The Rootworkers: recensione di Attack, Blues, Release

The Rootworkers

Attack, Blues, Release

Autoproduzione

7 ottobre 2022

genere: southern blues, rock ‘n’ roll, R&B, soul, beat garage, boogie rock, desert psych, dub

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

Inserendosi in quell’offerta bulimica di revival mood che contraddistingue buona parte di quest’ultimo decennio – insieme al tentativo di scaldare i cuori di molti fanatici del classic rock – la band marchigiana The Rootworkers stampa il suo biglietto d’ingresso nel mondo dell’underground community discografico, mandando alle stampe l’EP d’esordio intitolato Attack, Blues, Release, autoprodotto e anticipato dall’uscita del singolo Dirty Ceiling.

Nati nel 2019 tra le province di Macerata e Ancona e vincitori della 15ma edizione dell'”Homeless Rock Fest”, i The Rootworkers si focalizzano su tematiche intrise di vissuto quotidiano, passando dagli aspetti più materiali a quelli più introspettivi: storie di vera e propria sopravvivenza, messa a dura prova da tutte le complicanze causate dalla pandemia. Storie di working class che si consumano nella sensazione di essere nati nel posto sbagliato, al momento sbagliato, prendendo coscienza del proprio tempo, della lotta incessante che ogni giorno ci pone contro i nostri limiti, condannandoci, pertanto, a ripetere certe azioni in eterno e nonostante ciò a resistere.

Sull’onda di una nostalgica retrospettiva che riconduce alle radici della black music afroamericana, il collettivo marchigiano – composto da Enrico Palazzesi: voce, chitarra ritmica, chitarra slide, Lorenzo Cespi: basso, Andrea Ballante: chitarra solista, Lerry B. Bordoni: batteria, piano elettrico, Enrico Ballante: armonica in Dirty Ceiling – si mette sulle tracce di quell’impronta delta-garage-blues dai suoni antichi, carnali, brillanti e spirituali, nutrendosi di mancanze e sofferenza. Le stesse di cui si nutre la musica blues.

Il blues è – di fatto – l’ingrediente madre che fa da legante naturale tra le atmosfere balsamiche e frizzantine delle vallate appignanesi e quella tradizione americana che scivola nelle acque dense e torbide del Delta del Mississippi, in quei territori sterrati e polverosi che hanno svezzato e tenuto a battesimo i tormenti dell’anima del rock blues, dei vari Robert Johnson, Jimi Hendrix, Howlin’ Wolf e Muddy Waters.

Se da un lato i The Rootworkers si ispirano al vecchio testamento del genere blues, dall’altro si sporcano mani e scarpe (sia nell’idea del titolo dell’EP sia nello sviluppo emotivo e strumentale) in quel manierismo calligrafico di recente fattura che porta la firma dei The Black Keys di Dan Auerbach e Patrick Carney.

Chitarre riverberate, atmosfere dilatate, paesaggi sognanti e una pasta timbrica dalle tonalità calde, malinconiche e così simile a quella di Dan Auerbach: sono questi i tratti distintivi che scorrono lungo i sei brani di Attack, Blues, Release, a cui si aggiungono le sinuose vibrazioni del soul-rock targato Motown, certa psichedelia floreale per affluenze woodstockiane, i ritmi incalzanti del boogie rock e quel fuzz blues, ronzante, incandescente e sensuale, che profuma di anni ’60 e ’70, di vecchie glorie dell’hard rock britannico (Led Zeppelin, Gary Moore, Trapeze e Thin Lizzy), finendo per mescolarsi con le foschie lisergiche e ambient della psichedelia dub, con l’intenzione di estraniarsi per un po’ dalla disillusione del mondo reale.

Con Attack, Blues, Release, i The Rootworkers si consegnano, dunque, alle infinite duplicità della vita – in cui inizio e fine non sono altro che il positivo e il negativo della stessa pellicola fotografica – e alle trasformazioni che avvengono al suo interno, tra circolarità e linearità del tempo. Siamo come le giostre dei cavalli, torniamo sempre al punto di partenza: prima il cavallino bianco, poi il cavallino rosso, poi di nuovo quello bianco, e così via.

facebook/rootworkersband

Tracklist:

1. Work All Day

2. Lonesome Boy

3. The Woman I Love

4. To Leave Nobody

5. Dirty Ceiling

6. Another Night

Membri della band:

Enrico Palazzesi: voce, chitarra ritmica, chitarra slide

Lorenzo Cespi: basso

Andrea Ballante: chitarra solista

Lerry B. Bordoni: batteria, piano elettrico

Enrico Ballante: armonica in “Dirty Ceiling”

Credits: registrato, mixato e masterizzato a marzo 2022 da Manuele Marani presso Homeless Factory, Montecassiano (MC)
Grafiche | Greta Papaveri aka Amapolas

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