, laddove diviene più definita la struttura sonora degli episodi e l’onda d’urto ancor più devastante.

La chiusura, dopo la frame “cinematografica” e drammatica Revelation, spetta a From Bitter Rivers, vero compendio di death metal tecnico che deve la sua forza evocativa al sontuoso lavoro delle chitarre, tra palm muting e virtuosi fraseggi, vero tratto distintivo di Biographyte.

Un’apocalisse nucleare angosciante e senza scampo è esplosa in Sassonia: rischia di travolgere tutto e tutti e non può non trovare pronti gli appassionati del death metal più tecnico. A patto di munirsi di maschera e tuta protettiva, naturalmente.

Tracklist:

01. Hope Terminator 02. Condemnesia 03. Behind Armored Doors 04. Biographyte 05. Deadzone Desert 06. The Everslave 07. Eventless Horizon 08. Bulloverdozed 09. Transition Of The Staring Dead 10. Revelation 11. From Bitter Rivers

Lineup:

Vitalis “V.T.” Kast – basso
Fabrice “Fonzo” Topfer – chitarra
Sebastian “Grimo” Grihm – voce
Jason Melidonie – chitarra
Maximilian Panzer – batteria

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