Metallica: Metallica

12 agosto 1991.
I Metallica pubblicano l’eponimo disco, meglio conosciuto come Black Album, il quinto della loro carriera discografica.

Per molti fu l’apice del loro successo commerciale, e allo stesso tempo l’inizio del declino musicale per gran parte dei loro fan della vecchia guardia.

Il 1991 fu l’anno dell’inizio di una nuova guerra petrolifera che andrà sotto il nome di Guerra del Golfo, contro l’Iraq di Saddam Hussein; l’URSS cessò di esistere e fu divisa in una confederazione di stati indipendenti; Slovenia e Croazia ottennero l’indipendenza dalla Jugoslavia a seguito di una vera e propria guerra civile, mentre la secessione economica distrusse il sogno americano del benessere, maturato dal dopoguerra fino al decennio ’80, causando disoccupazione e allargando sempre di più la forbice tra il ceto sociale benestante e tutti gli altri.

Tornarono, dunque, minacciosi i temi della disoccupazione e dell’incertezza economica.

In questo clima di nuova instabilità, economica, e di conseguenza anche sociale, trovò terreno fertile la crescita e lo sviluppo della moda grunge, tema oramai più che inflazionato.

Da lì a poco sarebbe uscito Nevermind dei Nirvana: la nuova linfa vitale che il mondo del rock stava aspettando. Cos’altro avrebbe potuto raccontare ed aggiungere il genere metal degli ’80?

La musica grunge, o Seattle Sound, cancellò le illusioni degli anni ’80: furono sufficienti pochi riff orecchiabili provenienti da Aberdeen, quella che sta negli Stati Uniti, a Washington, per spazzare via in una sola notte tutta l’insincerità degli anni ’80.

La triste ironia è che all’inizio la distinzione tra grunge e metal non era assolutamente chiara: la maggior parte dei metallari considerava i Nirvana, così come i Soundgarden, gli Alice In Chains e i Pearl Jam, proprio come fossero gruppi metal, probabilmente perché l’unica musica più famosa proveniente da Seattle, fino a quel momento, era quella dei Queensryche.

Quella nuova scena musicale fu, di conseguenza, l’epitaffio dell’hair metal ed in un certo qual modo del thrash metal classico.

L’heavy metal, invece, negli anni ’90, per sopravvivere, prese diverse strade, tra cui la contaminazione tra diversi sottogeneri eterogenei.

Che poi, fu quello che avvenne tra diverse aziende pubbliche e private: la fusione.

Si stava chiudendo l’epopea delle rockstar, per far spazio all’epoca dell’omologazione, l’epoca del “siamo tutti uguali”, musicisti e fan.

Tante band new wave e metal, negli anni ’80, hanno affrontato tematiche legate all’angoscia esistenziale, alla perdita dei valori etici e religiosi, e alla perdita di identità dell’essere umano, normalmente a causa dell’incomprensione del mondo e della società ostile.

Diciamo che il grunge, di suo, in merito a questo argomento, ha inventato ben poco, al massimo ha amplificato quel concetto di nichilismo, già presente nel decennio precedente, con una prospettiva meno ribelle, ma più tendente al malessere della rassegnazione, all’autodistruzione.

Basti pensare al triste epilogo di alcuni dei massimi esponenti del grunge.

I Metallica, nel 1991, dedicarono un monumento sonoro a questo tema, proprio grazie al Black Album, avvalendosi della produzione di alta qualità di Bob Rock, altro Re Mida dei produttori discografici.

Già dall’artwork (outfit monocromatico di color nero, antitetico al concept grafico del White Album dei Beatles ) si può intuire l’ispirazione oscura, cupa e funebre della band californiana, mentre in controluce si possono vedere il logo della band, in alto a sinistra, ed il serpente della bandiera di Gadsden in basso a destra.

La bandiera di Gadsden ritrae non solo il serpente a sonagli, ma anche la scritta Don’t Tread On Me, che non a caso è anche una canzone presente nel Black Album.

Le tre spire del serpente attorcigliato su sé stesso, viste allo specchio, formano il 666, numero biblico dell’Anticristo.

Del resto, James Hetfield non ha mai nascosto la sua avversione nei confronti della religione, tant’è che invita i suoi fan a non ascoltare le menzogne scoraggianti del Dio che ha fallito nel brano The God That Failed.

A metà degli anni ’90, tutte le band metallare, che avevano avuto successo negli anni ’80, finirono per smetallizzarsi, cioè modificarono la loro identità, adeguandola alla nuova moda, o business, dei Novanta.

Adeguarsi era l’unico modo per salvarsi dall’estinzione, per non fare la fine dei tirannosauri e soprattutto per continuare a fare soldi.

Eppure non fu un cambiamento semplice, tant’è che la maggior parte delle band metal degli ’80 sparirono definitivamente. Non era semplice cambiare pelle completamente.

Negli anni ’90, in un’intervista Lars Ulrich dichiarò: “I Metallica non sono mai stati metal, anzi, il sogno della band era quello di vedere il metal esplodere dall’interno”.

Personalmente, non ho mai0 capito cosa volesse dire Lars con quelle parole, ma sta di fatto che snaturare eccessivamente un genere artistico e schematico come il metal, non può che portarti a fare altro, come disse una volta Ian Paice, storico batterista dei Deep Purple.

I Metallica furono uno dei pochi gruppi metal degli anni ’80 a ottenere una certa credibilità.

Poi, a metà degli anni ’90, si sono completamente trasformati: non erano più la macchina da guerra che avevamo conosciuto nel decennio precedente, ma si erano trasformati in una macchina da soldi, conquistando di conseguenza un bacino di utenti più vasto.

Potremmo definirli gli U2 dell’heavy metal.

Da band estrema e apparentemente priva di umorismo, sono arrivati a portare l’heavy metal nelle case di tutti, a prescindere dal ceto sociale, a conquistare dischi d’oro a ripetizione e a tenere concerti sold out ovunque.

Comunque, nonostante tutto, Black Album è un disco dal suono pesante, decadente, cupo e oscuro, cadenzato da ritmiche mid-tempo che scandiscono maggiormente quel sentimento di sofferenza e precarietà.

È un album che racchiude una serie di riff e ritornelli più orecchiabili e facilmente memorizzabili rispetto al passato, come nei brani Enter Sandman, Sad But True e Wherever I May Roam, e contiene due power ballad pop metal: la romantica Nothing Else Matters e la piu strutturata The Unforgiven.

Il Black Album è il disco del megasuccesso, l’heavy metal per tutti, un pò quello che accadde ai Def Leppard quando pubblicarono l’album Hysteria.

Tutto questo pensiero può sembrare una sentenza, una mannaia sulla testa dei Metallica, ma non è affatto così.

Semmai va specificato che: se da una parte, come già spiegato sopra, si sono adeguati alla nuova domanda del mercato per non finire nel dimenticatoio, come accadde ad altre band famose, dall’altra c’è da considerare il fisiologico percorso di crescita di ogni singolo componente della band.

Alla fine, dovettero adeguarsi anche gli Anthrax, nel 1993, con Sound of White Noise ed i Megadeth dell’acerrimo nemico Dave Mustaine, nel 1992, con Countdown to Extinction, album decisamente più morbidi ed influenzati proprio dal Black Album dei Metallica e dal nuovo modo di fare heavy metal.

Del resto, una band come i Metallica, che ha all’attivo un decennio di successi, può anche decidere unilateralmente di cambiare direzione, che piaccia o meno, fino a raggiungere sonorità hard rock-country sempre più pop, per la gioia dei fan di vecchia data.

Eraclito di Efeso disse: “Nessun

uomo entra mai due volte nello

stesso fiume,

perché il fiume non è mai lo stesso,

ed egli non è lo stesso uomo”.

L’unica certezza in questo mondo è il cambiamento continuo: un pò come dire, chi si ferma è perduto.

Una volta chiesi ad un amico: “Che ne pensi del ‘Black Album’ dei Metallica?”

Lui mi rispose: “Non ascolto musica pop”.

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