Gran Zebrù: recensione di EP 1

Gran Zebrù

EP 1

I Dischi del Minollo

18 settembre 2020

genere: post-rock, alternative rock, psych

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Recensione a cura di Alberto Maccagno

Il 18 settembre 2020, per I Dischi del Minollo, è uscito EP1, il debutto discografico dei Gran Zebrù.

La musica fatta bene è quasi sempre fuori dagli schemi e quasi mai fuori dal tempo, ed è così anche nel caso dei Gran Zebrù.

Quella raccontata in EP1 è una Milano moderna e serale, con un piede ancora nel caos del traffico giornaliero e l’altro proiettato verso la perdizione notturna. Un mare in cui è facile perdersi,
parafrasando Mr.Turn.

Quattro tracce di rock alternativo, compatto e colorato, che oltre a testi ricchi di immagini e scenari quotidiani (scelta diventata ormai consuetudine nel panorama indie tricolore) offre svariati spunti psichedelici, in grado di conferire al lavoro un’atmosfera sfocata e violacea, decisamente contrastante rispetto alla crudità lirica proposta.

Il suono del progetto fa emergere il gruppo come tale, mostrando una chiara coerenza tra un brano e quello seguente senza, però, cadere in facili ripetizioni (aiutato anche dalla breve durata) e
mantenendo alta l’attenzione durante l’ascolto.

In conclusione, possiamo affermare come EP1 sia una presentazione piacevole e promettente per il
complesso lombardo, ben realizzata tanto artisticamente quanto tecnicamente (mix, master, produzione, ecc.), che tra il razionale e il suggestivo trova un punto d’incontro interessante, mescolando gli ingredienti con un’amarezza decadente e un po’ ironica (Piccolo Lord) e con ferita sensibilità (Solo Adesso).

TRACKLIST:

1. No Hay Bamba

2. Piccolo Lord

3. Mr. Turn

4. Solo Adesso

FORMAZIONE:

Lorenzo Parisini – voce, chitarre

Paolo Morandi – basso

Leonardo Ganazzali – batteria, percussioni

Miky Marrocco – chitarre, programming

Francesco Campanozzi – chitarre, synth, percussioni, cori, programming

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