Guts
Nightmare Fuel
Vargheist Records
28 febbraio 2025
genere: death metal, grindcore, death and roll, stoner metal, doom metal
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Recensione a cura di Marco Calvarese
E chi diavolo sarebbero i Guts?
Scommetto che quasi tutti lo avete pensato prima di aprire questa recensione. Vi rispondo subito, così non potrete mai dirmi che non vi ho avvisato: la vostra futura death-metal band preferita, nonché the next big thing. E se mi sbaglierò, sarò disposto alla gogna.
Non farò il saputello, li ho scoperti per caso venti giorni fa, proprio grazie al loro album Nightmare Fuel. Ancora sbigottito per quello che avevo nelle cuffie, mi sono immediatamente informato sul loro conto: si tratta di una combo di cinque artisti finlandesi giunti al loro sophomore album.
L’esordio risale ad appena due anni fa, con il primo full length: sono andato subito a recuperarlo con rinnovata goduria e, benché già talento e ispirazione fossero tangibili, devo dire che l’evoluzione è palpabile. Se già allora certi tratti caratteristici del sound dei Guts apparivano già ben strutturati, oggi sembrano decisamente più affinati, a delineare meglio gli obiettivi del progetto.
Rispetto a Decay, infatti, certe tonalità industrial e alcuni richiami ai Sepultura dell’ultimo periodo di Max Cavalera vengono sfumati per spingersi ulteriormente a fondo, sia nella timbrica e negli accordi, sia nel mixaggio. È dunque nel mix tra stoner febbrile e vigorose venature grindcore che i Guts danno vita a un qualcosa che definire crudele sarebbe riduttivo. Se dovessi immaginare il suono che dall’inferno sale attraverso le viscere della terra, sono certo che si avvicinerebbe a quello di Nightmare Fuel.
Bassi pompati all’inverosimile, distorsioni estreme, compressioni azzerate, produzione sporca e cattiva che neppure nelle fornaci di Lucifero. Atmosfere opprimenti, sulfuree e vagamente ipnotiche (provate ad ascoltare il main riff di Echoes Of Desolation), ritmi per lo più cadenzati con rare accelerazioni, melodie le più disparate, attinte a piene mani al di fuori dei canoni del death-metal ma riconducibili al death’n’roll dalle più varie influenze.
Una morbosa miscela di Bolt Thrower, Six Feet Under e Kyuss (originale e decisamente sorprendente), che i Guts sono riusciti a maneggiare con robuste infusioni di crossover, aggiungendo sapore e qualità alle composizioni, ma senza snaturare nulla.
In questo disco potrete trovare tutto ciò che cercate in una proposta musicale: ritmi coinvolgenti, melodie immediate, sound inconfondibile, varietà nei brani, riff non banali e malignità a profusione.
Provate ad infilare le cuffie e ditemi se tutto questo non vi arriva dritto sotto il mento come un jab fin dalle prime note di Mortar. Ditemi cosa ne pensate di quel riff criminale e di quel growl abissale. Oppure dei ritmi tribe and rock di 571, davanti ai quali non si riesce proprio a star fermi e che sembrano nascere da appunti presi durante un viaggio a Stoccolma.
Potremmo invece soffermarci sul doom sepolcrale di Devoured By Insects, sulla maestria con cui scivola verso melodie quasi pop nel ritornello, ma senza perdere intensità, anzi guadagnando in effetto scary. Invece potreste stupirvi della predominanza di elementi grind in Ravenous Leech, dove però, paradossalmente, fa più bella mostra di sé la padronanza tecnica e armonica dei Guts.
E se con Viper si gode dei riff e dei cambi di tempo, è pur vero che si sente il bisogno di aria fresca, dopo tanta claustrofobia. Ecco allora che, quando state iniziando a pensare che è tutto bello e ben fatto, sì, ma alla lunga anche basta, i nostri nuovi eroi, da consumati registi, tirano fuori dal cilindro gli indispensabili cambi di scenario.
Già in Escapism fa capolino il crossover, con tanto di breakdown, dopodiché viene servita la pietanza (a mio gusto) più succulenta dell’intero platter, ovvero Vessel For Parasites, che si candida a brano del 2025. Un groove devastante, che si sviluppa tra palm muting, una melodia vocale che trapana i miei (pochi) neuroni e tanto di assolo ben fatto e breakdown finale. Da togliere il fiato.
Attraverso le bellissime Transient Eden e BNST ci si lascia di nuovo travolgere da ritmi death’n’roll, screziati di crossover, tutti da pogare, ma anche dagli assoli forse più belli e meglio arrangiati del repertorio, per arrivare alla traccia di chiusura, nonché title-track.
Nightmare Fuel é una perla difficile da definire, aperta da un breve arpeggio e costruita su un costante stop and go: soffocante e terrificante come precipitare nelle viscere della terra, mentre sull’orlo del dirupo una chitarra suona un riff vagamente slayeriano, maligno e sarcastico.
Ed io, mentre sprofondo nell’abisso, non posso non pensare che il suono infernale che da esso proviene porta il sigillo inconfondibile dei Guts: the “next death-metal big thing”. Scommettiamo?
Tracklist:
1. Mortar. 2. 571. 3. Devoured By Insects. 4. Ravenous Leech. 5. Viper. 6. Echoes of Desolation. 7. Escapism. 8. Vessel for Parasites. 9. Transient Eden. 10. BNST. 11. Nightmare Fuel.
Line-up:
Juha Kivimäki – voce
Iiro Hustovaara – chitarra
Jaakko Hentilä – chitarra
Mikko Saari – basso
Jani Kiiski – batteria
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