ThëM
Frames
Overdub Recordings
14 aprile 2023
genere: noise, post hardcore, post metal, gothic-core, dark-wave, math-core
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Recensione a cura di Andrea Musumeci
Anticipato dall’uscita dei singoli Smart Pressure e Fragments, esce l’album d’esordio della band goth-core calabrese ThëM intitolato Frames, edito per Overdub Recordings.
Il progetto ThëM – monicker che esprime estraneità, scollamento e intolleranza nei confronti della realtà circostante e degli stereotipi imposti dalla società moderna – si raccoglie all’interno di un quadro espressionistico e sonico dalle connotazioni abrasive, oscure e claustrofobiche, oscillando tra contemplazione e furia, tra ritmiche plumbee e oblique, accordi dissonanti ed atmosfere magmatiche e spettrali, con l’intento di distribuire una costante tensione psicologica fra tutti gli episodi della release.
I ThëM si stringono attorno a una commistione di suoni viscerali concentrati nell’essenziale set composto da basso-batteria-chitarra, spaziando dall’epica fuligginosa del goth-core alle levigature smeriglianti del noise, dalle deflagrazioni travagliate del post-metal alle deformazioni geometriche del math-core, mentre la pasta timbrica funge da collante epidermico alternando algide e torbide tonalità spoken-word ad ansiogene vocalità screamo.
Così, l’emotività tematica di Frames si trascina in un vortice ipocondriaco di pessimismo esistenziale; un parossismo nichilista che scivola lungo i bordi sempre più indefiniti e frammentati di una contemporaneità che offre sempre meno punti di riferimento, dove le esperienze relazionali somigliano sempre più a trasposizioni di tragedie greche. Un presente dominato dalla cultura dell’apparire, dell’immagine, che i ThëM trasformano in paradosso nell’idea dell’artwork, tramite la rappresentazione di quella cornice senza immagine al centro.
Cornici vuote che stanno a simboleggiare l’inesorabile fugacità del tempo e l’impossibilità di catturare per sempre i diversi momenti della nostra esistenza. Cornici vuote che si aprono a visioni angoscianti, artefatte, affacciandosi sul vuoto etico dei nostri giorni, attraverso il quale sembra non esistere più alcuna distinzione tra i margini del dentro e fuori, né alcuna volontà di discernere ciò che è reale da ciò che non lo è.
Se da un lato c’è chi continua a ingoiare illusioni e a collezionare nuove dipendenze e nuovi errori alla voce esperienza, dall’altro, invece, c’è chi ha deciso di rimanere intrappolato nelle disillusioni del passato (“leave me trapped in those endless disillusion, in those moments gone forever”), con l’amarezza dei propri fallimenti e il riflesso di tutte quelle promesse infrante, con tutti quei demoni nella testa che non conoscono riposo (“let me fight with no strength all those demons that are crushing my head”).
Eppure, nonostante il rumore sordo di vecchie fobie ancora intatte e la silenziosa spirale dell’isolamento (I don’t want to be saved, I don’t need your helping hand, let me drown in this silence, let me burn in my flames”), ecco sopraggiungere come d’incanto un bagliore di luminosità crepuscolare, nella malinconica richiesta d’aiuto di Ghost Of Myself (“take me by the hand and save me from the ghost of myself, take me by the hand and blow away the ashes of remained regrets”).
Insomma, al di là di credenze popolari legate alla dannazione e alla salvezza dell’anima, verosimilmente il purgatorio è il regno che più somiglia alla nostra vita terrestre: un luogo di transizione dove il tempo scorre, e dove nulla è per sempre, né l’amore né il dolore. E allora non resta che il coraggio di guardare avanti comunque, osservare le distorsioni sociali dell’attualità e ogni tanto provare il brivido di evadere dalla sobrietà di certe pressioni.
Membri della band:
Daniel Alejandro Gonzalez, Francesco Procopio, Pierpaolo Ielà
Tracklist:
1. Blinded 2. Smart Pressure 3. Restless 4. Purgatory 5. Fragments 6. Sober 7. Ghost Of Myself 8. Strong 9. Time
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