30 ottobre 1985.
Gli Anthrax pubblicano il loro secondo album ‘Spreading the Disease’, il primo con l’ingresso nella line up della band del cantante Joey Belladonna e il bassista Frank Bello, di chiare origini italiane.
A metà degli anni ’80 eravamo nel pieno del successo commerciale delle arti grafiche, e la società era proiettata verso un modello di comunicazione sempre più accessibile, rapida e di forte impatto visivo.
La seconda metà degli anni ’70 fu segnata dal razionamento del petrolio, mentre nella seconda metà degli anni ’80 la società si era lasciata alle spalle quel periodo ed era pronta a ripartire da una nuova era del consumismo, quello che afroamericani chiamavano ‘living large’.
Dunque, i tempi erano cambiati, l’unica prospettiva era quella di ottenere l’approvazione delle radio e soprattutto di Mtv, concentrando gli sforzi artistici sulla produzione dei videoclip.
Anche il pubblico degli anni ’80 stava cambiando, per via dell’enorme fiorire di nuovi generi e sottogeneri, di nuove mode musicali dapprima di visibilità solamente underground.
L’heavy metal, negli anni ’80, a differenza di ciò che avvenne per il punk, iniziò a diventare popolare e a diffondersi grazie al nuovo contesto multimediale facilmente raggiungibile da tutti, cioè l’heavy metal ti arrivava anche senza dover ascoltare un intero album, uscendo così dalla sua dimensione inizialmente underground.
Gli anni ’80 furono anche il periodo d’oro dei magazine, delle riviste di settore, che diventarono numerose ed erano dappertutto, facilmente reperibili.
Questo nuova esplosione di giornalismo rock, questo nuovo tipo di comunicazione, in quel momento era l’unica fonte di notizie per noi adolescenti, e per tutti quelli che avevano interesse a conoscere ed approfondire tutto ciò che era inerente al genere rock e metal.
A quel tempo, tra le riviste piu importanti mi ricordo che c’erano Kerrang, Rumore, Rockerilla, HM e Rolling Stone, quando quest’ultima non era ancora la versione per adulti di Cioè.
‘Spreading the Disease’ è l’ultimo disco che vede la parziale partecipazione del bassista Dan Lilker, il quale passerà successivamente con i Nuclear Assault, lasciando il brano ‘Gung-Ho’ come suo testamento in questo album.
Alla voce fa il suo esordio un fuoriclasse assoluto di questo genere, Joe Belladonna, frontman carismatico dalle eccezionali doti vocali melodiche, e sfido chiunque ad affermare il contrario.
‘Spreading the Disease’ è un disco più curato rispetto all’esordio con ‘Fistful of Metal’ dell’anno precedente, sebbene alcuni puristi del genere siano affezionati più a quel tipo di suono primordiale e istintivo, e al timbro vocale corrosivo di Neil Turbin.
I newyorkesi Anthrax entrano di diritto a far parte dei ‘Big Four’ del genere thrash metal americano assieme alla triade californiana Metallica, Megadeth e Slayer.
Gli Anthrax si presentano con un’immagine del tutto inusuale rispetto ai canoni del thrash metal, un’immagine spensierata sulla scena metal, anche per quanto riguarda l’abbigliamento: pantaloncini al ginocchio, magliette colorate e skateboard.
Sembravano delle caricature, come fossero personaggi usciti dai fumetti.
‘Madhouse’, brano contenuto in questo disco, è tutt’oggi un classico cavallo di battaglia della band newyorkese italo americana e del genere thrash.
Nota curiosa, la videoclip originale di ‘Madhouse’ fu censurata per il fatto che fu girato con persone affette da malattie mentali.
‘Lone Justice’, ‘Medusa’, ‘Stand or Fall’, sono altri brani di spicco in questa opera creativa e innovativa, con sonorità granitiche, riff potenti e intricati, che risentono in parte del retaggio hardcore, e che diverranno uno dei punti di forza degli Anthrax, con la definiva consacrazione nel disco successivo dell’87 ‘Among the Living’.
‘Spreading the Disease’ è un disco imprescindibile per chi ama questo genere.
Benvenuti nel manicomio.
Cominciate a pogare.
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