Ossario: recensione di Ossario (EP)

Ossario

Ossario (EP)

autoproduzione

8 giugno 2020

genere: black metal, death metal, grindcore, thrash metal

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Recensione a cura di Andrea Musumeci

Il culto dei morti in Sicilia è una cosa seria. Non che in altri posti del nostro Paese non lo sia, ma nella terra di Pirandello il rapporto coi defunti viene vissuto con un’attenzione emotiva, profonda, mistica e reverenziale senza eguali.

L’esigenza di prolungare non solo il ricordo, ma anche la fisicità di chi, per forza di cose, non fa più parte del nostro quotidiano si è tradotta in varie pratiche: dalla costruzione di imponenti monumenti funebri alla conservazione dei corpi. Il forte legame che da secoli unisce i due mondi (nel meridione ma soprattutto nel contesto siciliano) è stato solo in parte intaccato dagli sconvolgimenti dell’età contemporanea.

Così, dalle assolate e rigogliose coste del Mar Mediterraneo sponda Sicilia, arriva la parte più oscura, funerea e cerimoniosa di quelle terre. La band siciliana Ossario (il nome è già di per sé un esplicito immaginario di intenti) ha da poco rilasciato, sotto autoproduzione, il suo EP d’esordio omonimo.

Ci troviamo al cospetto di un bignami esoterico concentrato in quattro tracce (come cassette di zinco incastonate nei loculi cimiteriali della cripta degli Ossario) dagli echi sepolcrali, sporcate da una produzione lo-fi ed influenzate da tutto quel materiale appartenente alla scuola classica del metal estremo degli anni Ottanta e Novanta: ovvero thrash metal, black metal, death metal e grindcore.

Un mix strumentale, emotivo e visivo (come raffigurato già nell’artwork disegnato da Azmeroth Graphic Designer) dall’impatto a dir poco brutale, esplosivo, aggressivo, granguignolesco, necrofilo e disumano, che mette a dura prova il nostro condotto uditivo, alterando la misura della realtà verso una percezione monodimensionale. Immaginate per un attimo la tortura del sonno, come nella terza stagione di Ozark.

Quello dei tre necromanti “ossari” è rigor mortis in musica; un martellamento pneumatico e muscolare rigido ed estenuante, caratterizzato da una forma di cantato growling e screaming mefistofelico ed un muro sonico scandito da accelerazioni supersoniche e vertiginose, tali da raggiungere metamorfosi strutturali e punti di non ritorno. Avete presente quando la ruota di un’automobile gira attorno al proprio asse così velocemente da non riuscire più a distinguerne la forma?

Mentre tutto affonda in un pantano malsano fatto di atmosfere e ritmiche ossessive e mortifere (senza cadere, però, nella trappola del mero feedback rumorista) gli Ossario ci accompagnano nel loro rito necromantico attraverso il viaggio fisico nell’Ade.

Ossario è un agglomerato di ossa umane disseminate dalle tragedie della storia (guerre e altri massacri) e spesso senza un’identità, che mette in esposizione le spoglie sacrali del metal estremo, genere ormai da tempo esiliato nella zona più recondita del sottosuolo underground.

Potrebbe esserci, dunque, un’analogia tra il culto dei morti e le reminescenze della subcultura del metal estremo. Se usassimo una lente d’ingrandimento, troveremmo il modo di scorgere un punto di contatto tra due entità cupe e liturgiche apparentemente inconciliabili, ma che invece risultano trasversalmente legate tra di loro.

Membri della band:

Schizoid: chitarra

Krost Van Barbarie: voce

Emanuele Prandoni aka Anamnesi: batteria

Tracklist:

1. We’re All Born To Die

2. Millennial Fears

3. Torment Sweet Torment

4. Rigor Mortis Boner (Necromance)

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