I Sisters of Mercy a Camden: il live report

In una grigia e, a tratti, piovosa Camden si sono perfettamente inserite le atmosfere gotiche dei Sisters of Mercy, che si sono esibiti il 26 maggio alla Roundhouse.

“Essenziale” e “purista” sono, a mio avviso, gli aggettivi che meglio descrivono l’approccio di una band quasi invisibile sulle piattaforme social, che si promuove con discrezione e senza alcun artificio di marketing. Se li conosci, sai dove trovarli: un segno di quanto la band sia consapevole della fedeltà e dell’attenzione costante dei propri fan e degli appassionati del genere, senza alcun bisogno di rincorrere visibilità forzata.

Una garanzia di autenticità e qualità musicale, che si contrappone nettamente all’andamento dei nostri tempi, in cui sono spesso i social a decidere cosa ascoltiamo e a stabilire le tendenze, persino — purtroppo — in una patria musicale come la Gran Bretagna.

L’occasione di vivere una serata autentica e fuori dagli schemi è stata quindi preziosa, soprattutto per chi, come me, lega i Sisters of Mercy a quei brani che ci accompagnano da sempre, impressi nella memoria dagli anni ’80 ai ’90. Tempi in cui registravamo le prime cassette TDK dallo stereo con la combinazione stop & rec, cercando di evitare gli spot pubblicitari di radio che, a modo loro, sapevano intrattenerci.

Brani archiviati nel cassetto dei ricordi, pronti a tornare in auge come se il tempo non fosse mai passato. Il loro ritmo new wave non lascia spazio alla nostalgia: si balla come nel 1992, in un’epoca sospesa tra la fine della Guerra Fredda e i primi, timidi segnali di riavvicinamento tra i blocchi.

Lo spettacolo si svolge tra giochi di luci e nebbia suggestiva, con i musicisti visibili solo come ombre in controluce. Un’ora e dieci minuti di concerto senza alcuna interruzione, battuta o cambio di scena: solo musica, pura e diretta.

Un’esperienza intensa, minimalista e introspettiva, dove i veri protagonisti sono i brani: trascinanti, potenti, solidi. Intorno, il pubblico avvolto in costumi gotici e rossetti neri, in perfetto stile anglosassone, per un Halloween fuori stagione.

Alzando un sidro alla mela, ho celebrato Detonation Boulevard, Dominion/Mother Russia, Lucretia My Reflection e Temple of Love, riemerse dal passato come vecchi compagni di viaggio. Canzoni che sembravano sopite e invece erano solo in attesa, pronte a ricordarci che certe atmosfere non smettono mai davvero di appartenerci.

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