Deep Purple: recensione di Burn

Deep Purple

Burn

Purple Records/EMI

15 Febbraio 1974

genere: hard rock, blues

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Recensione a cura di Anna Tassello

Registrato nel novembre del 1973, Burn rappresentò una ventata d’aria fresca nel mondo del rock e dei Deep Purple, perché le canzoni contenute nel precedente Who Do We Think We Are risentirono delle insanabili tensioni interne tra Blackmore e Gillan, tali da portare alla dipartita di quest’ultimo e, in seguito, a quella del bassista Glover.

L’inedita coppia, composta dal bassista e cantante Hughes e dal giovane e sconosciuto David Coverdale, contribuì ad arricchire il repertorio di Blackmore, Paice e Lord con sonorità blues condite da flussi funk, che troveranno maggior spazio nel successivo Stormbringer.

La titletrack apre le danze con uno dei riff più spettacolari mai composti da Blackmore, dando vita, nella parte solistica, ad un duello superbo con il tastierista Jon Lord. La successiva Might Just Take Your Life stempera i ritmi, avendo come punto di forza la perfomance di Hughes, mentre la trascinante Lay Down, Stay Down mette in evidenza il potente e fantasioso drumming di Paice, in piena fusione con le ugole dei due cantanti.

Sail Away è il secondo capolavoro dell’album, basato inizialmente su un riff di synth, che lascia lo spazio ad un blues nel quale Coverdale e Hughes producono una prestazione eccelsa e, in aggiunta, un intenso guitar solo di Blackmore. Seguono, poi, i ritmi di You Fool No One, dove Paice dà sfogo del suo funambolismo mentre si danno battaglia le voci di Coverdale e Hughes.

What’s Goin’On Here è il brano meno coinvolgente del disco, un rock’n’roll senza particolari picchi emotivi, che introduce il focoso blues intitolato Mistreated, graziato dal cantato suggestivo e drammatico di Coverdale. La conclusiva “A” 200 è dettata da Lord, il quale si diverte a giocare con il suono glaciale delle tastiere, permettendone la coesione in un album, che, ad oltre quarantotto anni di distanza, suona fresco e vivace come pochi altri progetti.

Burn è, dunque, un lavoro che presenta una band felice di essersi rinnovata, dove tutte le componenti personali e musicali sembrano aver ritrovato la giusta collocazione.

Tracklist:

1. Burn
2. Might Just Take Your Life
3. Lay Down Stay Down
4. Sail Away
5. You Fool No One
6. What’s Goin’ On Here
7. Mistreated
8. “A” 200

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