25 gennaio 1995.
Il business della musica rock stava cambiando, così come i gusti del pubblico, e chi voleva rimanere sulla cresta dell’onda aveva capito che serviva un cambiamento, un compromesso, che qualcuno definisce “svendersi”. Cosa si poteva realizzare in quel momento storico-musicale dove grunge e alternative rock regnavano sovrani?
‘Balance’, pubblicato nel 1995, fu la risposta dei Van Halen davanti a quel bivio esistenziale, un bilancio tra passato, presente e futuro.
Un’atmosfera diversa rispetto a tutti i precedenti lavori, sicuramente un’opera più matura, già a partire dall’immagine di copertina. Non è semplice centrare e bilanciare la propria vita, devi tener conto dei parametri del ‘costruttore’ e di tutte le variabili che spostano in avanti o indietro il tuo punto di gravità, che qualcuno, nel passato, voleva fosse permanente.
‘Balance’ è il decimo lavoro in studio dei Van Halen, ultimo con Sammy Hagar; venderà tre milioni di copie negli Stati Uniti e diventerà tre volte disco di platino.
‘Can’t Stop Lovin You’ è una delle hit di quest’album, un brano molto radiofonico in stile anni ’80, con un ritornello melodico e ruffiano, ed accompagnato da un videoclip azzeccato.
Si passa per ‘Don’t Tell Me (What Love Can Do)’, per poi ritrovarsi tra le vie a luci rosse di Amsterdam, con l’omonima traccia, dal ritmo festaiolo, poco serioso, il tutto scandito dal tapping convulsivo di ‘Aftershock’, classico marchio di fabbrica di Eddie Van Halen.
‘Balance’ risulta generalmente sottovalutato, ma secondo me rappresenta un lavoro equilibrato, potente, riflessivo, per una band che evidentemente aveva ancora tanto da dire e tanto da dare ad un fan come il sottoscritto.
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