Wet Floor: recensione di La Città Era Piena Di Rumore – 10 aprile 2020

Wet Floor

La Città Era Piena Di Rumore

Autoproduzione

10 aprile 2020

genere: alternative rock italiano, rock & roll, hard rock, punk rock

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Il 10 aprile uscirà il nuovo album autoprodotto dei Wet Floor, intitolato La Città Era Piena di Rumore. Ed è vero; le nostre città, sia quelle reali che quelle dell’anima, sono piene di “rumore”.

Un rumore fatto di parole, consigli, pubblicità, informazioni (vere o presunte) e traffico (di macchine o di pensieri) che se da una parte ci tiene vivi, dall’altra può ucciderci. Il prossimo disco dei Wet Floor si trova esattamente in mezzo a queste due emozioni.

L’album presenta sonorità ed influenze piuttosto varie: queste vanno dal rock and roll più canonico, dall’hard rock e dal rock alternativo fino a sfumature indie, soprattutto in alcuni testi, che ricordano band come i Canova, e a quelle punk in brani come Lettere di Natale, che riporta alla mente le band californiane degli anni ’90.

Quest’ultimo è, a mio avviso, anche il miglior pezzo dell’album, sia dal punto di vista lirico che musicale, ma andiamo con ordine: il disco si apre con un’introduzione di circa un minuto e mezzo, intitolata proprio Intro, che già mette in mostra tutte le caratteristiche strumentali dell’album, coadiuvata vocalmente dalla sola ripetizione del titolo dell’album; funge da entrata in scena per i Wet Floor.

A questa, segue Icaro, brano che ci fa entrare definitivamente nell’immaginario della band milanese, in cui emerge tutta la contrapposizione tra vitalità e disillusione, tra furore e senso di perdizione. In questa canzone emerge una sonorità rock molto sostenuta, veloce e potente, che intavola alla perfezione l’energia del progetto.

Il disco verte su questa musicalità, e su questi immaginari, per la quasi totalità dei brani in esso contenuti, ma sul suo cammino incontrerà anche ballad come Congiunzione Astrale, dove emergono tutte le insicurezze e le debolezze che l’autore riscontra nel relazionarsi con il mondo esterno, e pezzi come la prima citata Lettere di Natale, di spirito canzonatorio e divertente.

Questa è, infatti, ambientata nella notte della vigilia di Natale dove Andrea Staglianò, cantante ed autore di tutti i brani, si trova a fare i conti con una serie di malumori e noie legate alla festa dell’indomani e all’ipocrisia che spesso la caratterizza. Altri brani da evidenziare sono Rock Therapy, primo singolo estratto dal lavoro, che racconta la
musica rock come una terapia per l’anima e per il dolore (con un’interessante vena psichedelica nel
finale), e la conclusiva Dono di Natura, canzone d’affronto che sancisce la definitiva avversione del quartetto milanese verso un certo tipo di mondo e di società.

Musicalmente, inoltre, il disco è molto scorrevole e piacevole, seppur richieda una discreta attenzione per coglierne le sfumature liriche e musicali, presentando dei giri di chitarra piuttosto
classici, rotondi ed orecchiabili, e un basso presente e ben marcato, che dà corpo e sostanza alle canzoni della band brianzola.

In conclusione, possiamo affermare di trovarci di fronte ad un progetto galvanizzante e divertente
ma da ascoltare col cuore, cercando in esso tutta la critica sociale, il romanticismo e la grande impressione di disorientamento che affligge l’autore durante la stesura di La Città Era Piena di Rumore.

I Wet Floor ci chiamano, quindi, all’appello il prossimo 10 aprile per l’uscita del loro terzo album in studio, figlio di una lunga gestazione e di un duro lavoro: Non perdetevelo!

Alberto Maccagno

TRACKLIST:

1. Intro

2. Icaro

3. Solstizio

4. Congiunzione Astrale

5. L’ultima Sigaretta

6. Tokyo

7. La Città Era Piena di Rumore

8. Rock Therapy

9. Lettere di Natale

10. Dono di Natura

FORMAZIONE:

Andrea Staglianò (Staglia) – voce, chitarra (autore di tutti i testi)

Luca Erba (Luke) – basso, cori

Stefano Crippa (Nino) – chitarra

Fabio Donghi – batteria

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