Amsterdam, 26 gennaio 1955.
Nasce Edward Lodewijk Van Halen.
Ogni tanto, qualche rivista di chitarra esce con certi elenchi che di solito si chiamano ‘I 100 più grandi della chitarra elettrica di tutti i tempi’. Qualche volta al primo posto c’è Eddie Van Halen, che altre volte è al numero due, dopo Jimi Hendrix, ed altre ancora nella top five. La battaglia Eddie vs Jimi cambia a seconda dei sondaggi. Impossibile non collegare immediatamente Eddie Van Halen ad ‘Eruption’.
Forse, Eddie è stato il chitarrista più influente di tutti, ma solo perché nessuno è mai riuscito a capire come imitare Hendrix. I Van Halen, grazie a Eddie, hanno introdotto una versione più veloce ma meno heavy del metal, e questo li ha resi celebri.
Il pirotecnico tapping di Edward mandò in frantumi lo stereotipo di chi ascoltava l’heavy metal.
Fu lui a dare credibilità all’hard rock, a farlo amare persino alle ragazzine adolescenti e universitarie, perché con tante buone canzoni dei Van Halen si poteva dimenare il sedere, eppure, per assurdo, era ancora musica metal. Provate con ‘Dance the Night Away’, se non ci credete. Era, quindi, ancora ‘rock capellone’, sfatto, del tipo ‘dai su, facci vedere le tette’!
Come non ricordare la sua collaborazione con Michael Jackson, nel disco ‘Thriller’, nello specifico nel brano ‘Beat It’, grandissimo successo degli anni ’80. Del resto, lo sappiamo che Quincy Jones voleva solo il meglio.
Tanto per la cronaca, tornando indietro nel tempo, Eddie stesso si è costruito da solo una chitarra, spendendo appena 80 dollari. Riuscì ad assemblare dei pezzi e diede vita a quella che sarebbe poi diventata la sua leggendaria ‘Frankenstrat’: decise di prendere il meglio dei due mondi montando un pickup della Gibson sulla Frankenstrat. Poi intervenne anche sul look della chitarra, dapprima verniciando strisce nere su fondo bianco (il risultato lo si può vedere nella copertina del loro primo disco, Van Halen, del 1978). Negli anni a seguire vennero aggiunte strisce rosse. La grafica finale divenne poi il vero simbolo di Eddie van Halen e dei Van Halen in generale, un vero e proprio logo, un marchio di fabbrica riconosciuto universalmente nell’ambiente musicale.
Negli ultimi trent’anni, Eddie Van Halen ha cominciato a dire che è stato Eric Clapton a spingerlo a diventare un chitarrista. Direi che, oggettivamente, è credibile e comprensibile, anche se raramente capita di sentire l’influenza di Clapton nella musica dei Van Halen, nonostante la loro radice blues. Solo in ‘House of Pain’, l’ultimo brano di ‘1984’, Eddie apre con un riff alla chitarra con un certo tocco ‘claptonesco’. Ma ciò non significa che sia un male.
Eddie ed Eric sono sicuramente due tra i più grandi chitarristi rock di tutti i tempi, ma per motivi opposti.
Ascoltare Clapton è come farsi fare un massaggio dalla donna che ami da dieci anni, ascoltare Van Halen è come farsi una bella scopata con tre studentesse della scuola per infermiere incontrate ad una festa. Ecco perché i teorici e gli esperti di rock si sentono sicuri nel celebrare Eric Clapton, anche se ogni ‘ragazzaccio’ che si rispetti metterà su un disco dei Van Halen quando la propria ragazza o moglie non è in casa. Forse, non oggi.
Concludendo, possiamo dire che Marc Bolan sapeva come il glam rock sarebbe dovuto apparire, ma Eddie Van Halen inventò il modo in cui sarebbe dovuto essere dal punto di vista musicale.
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