23 giugno 1955. Nasce Glenn Danzig, all’anagrafe Glenn Allen Anzalone, cantante statunitense, cofondatore dei Misfits e fondatore del gruppo heavy metal dal nome Danzig.
Nel 1983, alla fine del concerto di Halloween, Glenn Danzig annunciò di lasciare definitivamente i Misfits, congedandosi così: “Ho dato molto al punk, cambio genere“. E così fece. Ma parlare di Glenn Danzig non è assolutamente facile, si potrebbe scadere nel banale.
Lo storico frontman dei Misfits è stato per anni oggetto di dibattito tra chi lo riteneva una specie di caricatura del rocker maledetto e coloro i quali lo consideravano (e lo considerano tuttora) una specie di mito inossidabile, una leggenda inattaccabile, da amare senza riserve e cedimenti.
Se per la sua carriera artistica avesse usato nome e cognome di battesimo, non avrebbe venduto dischi nemmeno ai suoi parenti più stretti. Ve lo immaginate sulla copertina del disco la scritta “Glenn Anzalone”? Come diceva Manuel Fantoni: “Anche un nome ha il suo destino”.
Infatti, le sue uscite discografiche – sotto il monicker Danzig – sono state una dimostrazione di forza, capaci di far vedere che oltre il punk degli esordi c’era una solida base hard rock e blues, che difficilmente sarebbe emersa nei Misfits, dove tutto era più diretto, veloce e sporco, tanto da ispirare addirittura nomi noti del thrash metal californiano.
Premesso ciò, è intuibile come i suoi lavori solisti siano completamente diversi da quanto fatto in precedenza da Glenn Danzig durante il periodo horror punk dei Misfits, a cavallo tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80.
Glenn, verso la fine degli anni ’80, si muove su una solida ritmica heavy rock, sporcata da influenze blues, che sanno di Mississipi, alcool, demoni, polvere e, per alcuni tratti, rimandano a sonorità Black Sabbath, Deep Purple, The Cult e AC/DC. La batteria supporta il riffing cadenzato con un andamento quasi marziale, mentre il tutto è accompagnato dalla voce baritonale di Danzig, in grado di portare alla memoria un incrocio tra Elvis e Jim Morrison, però più sulfureo e oscuro.
Posso solamente consigliarvi di ascoltare i primi due album solisti di Danzig, ne vale davvero la pena. Due lavori davvero originali, affascinanti, perversi e ben strutturati, capaci di attrarre sia gli amanti delle sonorità più pesanti che i rocker tradizionalisti, il tutto sempre sotto l’occhio vigile della Def American e del Re Mida dei produttori, il solito Rick Rubin.
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