Mata: la recensione di DGF

MATA

DGF

OFN Records

24 luglio 2020

genere: industrial, noise, synth, glitch, visual art, cyberpunk, trip-hop, breakbeat, space ambient, chill out

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

Già alla fine degli anni Settanta la psichedelia stava cambiando pelle per convertirsi e adeguarsi alla nuova frontiera creativa della musica elettronica e delle arti visuali, convergendo nei contesti urbani e distopici di derivazione post-industriale. L’istinto avanguardistico di guardare sempre avanti e di sfidare il presente.

Verosimilmente, il divertimento nel connettere simbioticamente arte visuale e musica (come rappresentato nell’artwork di Alessandro Bracalente con le due mani che si stringono) ci conduce dritti alla sound art factory dei MATA e nel microcosmo di DGF, il nuovo EP della band marchigiana, confezionato durante il periodo di lockdown pandemico e rilasciato (il prossimo 24 luglio) per OFN Records, ad un anno dalla pubblicazione del debut album Archipel{o}gos.

Il trio noise industrial MATA, proveniente da Trodica, Macerata (progetto nato nel 2015 e formato da Alessandro Bracalente della Only Fucking Noise, Mauro Mezzabotta e Emanuele Sagripanti, tutti e tre già membri dei Nevroshockingiochi), per l’occasione, si fregia della collaborazione del produttore, fonico e polistrumentista Manuel “Kopf” Coccia, già membro di numerosi progetti tra cui kmfrommyills, Resurrecturis e QuintArmata. Moraljetlag è l’ultima, in ordine di tempo, delle sue creazioni artistiche.

L’aspetto dilettevole di DGF sta nella scelta dei titoli dei 5 brani. Come spiegato dagli autori stessi: “Scelto come base iniziale l’acronimo “DGF” per indicare una tripletta delle cose più desiderabili in quel periodo, abbiamo attribuito ad ogni brano una combinazione diversa delle tre lettere e lasciamo all’ascoltatore la possibilità di scegliere da un elenco di parole che abbiano queste lettere come iniziali, così che possa decidere il proprio personale titolo per ogni brano. L’elenco è solo un suggerimento, l’unica indicazione è attenersi all’acronimo. Ciascuno potrà testare la diversa percezione del brano e le diverse suggestioni da esso suggerite in relazione alle parole che ad esso verranno associate”.

I MATA danno, così, continuità ad un linguaggio musicale contemporaneo che, al tempo stesso, profuma di vecchio artigianato e prende forma attraverso un espressionismo sonoro geometricamente astratto che rigetta ogni schema canonico di melodia, orientandosi verso la sua medesima sublimazione nell’intensità della sezione ritmica e del proprio collettivo, a dispetto della cultura individualista della società occidentale.

All’interno di questi confini architettonici si muove uno spettro di linee dinamiche, suoni asincroni, atmosfere visionarie ed immagini multimediali dalle formule synth dionisiache, che danzano tra di loro come dervisci rotanti e celebrano l’affascinante e parossistica imperfezione estetica e digitale delle patchwork glitch.

Sonorità complesse, nevrotiche, giocose e psichedeliche che mettono insieme un poliedrico fascio di contaminazioni sonore; dalle frequenze krautrock al rumorismo industriale, dal trip-hop al breakbeat, dal glitch al tribalismo cyberpunk, dallo space ambient alle tonalità chill out.

Il nuovo EP dei MATA elogia, dunque, l’arte della deformità connaturata al concetto di percezione, in un immaginario sadomaso-fetish nel quale convivono rumore, caos e poesia e dove si vanno a sovrapporre la struttura algida e concreta dell’elettronica e l’immateriale intreccio sonoro che ne scaturisce.

Tracklist:

MATA:

Alessandro Bracalente: Ableton Live, digital recorder, smartphone

Emanuele Sagripanti: Logic Pro, digital recorder

Mauro Mezzabotta: Acoustic bass, digital recorder, smartphone

Moraljetlag – Manuel “Kopf” Coccia: Pure Data, Orca, SunVox

Registrato da MATA e Moraljetlag, ciascuno nella propria casa. Masterizzato da Manuel Kopf. Artwork di Alessandro Bracalente

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