Kodaclips: recensione di Glances

Kodaclips

Glances

Overdub Recordings

23 settembre 2022

genere: shoegaze, post-rock, alt-rock, psichedelia noise, brit rock

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

Dopo aver accompagnato gli A Place To Bury Strangers nelle due date italiane, la band cesenate Kodaclips manda alle stampe il suo album d’esordio intitolato Glances, edito per Overdub Recordings e anticipato dall’uscita dei singoli Drowning Tree e Muffling.

Se il titolo del disco, come dichiarato dagli stessi componenti del gruppo, è una citazione tratta dal brano Don, Aman degli Slint, sotto l’aspetto tematico i Kodaclips hanno cercato di focalizzarsi sui mali che caratterizzano la società contemporanea (Cerbero) e sulle conseguenze emotive che coinvolgono le nostre esistenze, tra sfera personale e relazionale, tra incomprensioni e tormenti che spesso sfociano in derive paranoiche (“I’m afraid of losing touch, with the world around me, sooner or later I will lose my mind”), risvegliando i lati oscuri della nostra personalità, ma riuscendo, al tempo stesso e nonostante tutto, ad aggrapparsi a un vello magico di speranza, al silenzio di sguardi che si incrociano e brillano ancora di un antico romanticismo.

In attività dalla seconda metà del 2021 e provenienti da background differenti, i quattro musicisti – Alessandro Mazzoni alla voce e chitarra, Lorenzo Ricci alla chitarra, Sonny Sbrighi al basso e Francesco Casadei Lelli alla batteria – sono riusciti a cucire le rispettive esperienze stilistiche all’interno di otto tracce (tra cui la strumentale Chrysomallos) dal taglio prettamente alt-rock anni ’90, attraverso una stoffa autorale che, districandosi tra le larghe maglie e l’inclinazione retrò di quel marchio calligrafico, ruota intorno a trame eclettiche e umbratili, in un equilibrismo tra suggestioni elettrificate, luccicanti dilatazioni melodiche e atmosfere ombrose e disincantate.

Così, Glances, nel suo incedere velato di malinconia e filtrato da una postura timbrica, eterea e ovattata, che quasi timidamente sembra farsi largo dalle retrovie, oscilla tra rilassatezza e irruenza, rievocando l’estraniante ipersensibilità dei primi Radiohead (Temporary 7, Pacific) e alternando le sinistre iridescenze post-rock degli Slint a feedback distorsivi di matrice shoegaze (alla Slowdive e Ride), passando per un divertissement weird-british di sponda Blur (Muffling) e sprazzi di progressive rock alla Porcupine Tree (Longinus), fino a trascinarsi negli echi di risacca di quel grunge già proiettato nella sua fase post (Drowning Tree), insieme a quel visionario tocco alla Tears For Fears in versione noise (Not My Sound).

In questo primo take discografico, i Kodaclips puntano a una narrazione intensa e percettiva (seppur eccessivamente derivativa), densa di suoni che si dilatano e si restringono in base alla quantità di luce a cui sono esposti, mettendo in risalto tutte le sfumature cromatiche dell’iride sonoro e manifestandosi come mezzo e nesso tra osservatore e realtà percepita, come immagini destinate a infrangersi e dissolversi in una metafora ambivalente.

facebook/kodaclips

Membri della band:

Alessandro Mazzoni: voce e chitarra

Lorenzo Ricci: chitarra

Sonny Sbrighi: basso

Francesco Casadei Lelli: batteria

Tracklist:

1. Temporary 7

2. Pacific

3. Drowning Tree

4. Not My Sound

5. Cerbero

6. Muffling

8. Longinus

9. Chrysomallos

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