13 dicembre 1975.
Patti Smith pubblica il debut album ‘Horses’.
Sacerdotessa del rock di Chicago, poetessa, sciamana selvaggia, molte sono le etichette con le quali, nel corso degli anni, hanno provato a definirla.
Ma Patti Smith è Patti Smith.
Straordinaria autrice e interprete, una delle figure femminili più carismatiche e dirompenti della storia della musica dalla fine degli anni Sessanta a oggi, che continua a rinnovarsi anche attraverso la scrittura, e a catturare anche le generazione più giovani con l’intensità visionaria della forza che emana.
‘Horses’ è il meno elettrico dei suoi dischi degli anni ’70, convulso, originale, punk, è un disco unico.
Segna l’ingresso di un nuovo linguaggio musicale, ancora oggi di un’attualità sorprendente, sebbene ‘i tempi siano cambiati’, che ha influenzato e ispirato molti musicisti, come l’allora giovane Michael Stipe, futuro leader dei R.E.M.
Da ‘Gloria’, cover del brano di Van Morrison, che apre il disco, a ‘Redondo Beach’, dal ritmo reggae, nato dopo una violenta lite con la sorella, ai lunghi 9 minuti di ‘Birdland’, suite di piano, voce e chitarra.
Di sicuro, ‘Horses’ rappresenta un vero e proprio spartiacque nel modo della musica rock, che traghetta, dal passato al futuro, nuove sonorità ed emozioni indelebili.
Disco imprescindibile.
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