6 giugno 1972.
David Bowie pubblica The Rise And Fall Of Ziggy Stardust And The Spider From Mars.
Eravamo all’inizio degli anni ’70: i Beatles si erano sciolti e la musica rock stava sperimentando sonorità più dure, spaziando in altri generi, così da creare diversi sottogeneri come hard rock, progressive rock, glam rock, rock psichedelico e fusion rock.
Sono stati anni prolifici per band come Led Zeppelin, King Crimson, Deep Purple, Captain Beefheart and His Magic Band, Pink Floyd, e per solisti come Neil Young, Frank Zappa.
Solo qualche anno più tardi ci sarà l’avvento del punk rock e della musica elettronica, causa la saturazione dell’art rock dei primi anni ’70.
Impossibile, poi, non ricordare i Black Sabbath, che a dire il vero meriterebbero un capitolo a parte.
I Black Sabbath, più di ogni altro gruppo rock di quel periodo storico, spazzarono via la mentalità hippie e ll’idealismo politico degli anni ’60, sostituito dal nichilismo pseudo satanico dei quattro Sabbath, provenienti dalla ‘ridente’ Birmingham.
Per molti, grazie ai Black Sabbath, il mondo del rock divenne un posto decisamente migliore.
Ziggy Stardust era un alieno con i capelli color arancione, conciato come una drag-queen, atterrato sul nostro pianeta con il suo seguito degli Spider From Mars, e con la missione di salvare l’umanità, sull’orlo dell’apocalisse, grazie alla musica rock.
Ziggy Stardust è il personaggio, alter ego, più famoso tra quelli creati da David Bowie, che si ispira a più personaggi.
Il primo è Norman Carl Odam, un rocker del Texas che si faceva chiamare The Legendary Stardust Cowboy.
Il secondo è Vince Taylor, un cantante inglese che aveva costruito un alter ego di nome Mateus, che si proclamò figlio di Dio, e che David Bowie incontrò nel 1966, quando la sua popolarità era già scemata.
Il terzo è il personaggio di Arancia Meccanica, film del 1971 diretto da Stanley Kubrik e interpretato da Malcom McDowell, al quale Bowie si ispirò per i suoi vestiti, trucco e capelli.
L’album di Bowie racconta proprio l’ascesa e la caduta di Ziggy, una metafora malinconica sulla parabola della vita artistica della rockstar, che alla fine non riesce a nascondere le fragilità e le debolezze dell’uomo.
Un concept album che ha lasciato un grande segno nella cultura musicale, non solo in fatto di vendite: diventerà l’emblema del glamour rock degli anni ’70, insieme ai T-Rex di Mark Bolan.
Del resto, David Bowie è sempre stato glamour, ma in modo naturale, innato.
Una giuria di chiamiamoli esperti, tra cui Boy George e Cindy Lauper, ha selezionato i cento dischi più gay della storia, piazzando sul gradino più alto proprio le avventure di Ziggy Polveredistelle e dei suoi Ragni provenienti da Marte.
Neanche a dirlo, album imprescindibile.
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