Shotgun Sawyer: recensione di Shotgun Sawyer

Shotgun Sawyer

Shotgun Sawyer

Ripple Music

6 dicembre 2024

genere: heavy blues, boogie rock, funk blues, garage blues, psych, southern, blues & roll, fuzz, doom, desert blues, armonica blues

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

A distanza di cinque anni dalla pubblicazione di Bury The Hatchet, la band californiana Shotgun Sawyer torna in scena con una rinnovata maturità espressiva, che si fonde a una passionale onestà esecutiva: elementi che confluiscono all’interno del nuovo album omonimo, edito per Ripple Music.

In questo terzo capitolo discografico, con ambizione stilistica meno stoner-oriented rispetto ai precedenti lavori e un artwork di copertina che rimanda ai colori nero e viola di Master Of Reality dei Black Sabbath, gli Shotgun Sawyer rispondono al richiamo ferale del delta-garage-blues, aggrappandosi con anima e corpo a quel filo elettrificato che unisce il Mississippi a Chicago, così da ampliare il loro bouquet compositivo e dare forma al proprio sfogo intimista.

Perfettamente calati in quel mix di sofferenza spirituale e profana carnalità, indispensabile alla sopravvivenza del fuoco sciamanico del demone blues, il trio di Auburn (Dylan Jarman chitarra e voce, Brett Sanders al basso e David Lee alla batteria) continua ad alimentare e scaldare il proprio mantra scritturale, ad affinare e perfezionare sound e tematiche, combinando ruvidezza ritmica e profondità introspettiva.

Sotto l’aspetto tematico, secondo quanto dichiarato da Dylan Jarman, “Shotgun Sawyer è il culmine di ogni dura lezione appresa nei primi cinque anni della band. Questi brani sono stati scritti durante il lockdown, periodo di sconvolgimento emotivo e musicale per il gruppo e per me. Ho scoperto di avere l’ADHD (disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività) e ho iniziato un lungo viaggio di perdono per i miei fallimenti personali e di ricostruzione dei rapporti con le persone care che avevo allontanato”.

Shotgun Sawyer è una raccolta di esperienze personali, un viaggio incentrato sulle conseguenze dovute alla pandemia e al successivo post covid, come sintesi di un percorso di ricostruzione emotiva che mette insieme fallimento e voglia di riscatto.

Seguendo la bussola sentimentale e pulsante del revival, i nove brani della release vanno a scavare nei solchi pluriconsumati del blues, spaziando dall’amperaggio del rock’n’roll a distorsioni garage blues: un crossover artigianale in cui psichedelia fuzz-doom e riff granitici di stampo Black Sabbath (Master Nasty) si mescolano all’hard blues acido di Led Zeppelin, Cream, Creedence Clearwater Revival e Cactus (Cock N’ Bull, Isildur’s Bane), mentre contagiose galoppate groove’n’roll (Bye Bye Baby Boogie, Hopeless), frenano il loro impeto nei ritmi lenti e barcollanti di un classico slide blues alla Muddy Waters (The Sky Is Crying). Il tutto passando per la malinconia sognante dell’armonica blues, la passione liberatoria di assoli incendiari e la densità terrosa del desert rock west-coastiano.

Shotgun Sawyer è dunque un sincero atto celebrativo nei confronti del periodo d’oro del blues e dell’hard-rock, nonché testimonianza anacronistica di quella preziosa semenza che va dagli anni 50 agli anni 70. Gli Shotgun Sawyer, seppur involontariamente, ci rammentano, qualora ce ne fossimo dimenticati, da dove ha avuto origine la musica rock, e quanto sia ancora solido il genere blues: incrollabile come i ponti costruiti dagli antichi romani. Mentre a crollare, invece, sono i cosiddetti ponti moderni.

facebook/ShotgunSawyer

Tracklist:

1. Cock N’ Bull 2. Bye Bye Baby Boogie 3. The Sky Is Crying 4. Isildur’s Bane 5. Master Nasty 6. Hopeless 7. Going Down 8. Tired 9. That’s How It Goes

Membri della band:

Dylan Jarman: chitarra e voce

Brett Sanders: basso

David Lee: batteria

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