Lik: recensione di Necro

Lik

Necro

Metal Blade

18 aprile 2025

genere: death metal, swedish death metal, thrash-death

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Recensione a cura di Marco Calvarese

Preparatevi, perché oggi andiamo a scuola: vi dimostrerò in maniera tangibile e inconfutabile che il 2025 è un anno di grazia per il metal e, in particolare, per il death-metal old school.
Anche i Lik, con il loro quarto album Necro, mettono in campo l’artiglieria pesante, e non c’è riparo che tenga di fronte al loro assalto.

Nel precedente Misanthropic Breed del 2020, il death svedese faceva sì irruzione, ma non era ancora onnipresente: mostrava, infatti, riff e sonorità mescolati con influenze Cannibal Corpse, con ritmi più sostenuti, il tutto diluito in una produzione più “alta” e vintage, con sovraesposizione dei tom. Visto alla luce del nuovo album, aveva le sembianze di un viaggio di ritorno in Scandinavia dalla Florida: un bellissimo viaggio in cui, man mano che il disco scorreva, si avvistavano più nitide le coste svedesi.

Oggi la direzione dei Lik si fa più consapevole: Necro è più un album “di terra” che “di mare”, in cui le radici svedesi appaiono salde e profonde, fino ad ergersi a protagoniste. Per quanto fedeli alla casa madre Metal Blade, il bilanciamento e l’artwork fanno un passo avanti notevole e l’intero songwriting si presenta più maturo e ricco nei tempi dettati dalla batteria, e quindi più corposo negli assoli di sapore thrash, ma meno stagnante sul true blast beat che dominava la scena nel precedente.

Virando verso certe cadenze, l’album acquista un aspetto più squisitamente melodico e rockeggiante, cosicché il sound tipico di Stoccolma dilaga e avvolge l’ascoltatore in un abbraccio morboso, piantando la sua bandiera nell’anima. Il tutto però senza appiattirsi, grazie alle incursioni in territorio thrash-gothenburghiano, con rimandi agli At The Gates sparsi in giro (War Prise, ricca di riff melodici e di cangianti scenari creati da una batteria in grande spolvero, ne rappresenta un fulgido esempio) ad insaporire ulteriormente la pietanza.

Ora, dopo cotanta premessa, mettete l’elmetto, fate scorte di beni di prima necessità e preparatevi ad affrontare un assedio sonoro, perché non vi sarà concesso quartiere dal momento stesso in cui premerete il tasto play. Già, perché la opening track Deceased annichilisce con il suo thrash-death steso su tappeto sonoro stoccolmiano e nessuno può restare impassibile.

Così come non si può non notare l’abilità scenografica di questi artisti, capaci di creare un sontuoso effetto scary nel frame che va dall’irresistibile death & roll di They (“they wait/they watch/they haunt/they kill” mi risuonerà in testa per mesi) al travolgente e tiratissimo splatter di Worms Inside. Capito l’antifona? Senza, poi, contare la qualità tecnica dell’ascolto: ho letteralmente perso la testa per lo slow sincopato di Morgue Rat, che ho studiato fin nei dettagli e che avrei adorato cantare, prima che anagrafe e tabacco mi mettessero fuori gioco.

Che dire della continua variazione di tempi e mood di Shred Into Pieces? Ha il solo difetto di essere troppo breve. E poi In Ruins, con quella struttura, quei ritmi danzerecci e cangianti, e quella chitarra così drammaticamente espressiva che mi manda letteralmente in trip. Non c’è tregua e mai ne vorresti: con Necro nelle casse, non c’è una caduta di stile, di tono o di creatività. E forse è paradossale che il trait d’union con la scuola di Goteborg si avverta più nitidamente in quella parte del disco che si apre con un episodio intitolato The Stockholm Massacre, così melodico e trascinante da farsi perdonare.

Fields Of Death sancisce questa saldatura con una perla di assolo incastonato su un riff doomeggiante che ne amplifica l’effetto malinconico, quasi disperato. È ovvio che non si può piacere a tutti e sono sicuro che perfino una band finora quasi perfetta come i Lik troverà i suoi detrattori. Eppure, per quanto derivativi li si possa considerare, nessuno potrà trovarli banali o prevedibili: altrimenti, com’è possibile spiegare una closing track squisitamente doom come Rotten Inferno? Non credo che qualcuno avrebbe potuto rendere meglio su pentagramma il senso del titolo o, se preferite, attribuire un titolo migliore a un ardente crogiolo sonoro come questo.

È suonata la campanella: i Lik hanno terminato la loro lezione di musica, ma sono docenti che la spiegano così bene che non si vede l’ora di sbobinarla e ascoltarla di nuovo. Questi ragazzi, finora, non hanno sbagliato un colpo e proprio con Necro, a mio avviso, hanno toccato la piena maturità. Un lavoro eccelso che si aggiunge al già generoso raccolto di sano e vecchio death metal di quest’annata, e lo fa da protagonista. Sarà difficile trovare qualcosa di più marcio e devastante in circolazione. Prendete appunti: semplicemente imperdibili.

facebook/likband

Tracklist:

01. Deceased 02. War Praise 03. They 04. Worms Inside 05. Morgue Rat 06. Shred Into Pieces 07. In Ruins 08. The Stockholm Massacre 09. Fields Of Death 10. Rotten Inferno

Line-up:

Tomas Åkvik – voce, chitarra
Niklas “Nille” Sandin – chitarra
Joakim Antman – basso
Chris Barkensjö – batteria

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