Turnstile
Never Enough
Roadrunner Records
16 giugno 2025
genere: post-hardcore, new wave, dub, groove rock, alternative rock, emo-rock, funk, avant-hardcore, crossover, dream ambient
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Recensione a cura di Andrea Musumeci
A quattro anni da Glow On, che li aveva consacrati a livello internazionale tra i gruppi più interessanti nella scena crossover, i Turnstile tornano con Never Enough, un album che conferma come l’evoluzione non implichi necessariamente uno snaturamento.
La band di Baltimora, cresciuta nel circuito hardcore-punk grazie ai primi due lavori Nonstop Feeling e Time & Space, ha intrapreso un percorso sempre più personale e mutevole, dove l’impeto hardcore si intreccia con funk, groove, spiritualità dub, distorsione e melodie jangly, spingendosi verso territori di condivisione che non si limitano a determinate sonorità ma abbracciano nuove possibilità di fruizione. Così, ogni brano dei quattordici in scaletta, pur sembrando un modulo a sé, contribuisce a delineare un disegno d’insieme più ampio e inclusivo.
Se da un lato i fan più tradizionalisti hanno accolto con riserva le contaminazioni introdotte ormai da qualche anno dal quintetto statunitense, dall’altro gran parte del pubblico si è mostrata più aperta verso questa sorta di “svolta pop” dal gusto radiofonico, nella quale sensazioni cinematiche e tessiture sintetiche si mescolano a esplosioni hardcore e riff di chitarra muscolari.
Sotto l’aspetto testuale, Never Enough è un disco che scava nell’interiorità, esplorando una gamma di stati emotivi legati all’inadeguatezza, alla disillusione e al bisogno di stabilità nel disorientamento quotidiano. Nei testi, il frontman Brendan Yates porta avanti una profonda ricerca introspettiva, toccando temi universali come il conflitto con se stessi, la difficoltà di concedersi fragilità e in generale il malessere esistenziale, ma anche la volontà di trovare lucidità nei brevi bagliori che, simbolicamente, seguono la pioggia e fanno emergere i colori dell’arcobaleno – come suggerito anche dall’artwork di copertina.
Il ritornello “Never enough love” diventa un mantra ossessivo che riassume la sensazione che tutto ciò che facciamo e tutto quello che ci circonda non basti mai a placare un desiderio bulimico di affetto, riconoscimento e connessione emotiva. Ed è proprio in quel limite che affiora una tensione costante tra ciò che si pensa di dover essere e ciò che si sente davvero, come evidenziato in Dreaming, brano in cui persino la dimensione onirica diventa uno spazio dove le paure non si attenuano, ma si amplificano (“when I get to dreaming, then I know, everything I fear is so real”).
Dal punto di vista strumentale, Never Enough si muove attraverso un ampio spettro di suoni, alternando momenti di pura energia hardcore a sequenze più evocative. Si va dal groove marziale di Sole e Dull alle sfuriate hardcore-punk di Sunshower e Byrds, passando per l’indolenza post-punk di Light Design, mentre I Care, Look Out For Me e Seein’ Stars puntano su melodie new wave che rimandano tanto ai luccicanti riverberi jangly-dub dei Police di Zenyatta Mondatta, quanto agli Smiths e ai Clash di Sandinista.
Se l’anima più sperimentale dei Turnstile emerge in Dreaming, dove una sezione fiati aggiunge sfumature malinconiche e accenti latini all’intensità dell’hardcore, Ceiling e Magic Man rappresentano invece i momenti più rarefatti e introspettivi dell’intera release, con le loro atmosfere dream ambient.
Tra i solchi più densi e pesanti del disco c’è senz’altro Slowdive, traccia dominata da un riff granitico e da una marcia cadenzata, minacciosa, che guarda esplicitamente ai Black Sabbath più oscuri. Il titolo potrebbe ammiccare a suggestioni shoegaze, ma la canzone prende tutt’altra direzione, testimoniando la capacità dei Turnstile di far convivere linguaggi e identità differenti, senza inseguire alcun consenso di facciata, se non quello della libertà di esplorare un suono personale, nel proprio tempo.
TRACKLIST:
01. NEVER ENOUGH 02. SOLE 03. I CARE 04. DREAMING 05. LIGHT DESIGN 06. DULL 07. SUNSHOWER 08. LOOK OUT FOR ME 09. CEILING 10. SEEIN’ STARS 11. BIRDS 12. SLOWDIVE 13. TIME IS HAPPENING 14. MAGIC MAN
Membri della band:
Daniel Fang – batteria, programmazione, percussioni; “Freaky” Franz Lyons – basso, percussioni, voce; Brendan Yates – voce solista, percussioni, tastiere; Pat McCrory – chitarra solista, cori, chitarra ritmica; Meg Mills – chitarra ritmica, cori
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