Diego Potron: recensione di Ready To Go

Diego Potron

Ready To Go

Rivertale Production

2 maggio 2020

genere: folk, dark blues cantautorale, bossanova

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Recensione a cura di Andrea Macao

Quasi sulla falsariga del precedente Winter Session, il polistrumentista Diego Potron torna in studio, stavolta con il pianista Alessio Capatti, per produrre Ready To Go: un lavoro ben lontano dal classico compitino, andando ad esplorare gli ambiti più reconditi del folk, mantenendo comunque uno stile del tutto peculiare, frutto di una mai sopita ispirazione e di una ricercatezza quasi maniacale.

Il disco si mantiene su una base tipicamente folk, ma al suo interno è presente un largo spettro di influenze, che lo portano ad essere un lavoro da
promuovere a pieni voti. L’apertura è affidata alla cupa Diving Duck Blues, un misto di folk e blues inasprito da una sottile quanto presente chitarra e un cantato profondo che si mantiene su tonalità basse, insomma, un’intro insolita ma ben costruita.

Ma l’artista è ben lontano dal voler proporci un lavoro monotono ed è intenzionato a renderlo chiaro fin da subito: ecco quindi che la beatlesiana Get Out Your Voice, dalle sonorità spensierate e di quel pizzico di malinconia che ritroviamo in artisti del calibro Dave Matthews che rende questa seconda traccia una piccola perla, ci porta subito quella ventata di spensieratezza e leggerezza tipica di un pomeriggio di fine primavera; un contrasto con la opener, quindi, che si dimostra ben riuscito.

Con la terza It’s Preferable Not To Travel With A Dead Man, Potron ci riserva una meravigliosa intro dai toni stranianti, per poi sfociare in una melodia di matrice tribale e caraibica, complice l’innesto delle percussioni, mantenendo al tempo stesso un’atmosfera rilassata che regala piacevoli minuti all’ascoltatore.

La malinconia torna a fare da protagonista nella successiva Mooreland #2 (A Song About Lies), per poi unirsi alla solennità del ritornello, dopo un crescendo da brividi ad opera del pianoforte di Alessio Capatti, vero protagonista di questa ballad.

Mr. Choppy, invece, riconferma la validità del contrasto già compiuto tra i
primi due brani: tornano i toni sereni, ma stavolta la voce di Potron qui funge quasi da narratore, facendoci compiere un viaggio alla scoperta di questo signor Choppy in quella che potrebbe essere definita una canzone per bambini, riportando alla mente dei più attenti un certo Bob Dylan.

Dopo una prima metà assolutamente convincente, ecco che arriva uno degli episodi più ambiziosi dell’intero lavoro: è la volta di Stayin’ Alive, cover del celebre capolavoro firmato Bee Gees, riproposto in chiave folk, in un’atmosfera più cupa e riflessiva e decisamente lontana dall’originale. Potrebbe quasi definirsi un’atto di superbia, ma questa cover è sicuramente da annoverare tra le migliori e tra le più originali del brano in questione.

Il viaggio prosegue con The Last Heart Beat, pezzo dai delicatissimi arrangiamenti di chitarra, che vanno a fondersi con un proseguo in pieno stile bossa nova, risultando uno dei momenti più creativi e piacevoli di questo full
lenght. A seguire troviamo il fuoco scoppiettante come intro di This Time, che crea la visione perfetta del contesto in cui ci si potrebbe immaginare eseguito un brano del genere: una ballad dalle punte squisitamente folk, da condividere e da cantare in gruppo; la classica ballad folk da convivio insomma.

Come penultima traccia troviamo invece Two Brothers; anche in questo caso la chitarra funge da protagonista in una bellissima intro dai toni più riflessivi e chiusi, contornata da dei preziosi arrangiamenti che aggiungono finezza ad una ballad che già da sola si presenta carica di pathos.

L’epilogo di questo fantastico lavoro in
studio è affidato a While I Sleep My Bitch Plays Bo Diddley, brano che fin dai primi secondi ci porta in una dimensione spensierata e le cui melodie ci fanno volgere uno sguardo positivo al futuro, con degli innesti che vanno ancora una volta dal blues al caraibico, una chiusura perfetta per un disco che di sbavature ne presenta ben poche.

Infatti, se dal punto di vista artistico Diego Potron si dimostra pressochè inattaccabile, gli unici difetti li troviamo in sede di mixing: spesso, infatti, la voce risulta troppo alta rispetto a tutto il resto, andando a coprire dettagli che invece farebbe piacere sentire in maniera più marcata.

Tolto questo, Ready To Go è un disco tanto eclettico quanto godibile, in grado di raggiungere senza problemi le orecchie degli ascoltatori più selettivi, indice di grande credibilità del musicista in questione, che quindi può definirsi come non secondo a nessuno in termini di validità.

Formazione:

Diego Potron: tutti gli strumenti

Alessio Capatti: pianoforte

Tracklist:

1. Diving Duck Blues

2. Get Out Your Voice

3. It’s Preferable Not To Travel With A Dead Man

4. Mooreland #2 (A Song About Lies)

5. Mr. Choppy

6. Stayin’ Alive

7. The Last Heart Beat

8. This Time

9. Two Brothers

10. While I Sleep My Bitch Plays Bo Diddley

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