18 maggio del 1980. Ian Curtis si suicida impiccandosi nella sua casa di Macclesfield, a 24 anni non ancora compiuti.
Il 18 marzo del 1977 uscì il debut album solista di Iggy Pop, ‘The Idiot’, prodotto dal suo amico David Bowie, uno dei tanti ottimi dischi usciti nel 1977.
18 maggio 1980, alle prime luci del mattino Deborah fa rientro nella sua abitazione e trova il corpo senza vita del marito, la puntina del giradischi batte ancora tra i solchi del vinile di ‘The Idiot’ di Iggy Pop.
Ian Curtis, leader dei Joy Division, prima di togliersi la vita aveva messo sul piatto il disco di Iggy Pop. ‘The Idiot’ non è un buon disco qualunque; ‘The Idiot’ è stato un disco essenziale per molti ragazzi nati tra la fine degli anni ’50 e i primi anni ’60. I Joy Division divennero una delle band più venerate, oggi icona e band di culto di tutto quel genere new wave-postpunk.
Ian Curtis rese comprensibile il suo mal di vivere, i suoi tormenti, ed universale la sua disperazione attraverso la sua enorme forza interiore, quella forza che riusciva a esprimere solo attraverso la sua arte. Ma, a un passo dalla consacrazione, Ian gettò la spugna.
Il 20 maggio 1980, la band avrebbe iniziato il suo tour americano, ma il 18 maggio Ian Curtis si tolse la vita.
Sin dall’inizio della loro avventura, pare che i quattro Joy Division avessero stipulato tra di loro un tacito accordo: se uno di loro avesse abbandonato la band, gli altri non avrebbero dovuto più chiamarsi Joy Division, ma ‘New Order’. Non vi sono conferme ufficiali sulla veridicità di questa storia.
All’indomani della sua morte i tre compagni di Ian rispettarono il presunto accordo: nel 1981, i “nuovi” Joy Division pubblicarono l’album ‘Movement’ con il monicker New Order.
Il secondo e ultimo album dei Joy Division, ‘Closer’, era uscito il 18 luglio 1980, a due mesi esatti dal suicidio di Ian. Secondo il critico musicale Mike Nicholls, l’album si chiamerebbe ‘Closer’ dal verbo “to close”, interpretato come chiusura, fine.
“L’amore ci farà a pezzi”.
Quanto mai profetico.
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