Kvelertak: recensione di Splid

Kvelertak

Splid

Rise Records

14 febbraio 2020

genere: death ‘n’ roll, heavy rock, hard rock, hardcore punk

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

La band death ‘n’ roll norvegese Kvelertak (che in italiano significa strangolamento, morsa, presa al collo) torna sulle scene con il nuovo accordo discografico recentemente siglato con la Rise Records, dopo aver collaborato per diverso tempo con la Roadrunner Records, e con il nuovo album dal titolo Splid, pubblicato il giorno di San Valentino, prodotto dal chitarrista dei Converge Kurt Ballou ed anticipato dall’uscita del singolo Bråtebrann.

Alla luce di questa premessa, per i Klavertak è il caso di dire: anno nuovo, vita nuova. Nuova partnership discografica, nuovo album, nuovo artwork designer (Marald van Haasteren) e, soprattutto, nuovo cantante.

Dopo tre album, il frontman storico Erlen Hjelvik ha lasciato il gruppo ed è stato degnamente rimpiazzato dal nuovo screamer Ivar Nikolaisen (che abbiamo potuto notare per alcune sue performance live con movenze e bandane alla Axl Rose prima maniera), il quale non ha fatto di certo rimpiangere il suo predecessore e non ha stravolto le coordinate stilistiche della band.

Un importante restyling che, però, non ha inciso sul loro trademark sonoro, energico, divertente e accattivante, e su quel modo di cantare tipico degli “urlatori”, in evidente contrapposizione ai “sussurratori” di The Walking Dead.

In attività dal 2006, i Kvelertak sono oramai un’istituzione nel loro Paese; la stravagante formazione originaria di Stavanger ha raccolto il testimone dei conterranei Turbonegro, portando avanti il vessillo del punk rock norreno contaminato da sonorità elettroacustiche psichedeliche e oscure, con riff dal sapore catchy e mescolato ad influenze hardcore, heavy rock, glam rock, metal pop anni Ottanta e black metal. Sebbene, a dire il vero, la componente black metal, sin dai precedenti lavori, risulti più sfumata, se non addirittura evanescente.

Insomma, nel loro stile compositivo c’è un po’ di tutto, a dimostrazione di un background rumoroso, dinamico, eclettico e versatile, con un retaggio oggigiorno antiestetico che va dai Motörhead ai Van Halen, dai Thin Lizzy ai Judas Priest, dai Turbonegro ai Mastodon.

Ed infatti, non a caso, a proposito di Mastodon, Crack Of Doom, seconda traccia di Splid (uno dei pochi della band cantati in inglese), presenta Troy Sanders dei Mastodon in veste di special guest al microfono.

Per quanto riguarda, invece, le tematiche, le undici canzoni inedite di Splid (che nella nostra lingua significa discordia, attrito, contrasto, divisione e disaccordo) sviluppano contenuti introspettivi e d’attualità, descrivendo un mondo alla deriva, sempre più frenetico e dipendente dalla tecnologia.

I Kvelertak ci consegnano, così, una visione pessimista della società moderna che lascia sempre meno spazio ai rapporti interpersonali e che tende a chiuderci nei cortili del nostro individualismo.

La nuova release dei Kvelertak tiene, dunque, in vita il patrimonio della tradizione del rock classico, da una bolla spazio-temporale ferma agli anni Ottanta e Novanta, con passione e personalità, e con la convinzione che per andare avanti bisogna per forza guardarsi indietro.

Membri della band:

Vidar Landa: chitarra, voce

Bjarte Lund Rolland: chitarra, piano

Marvin Nygaard: basso, percussioni

Maciek Ofstad: chitarra, voce

Ivar Nikolaisen: voce leader

Hårvard Takle Ohr: batteria

Tracklist:

1. Rogaland

2. Crack Of Doom

3. Necrosoft

4. Discord

5. Bråtebrann

6. Uglas Hegemoni

7. Fanden Ta Dette Hull!

8. Tevling

9. Stevnemøte Med Satan

10. Delirium Tremens

11. Ved Bredden Av Nihil

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