The Zenith Passage: recensione di Datalysium

The Zenith Passage

Datalysium

Metal Blade Records

21 luglio 2023

genere: technical death metal, progressive metal, djent, post-metal, fusion

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Recensione a cura di Marco Calvarese

I The Zenith Passage sono una di quelle band che disorientano e incantano, perché l’impresa più ardua è dar loro un inquadramento in qualsiasi etichettatura di genere.

Di base, la loro proposta si caratterizza per una struttura progressive, arricchita da sonorità e arrangiamenti tech-death, ritmi djent e profonde incursioni elettroniche che sanno tanto di post-metal. Elementi a cui si aggiungono gusto fusion e un robusto spirito autoironico, che oltre a scomporre un piatto così corposo conferiscono all’intero contesto una nota “gourmet” del tutto originale.

Datalysium è appena il secondo LP per i ragazzi di Los Angeles (Solipsist, la release d’esordio, risale già a parecchi anni fa), in un decennio di attività e cambi di formazione, eppure stiamo già parlando di possibile band rivelazione del 2023: qui c’è classe da vendere, signore e signori, e non è fine a sé stessa, bensì è parte essenziale del messaggio sonoro di cui i The Zenith Passage si fanno latori.

Ora, se credete che questo apparente patchwork musicale non si possa tenere insieme, né declinare in modo nuovo e fresco in un secondo album, o se lo trovate semplicemente insensato, forse quest’album non fa per voi. Ciononostante, io ve lo consiglierei lo stesso, perché ha tutto ciò che occorre per essere il disco perfetto sotto ogni punto di vista, qualunque sia la vostra filosofia in ambito musicale.

Emozioni e atmosfere si rincorrono di continuo, combinandosi a robuste infusioni elettroniche, riff eccentrici e tecnica indiscutibile. Un’offerta che al primo impatto, proprio su queste fondamenta, mi ha fatto pensare al frutto segreto e indesiderato di una notte di sesso spinto tra Meshuggah e Primus, inghirlandato e vestito da clown, che al tempo stesso affascina e fa paura, attrae e respinge, crea e dissolve enigmi, come il personaggio protagonista dello splatter Terrifier.

Concentrandosi sul dualismo tra spazio e tecnologia, freddezza e umanità, ologrammi e androidi, Datalysium è un’opera che ruota attorno al tema, a dire il vero un po’ datato e abusato, dell’incontro fra uomo e macchina, ma qui finalmente declinato in modo originale, fin dalla cover, sgargiante e altamente evocativa.

The Axiom Of Error (tutto, fin dai titoli, è gioco e doppio senso nell’idea compositiva dei The Zenith Passage) apre con uno stile riconducibile ai Death, per poi virare verso un ritmo sincopato che fonde tra loro tutti gli strumenti, voce compresa (growl davvero profondo e notevole), fino a regalarci la prima perla con un solo di tastiera synth. E questo non è ancora nulla, è solo la tappa più breve e lineare di un viaggio insano, lungo traiettorie lovecraftiane che nulla hanno di euclideo, governato da una lucida e controllata follia: la più pericolosa.

È con Algorithmic Salvation che ha inizio il vero e proprio tour manicomiale, attraverso un trionfo di umori in cui l’elettronica e le sincopi lasciano che suoni alieni letteralmente rimbalzino nel nostro cervello tracciando paranoici percorsi stellari. La fusione tra suoni rappresenta il filo conduttore di un trip allucinato ma ordinato e vario, dove metalli non comuni e suoni bianchi e freddi come il ghiaccio siderale si coagulano restituendoci una materia del tutto sconosciuta, ma di una bellezza e di una plasticità sorprendenti. Inizia a farsi largo, anche nella mente meno critica, l’estrema preparazione dei quattro musicisti californiani.

Lexicontagion esordisce con un bel technical death, dalle sfumature po’ djent, che sfuma in un passaggio puramente fusion. Genio e sregolatezza al momento giusto. La bellezza di questo ascolto e la sua progressività non risiedono solo nei tempi e negli accordi, ma anche nell’ingegneria dei suoni, che si dissolvono, si confondono, si articolano e poi riemergono generando effetti sempre nuovi.

Nessun brano ha un titolo più azzeccato di Synaptic Depravation: il più gelido ed emozionante di tutti, si apre in modo ovattato, per poi alzare il volume e scandire riff pazzeschi letteralmente fusi a freddo con la sezione ritmica. Su questa logica assurda si snodano lunghe ed eteree melodie di tastiera come a ricamare trame olografiche nel buio degli spazi interstellari.

Deletion Cult segna, probabilmente, il punto più alto della release: la sintesi di tutte le sonorità della band in un mix formidabile tra abilità e forza espressiva, in grado di sovrapporre e armonizzare riff e synth, creando un hook violento come il contraccolpo di un’accelerazione alla velocità della luce, a cui seguono incursioni in territorio death-groove su cui si stende un tappeto di tastiere dal sapore ambient-jazz. Solo l’ascolto può davvero rendere l’idea, ma nessuna sensibilità potrà restare indifferente.

Con gli episodi di Divinertia I e Divinertia II è il caso di sedersi e chiudere gli occhi, poiché daranno filo da torcere. C’è una vena progressive che attraversa e lega le due tracce, così simili quanto diverse: nella prima, ritmo sincopato e parentesi jazz si estendono in un riffing che ricorda i primi Ministry, nella seconda troviamo, invece, connotazioni electro-djent e post-groove di maggiore impatto. In tal senso, si trascende ogni confine e si salta dalla musica alla poesia, e al sottoscritto non piace divagare e filosofeggiare troppo quando si scrive di musica. Meglio restare sul pezzo. Così, ci pensa Automated Twilight a rimetterci in carreggiata: una sorprendente suite tra prog e sinfonica ammantata di sintetizzatori e impreziosita da clean vocals che le conferiscono un sapore quasi di disperata invocazione.

Chiude l’album la tagliente titletrack, summa sonora del pensiero musicale dei The Zenith Passage: laddove il djent- death è solo il principio, l’elettronica fa da sfondo, mentre delicati arpeggi e assoli fusion confluiscono in un mondo onirico fatto di ologrammi ed emozioni. Datalysium riassume la combinazione perfetta e, forse, la parola definitiva sul sofisticato e sempre più liquido amplesso tra uomo e macchina.

facebook/TheZenithPassage

Titletrack:

1. The Axiom Of Error 2. Algorithmic Salvation 3. Lexicontagion 4. Synaptic 5. Depravation 6. Deletion Cult 7. Divinertia I 8. Divinertia II 9. Automated Twilight 10. Datalysium

Membri della band:

Justin McKinney – guitars, programming, synthesizers, orchestrations, backing vocals, drums
Derek Rydquist – vocals
Brandon Giffin – bass guitar
Christopher Beattie – guitars

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