Letatlin: recensione di Seaside

Letatlin

Seaside

(R)esisto

21 ottobre 2022

genere: post-punk, western tex-mex, folk noir, elettronica, darkwave, disco-trance

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

A distanza di cinque anni dalla pubblicazione di Reaching For The Moonlight, la band capitolina Letatlin manda alle stampe il suo quinto album intitolato Seaside, edito per l’etichetta ferrarese (R)esisto e anticipato dall’uscita del singolo Don’t Wink At Me.

Con un ciclo di gestazione dilazionato nell’ultimo triennio, e a seguito di una progressiva evoluzione scritturale a favore di una crasi tra contaminazioni elettroniche mitteleuropee e certo esotismo folk d’oltreoceano, i Letatlin – duo che nasce a Roma alla fine degli anni ’90 dalla collaborazione dei polistrumentisti Marc Mal De Vivre e Hans Plasma (a cui più tardi si aggiungeranno Orsonero al basso e MF alla batteria) – si distaccano definitivamente dal cordone ombelicale del post-punk a tinte noise degli esordi per abbracciare un’ampiezza di landscapes sonori e temperature umorali dalle atmosfere cangianti.

Per mezzo di un sound itinerante e grazie a un repertorio di sgargianti pennellate di psichedelia folk-noir, i Letatlin – monicker che trae ispirazione dall’architetto avanguardista sovietico Vladimir Tatlin – si lasciano andare a un’interpretazione intensa, mistica e magnetica, delineando un affresco cantautorale intimo e teatrale, in cui tonalità calde e fredde si intrecciano fino a restituire un poliedrico arredo cromatico e una profondità di campo dai riflessi vintage, malinconici, decadenti e intriganti.

Seaside si materializza attraverso un mosaico eterogeneo e obliquo, raccolto in otto tracce dense di pathos e composto da tessere sonore dissonanti, ipnotiche, ombrose, elettrificate ed elettroacustiche; influenze che convivono nello stesso cluster sperimentale e si amalgamano all’interno di una nostalgica bolla psichedelica gothic-wave, ibridata a sua volta con manipolazioni robotiche aderenti alle frenesie ritmiche dei sintetizzatori e dilatata sui sentieri sterrati di quel folk tex-mex che rievoca la tensione scenica di vecchie pellicole western.

Un immaginario celluloidale fronte-mare dove si susseguono storie di località balneari, spiagge affollate degli anni ’60, deserti messicani, creature acquatiche e mitologiche e suggestioni di un passato remoto che, dopotutto, non sembra essere poi così lontano dai nostri giorni. Così, i Letatlin si focalizzano sul legame segreto che c’è tra lentezza e memoria e tra velocità e oblio (citando Milan Kundera), finendo per raffigurare il confronto impietoso tra chi ha fallito esponendosi troppo alla passione di certi slanci e chi invece non è mai riuscito nell’intento di staccarsi dal proprio suolo.

facebook/Letatlin

Membri della band:

Marc Mal De Vivre: voce, chitarre, synth

Hans Plasma: voce, chitarre, samples, synth

Tracklist:

1. La Mouche

2. Don’t Wink At Me

3. Seaside

4. Mexican Serenade

5. The Return Of The Yeti

6. Psych

7. Picnic In The Sun

8. A Body With Two Heads

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