Country Feedback
Intermission
MiaCameretta Records
11 marzo 2022
genere: elettro-rock, synth-wave, jazz, elettronica, post-rock, psych folk, dub, brit rock, caraibica
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Recensione a cura di Andrea Musumeci
A distanza di due anni dall’esordio solista con Season Première, il polistrumentista laziale Country Feedback, pseudonimo di Antonio Tortorello, manda alle stampe il suo sophomore album intitolato Intermission, edito per MiaCameretta Records e anticipato dall’uscita dei singoli Enemy e Orson Welles.
Eraclito riteneva che la legge segreta del mondo risiedesse proprio nella stretta connessione dei contrari che, in quanto opposti, lottano fra di loro, ma al contempo non possono fare a meno l’uno dell’altro, dato che vivono solo l’uno in virtù dell’altro.
Tempi strani quelli che stiamo vivendo. Tempi in cui reale e virtuale, entrambi facenti parte della stessa funzione, si rincorrono e si intersecano su un piano bidimensionale perennemente in bilico. Senza uno dei due non esisterebbe l’altro. Così, oggi, la percezione della realtà si presenta sotto mentite spoglie, sottoforma d’illusione, come un’ombra che si modifica in base alle nostre inclinazioni anamorfiche, alle nostre caverne platoniche, al confronto con la disillusione dell’età e a come si è gradualmente adattata la sfera interpersonale in rapporto alla digitalizzazione, alle complicazioni generazionali e alla sospensione forzata del precedente concetto di normalità a causa della pandemia, con il conseguente e inevitabile auto-isolamento che ha relegato l’intera umanità all’interno di una stanza, trasformandoci tutti in hikikomori.
L’umanità come epicentro emotivo di questo nuovo disco (dedicato alla memoria del padre Angelo) a firma Country Feedback, dove ogni elemento cromatico sembra convergere (come quelle falene attratte dalle sorgenti di luce artificiale) all’interno di quella scritta bianca posta al centro della copertina dallo sfondo blu ceruleo e dal font vintage, come a voler evidenziare un’intersezione magnetica, un crocevia di trasmissioni epidermiche, di tonalità e suggestioni sonore dalle caratteristiche flessibili e sinergiche.
Una narrazione dinamica, vintage ed eterogenea in cui si mescolano e amalgamano, come fossero ingredienti che si aggiungono mano a mano, a seconda del grado di cottura, sonorità aderenti alla musica nera (jazz, dub, afrobeat e funk) e un background d’ispirazione fusion che guarda a Talking Heads, LCD Soundsystem e Peter Gabriel, così come a Kanye West, Kendrick Lamar e Gorillaz.
Così, le nove tracce di Intermission (di cui una strumentale, Reverse Engineering) prendono forma e sostanza attraverso tematiche che coinvolgono contenuti introspettivi e sentimentali, metafore, lotte coi propri demoni e vizi capitali (Enemy) e riflessioni sul potere dei media (Orson Welles): Antonio Tortorello, aka Country Feedback, servendosi della musica come fedele e onnipresente guida spirituale, quale riflesso speculare (Music Is A Mirror) per generare ed esternare emozioni, sfrutta questa nuova opportunità cantautorale per concentrarsi sulla natura dell’essere umano, nella corrispondenza osmotica e bipolare con se stesso, con i propri alter ego, con gli altri, con la terra che lo ospita e, contestualmente, con le trasformazioni della sua epoca.
Superata la soglia degli anta, il musicista frusinate Country Feedback (attivo nella scena laziale sin dagli anni ’90 con diversi progetti e fondatore dei 7 Training Days, band storica del territorio ciociaro), raggiunta ormai una piena maturità e una completa padronanza dei propri mezzi, continua ad alimentare quello che è il suo percorso creativo, costantemente impegnato alla ricerca di melodie armoniche e, al tempo stesso, vigile sullo sviluppo esponenziale delle risorse tecnologiche, quest’ultime sempre più invasive tra le maglie del tessuto sociale contemporaneo.
Una massa di individui che non sembra più in grado di distinguere verità e menzogna, incapace di proporre sia una programmazione a lungo termine sia proposte alternative alle logiche di un mercato sempre più focalizzato sui facili consensi. Un (eco)sistema sempre meno empatico, dominato dai pregiudizi, dalle convenzioni formali, dai vecchi retaggi e dal ritmo di un presente che, scevro da qualsiasi soluzione compromissoria, ci vede o troppo veloci o troppo lenti.
Country Feedback, col suo vocalismo da slacker dandy e con l’intento di radunare sotto lo stesso solco audiovisivo cultura europea e contaminazioni etniche, cerca di coniugare retrospettiva wave, brit pop, synth funk da dance hall (non eccessiva ma ballabile) e mondo afrobeat, quando guardando a certo intimismo folk dEUSiano, quando concedendosi frizzanti aperture esotico-caraibiche (Not Quite My Tempo).
Lo spartito di Intermission si impreziosisce di beat elettronici dal sapore West Coast (Enemy), atmosfere oniriche ed elettrificate, refrain accattivanti, ritmiche dissonanti (Orson Welles, Home), clap di coralità gospel, luminescenze post-rock e groove sincopati dall’anima funkadelica che riescono anche a smuovere l’anca intorpidita dalle basse temperature di stagione, con la sezione di fiati ad arricchire le composizioni (torna Giulio Bozzo con la sua tromba), fino a sfiorare lampi di psichedelia dub e, solo di striscio, le scorribande indie-rock dei primi Duemila.
Il tutto accompagnato da un insieme di citazioni cinematografico-letterarie: da Whiplash a L’Attimo Fuggente, da Matrix a The Shape of Things to Come (opera di fantascienza dello scrittore britannico HG Wells), da George Orwell a Noam Chomsky, da Orson Welles a Martin Luther King, fino alla pellicola cult Seven di David Fincher. A conferma di una scrittura stilisticamente multiforme e ulteriormente perfezionata e affinata, che fa da collante orchestrale e sinfonico tra i vari episodi della release.
Con questo nuovo capitolo discografico, senza il bisogno di stravolgere la propria visione autorale, Antonio Tortorello riesce a coordinare le mutevoli fragilità dell’anima, prendendo coscienza del proprio tempo, della lotta incessante che quotidianamente ci pone contro i nostri limiti, contro il nostro stesso io, condannandoci, di fatto, a ripetere certe azioni in eterno e nonostante ciò a resistere, come nel Mito di Sisifo di Camus.
Un viaggio introspettivo che sfuma nel caldo e avvolgente abbraccio delle malinconiche e struggenti note di sax, dove la fine del giorno volge alla sua quiete iniziale, alla sua crepuscolare tenerezza, per poi ricominciare daccapo, in un loop infinito e circolare.
Tracklist:
1. Orson Welles
2. Not Quite My Tempo
3. Enemy
4. Home
5. Music Is A Mirror
6. Nothing’s Really Changed
7. Borders
8. Reverse Engineering
9. The Shape Of Things To Come
Credits:
Antonio Tortorello: musica, testi, voce, basso, claps, tastiere, sintetizzatori, programmings, arrangiamenti, chitarra su Enemy e Not Quite My Tempo, artwork, design (con Lucia Scaccia e Jasmine Colarossi)
Costantino Mizzoni: chitarra elettrica, classica e acustica, cori su Not Quite My Tempo
Massimo Ceci: batteria, claps
Giulio Bozzo: tromba
Damiano Drogheo: sax tenore
Filippo Strang: chitarra su Nothing’s Really Changed
Lucia Scaccia: claps, spirito guida
Riccardo Cacciarella: claps, cori su Not Quite My Tempo
Alessandro Tomassi: claps, assistente di studio
Registrato, mixato e masterizzato da Filippo Strang presso VDSS Recording Studio
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