EUF: recensione di NBPR

EUF

NBPR

I Dischi del Minollo

3 maggio 2019

genere: post-rock strumentale, noise synth ambient, darkwave, atmospheric rock

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

Dopo tre EP autoprodotti, e più di 15 anni di attività alle spalle, il quintetto post-rock milanese EUF ha finalmente pubblicato il suo primo full-length intitolato NBPR (acronimo de Non Basta Più Rumore), edito il 3 maggio 2019 per I Dischi del Minollo.

C’è sempre stato un filo conduttore nostalgico e moderno, ancoràto al passato e proiettato nel futuro, tra musica post-rock, letteratura, poesia e arti visuali.

NBPR è l’approccio creativo ed eclettico che racchiude in sé questo multiforme binario narrativo, che si ramifica e si espande nei contorni concettuali e sfumati di un viaggio suggestivo, introspettivo, ricco di pathos ed interamente strumentale (eccezion fatta per Escape For Surrenders, con dei dialoghi in sottofondo tratti dal racconto Rashōmon), con richiami a realtà post-rock quali Threestepstotheocean, Northway, Long Faraway Noise, Mogwai e God Is An Astronaut.

Quella degli EUF è un’opera ariosa ed energica che dà ampio respiro alle melodie e profuma di struggente solitudine, allentando le maglie del rumore noise dei precedenti episodi discografici per dare spazio ad una sorta di caos calmo frammentato in partiture soniche sognanti, mutevoli e tutt’altro che ridondanti.

I cinque brani dell’album disegnano una imprevedibile parabola onirica e sperimentale che scava tra le rughe e i solchi malinconici del sottobosco post-rock, lasciandosi contaminare dalle atmosfere epiche e futuristiche dei suoni sintetici, libere di muoversi a tutto campo, al di là dei propri confini strutturali.

Il collettivo meneghino traccia, così, un percorso caleidoscopico, incantato, antivirale ed immaginifico fatto di landscapes reali ed utopistici e di orizzonti che sembrano infiniti, che si muove tra lunghe note elettroacustiche psichedeliche e ruvide distorsioni poggiate su tappeti vellutati di drum machine.

Gli EUF, alla luce di una scrittura arricchita da una percezione più contemplativa, resettano gli equilibri spezzati dello scenario odierno attraverso una rinnovata ed intensa carica emotiva, tra frenesia e intimismo, ed una forma espressiva che si riflette in bagliori elettrici, riff laceranti, riverberi quasi orientaleggianti ed evoluzioni ritmiche lente, travagliate, dilatate ed impetuose.

Non c’è alcuna via di fuga per chi si arrende, nessuna rinascita, come lasciano intendere le ultime due canzoni del disco. E non basta più il solo rumore indistinto ed ingombrante dei nostri tempi per dare conforto alla solitudine, per cancellare i suoni meccanici della provincia e per sentirsi al sicuro.

Membri della band:

Salvatore Agostino G. – chitarra, synth, programming

Federico Papagni – chitarra

Angelo Sagliocco – basso

Corrado Casoli – tastiere

Cristian Sagliocco – batteria, drum machine

Tracklist:

1. I’m Not WW

2. I Know You Want This

3. Burn You! Slow Idiot, Again

4. No Escape For Surrenders

5. A New Born

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