The Killers: recensione di Imploding The Mirage

The Killers

Imploding The Mirage

Island Records

21 agosto 2020

genere: synth rock, rock pop

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

Lo scorso 21 agosto è uscito, per Island Records, Imploding The Mirage, il sesto full-length degli statunitensi The Killers, il primo senza il chitarrista fondatore Dave Keuning.

Le parti di chitarra sono state incise dal bassista Mark Stoermer, dal produttore Jonathan Rado e da vari musicisti ospiti tra cui Lindsey Buckingham (ex Fleetwood Mac) e Weyes Blood.

Sulle scene mainstream da oltre quindici anni, forti di singoli divenuti dei veri e propri classici del rock degli anni Duemila (Mr Brightside, Human e Somebody Told Me) e di un’impronta al songwriting ormai riconoscibile, i The Killers di Brendan Flowers proseguono il loro percorso discografico (a tre anni di distanza dal precedente Wonderful Wonderful) su quella linea compositiva leggera, immediata e radiofonica (catchy, come direbbero gli anglofoni) fatta di sonorità synth pop retrò eighties, poggiandosi con più enfasi sull’estetica virtuosa e patinata di quei pomposi e maestosi suoni sintetici tanto sfruttati e metabolizzati dalla formazione di Las Vegas.

Una fresca, elegante ed itinerante rilettura che nel nuovo disco Imploding The Mirage fa riemergere quel legame simbiotico ed ossequioso, già presente in passato nei lavori antecedenti, con la tradizione rock brit-americana più classica e stereotipata.

Le dieci tracce di Imploding The Mirage oscillano e danzano come se fossero ballerine di Hollywood ricoperte di miele, in bilico tra l’impatto spensierato, confortevole, frivolo e solo apparentemente privo di malumore che può trasmettere la superficie sonora dell’opera e l’aspetto più intimista dei contenuti dai quali emergono, sottoforma di metafora, le illusioni create dalla nostra mente che, ingannata dalla prospettiva seducente dei nostri sogni, finisce per implodere quei miraggi interiori, facendoli crollare su se stessi come accade ogni tanto agli hotel/casinò di Las Vegas.

Una visione contrastante e speculare che prende forma nel dualismo tra cielo e terra, tra dimensione eterea e corporea, tra vento e tempesta, così come raffigurato nell’artwork Dance of the Wind and Storm dell’artista americano Thomas Blackshear.

Molti dei nuovi brani di Imploding The Mirage sono stati concepiti in una casa nello Utah, dimora che ha consentito a Brendan Flowers di tornare alle sue origini adolescenziali, di rigenerarsi lontano dal caos metropolitano, di rielaborare il lutto per la dipartita della madre (Lightning Fields) e di acquisire maggiore consapevolezza del suo talento vocale (qualora ne avesse bisogno); capacità che sembra migliorare di album in album, come un vino d’annata che migliora col tempo.

D’annata come l’approccio dancefloor di questa nuova opera dall’anima show case e revivalistica, dove il synth-rock eccentrico dei Duran Duran flirta con le ritmiche folk-rock di Bruce Springsteen (Caution), mentre gli spazi funk ed electro-fusion di David Bowie, Peter Gabriel e Talking Heads si mescolano allo stile country della opener My Own Soul’s Warning, sprigionando un forte vento positivo che soffia su quella che viene descritta come “razza morente” (Dying Breed), ovvero la razza umana.

Si continua con le atmosfere emozionali e anthemiche dei Fleetwood Mac di Rumours in Running Towards a Place e con il gospel-christian rock di My God (simile a Like A Prayer di Madonna), in cui Brendan Flowers si lascia andare ad una preghiera a Dio. O almeno, immaginiamo che sia così.

Se nel brano Lightning Fields troviamo l’ispirazione Coldplay (influenza artistica confermata dallo stesso frontman dei The Killers), in Blowback c’è tutta l’esuberanza indolente tipica dei The Strokes.

Passando per il sublime intro di When the Dreams Run Dry, che riconduce a Don’t Come Around Here No More di Tom Petty and The Heartbreakers, il nuovo capitolo discografico dei The Killers approda al suo atto conclusivo proprio con la titletrack Imploding The Mirage, attraverso la quale si ripercorre l’incredibile favola del sogno americano, battendo le strade selvagge di Roll Me Away di Bob Seger e lasciandosi alle spalle una storia di lotte e sofferenza, ma anche di grande perseveranza.

Tracklist:

My Own Soul’s Warning

Blowback

Dying Breed

Caution

Lightning Fields (feat. K.d. Lang)

Fire in Bone

Running Towards a Place

My God (feat. Weyes Blood)

When the Dreams Run Dry

Imploding the Mirage

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