Squeamish Factory: recensione di Plastic Shadow Glory

Squeamish Factory

Plastic Shadow Glory

Overdub Recordings

13 novembre 2020

genere: grunge, alternative rock, post grunge, punk wave, post-punk

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

C’è tanta solitudine e amaro in bocca nell’antico pianto dell’epoca d’oro del grunge, come se uno specchio potesse catturare e custodire per sempre il riflesso e l’impronta malinconica di quell’inflanellato spaccato sonoro che ha sconvolto un’intera generazione.

Da quella trincea di sopravvivenza emotiva, e a distanza di quattro anni dal debutto discografico omonimo, arrivano le note di Plastic Shadow Glory, il nuovo album del collettivo campano Squeamish Factory, pubblicato il 13 novembre per Overdub Recordings e registrato presso i Monolith Recording Studio.

Plastic Shadow Glory è la retrospettiva musicale ed estetica con cui gli Squeamish Factory ci raccontano la vita come fabbrica di storie che generano altre storie e quale fabbrica del proprio pensiero creativo, che nasce dall’esigenza di prendere le distanze dalle regole e dalle convenzioni contemporanee sempre più strette, così come fu per Gianluca Grignani già negli anni Novanta, ne La Fabbrica di Plastica.

Le nove tracce inedite della release tratteggiano un ponte immaginifico e concettuale che mette in relazione il dualismo atavico tra razionale e creatività, tra il mondo intimo ed inquieto degli esseri umani e la realtà circostante, facendosi metafora di un’identità sociale rimasta intrappolata nel sistema globale di mercificazione, vittima e carnefice del suo stesso ingranaggio.

Dal punto di vista strumentale, Plastic Shadow Glory si permea di materia che ribolle di carica dissonante, fatta di progressioni chitarristiche, alternando trazioni ritmiche serrate, scenari psichedelici e soul, interludi mistici post-rock (Conscription, Mirrorhaze) ed alternanze d’intensità, sprigionando forze liberatorie, ruvide e melodiche al tempo stesso, che vanno a rivisitare quel fervore alternative rock, tormentato e sfavillante, ergendosi ad ultimo baluardo difensivo di quello scrigno emozionale, come profeti abbandonati in mezzo al deserto della modernità.

Un saliscendi di suoni decadenti, ipnotici, malinconici, taglienti, spigolosi, sporchi e viscerali fino al midollo, rapidamente riconducibili ad intelaiature soniche di derivazione punk e post grunge, al cui interno le atmosfere sulfuree e sintetiche dei bassi pulsanti e rotondi della darkwave e del post punk (Burn, Leading Shadows) si mescolano alle sfocate ombre poetiche e alle sterzate ansiogene dell’ossatura grunge primordiale (Humandrome, Deliverance, Suspended, Snuffshell, Keep Silent), rispolverando riff e refrain di memoria Queens Of The Stone Age, Nirvana, Stone Temple Pilots, Placebo e Deftones.

Gli Squeamish Factory riassumono, così, la potenza speculare e simmetrica dell’altro e dello stesso, che sia di rifrazione filosofica nietzschiana o narcisista, perennemente in bilico tra verità tragica e desiderio dell’illusione, ovvero la paura di rivelarsi a se stessi come Uno, Nessuno e Centomila pirandelliano, nella contemplazione silenziosa e travagliata dei nostri piccoli dolori quotidiani di cui, nostro malgrado, non possiamo fare a meno, e nella mistificazione di un orizzonte futuro che, nonostante le nostre utopiche promesse, rimane impantanato nelle sabbie mobili del passato-presente.

Membri della band:

Biagio Izzo: Chitarra/Voce/Synth

Antonio Marotta: Chitarra/Synth

Mario Pagnozzi: Basso

Giulio Amoriello: Batteria

Credits:

Produced, mixed & mastered by Filippo Buono at Monolith Recording Studio
Studio assistant: Mario Possemato
Engineered at Monolith Recording Studio

Tracklist:

1. Humandrome

2. Suspended

3. Leading Shadows

4. Snuffshell

5. Burn

6. Deliverance

7. Mirror Haze

8. Keep Silent

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