Baschira
Zdasdat
(R)esisto Distribuzione/Radici Music Records
26 novembre 2021
genere: folk acustico, gypsy, canzone d’autore, jazz, country blues
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Recensione a cura di Andrea Musumeci
Come insegnava Tucidide, bisogna conoscere il passato per capire il presente e orientare il futuro.
Auspicare un domani che non sia solo fatto di istanti; una prospettiva per cui è necessario innanzitutto guardare indietro e dentro noi stessi, più come presa di coscienza Sorrentiniana che in veste di asettica e nostalgica idiosincrasia nei confronti dei cambiamenti della vita.
Da queste riflessioni concettuali, storiche, etologiche e ideologiche prende forma e sostanza l’esordio discografico del cantautore d’origine bolognese Davide Cristiani, in arte Baschira, con la pubblicazione del suo primo album intitolato Zdasdat, edito per (R)esisto/Radici Music Records e anticipato dall’uscita dei singoli Brucia, A Capo e Il Biondo.
Un concept tematico che, nelle otto tracce di cui si compone (sette in italiano e una in dialetto bolognese, Liberi), si raffigura attraverso una sensibilità cantautorale di protesta, rievocando le storie degli ultimi, schierandosi dalla parte degli incompresi, delle vittime di pregiudizi e disuguaglianze sociali, degli invisibili non per scelta loro e di coloro esasperati dalle incombenze economiche derivanti dal duopolio capitalismo-consumismo e dalla propaganda dei governi sempre più insensibili e lontani dalle esigenze del popolo.
Zdasdat, che in dialetto bolognese significa “Svegliati”, è un’esortazione ad aprire gli occhi di fronte all’indifferenza e alle manipolazioni persuasive e illusorie della politica, delle religioni e dei mezzi d’informazione, in un contesto come quello della pandemia che ha inasprito e aggiunto incertezza a uno scenario già critico.
L’anatomia testuale del disco si configura in quel non omologarsi passivamente alle dinamiche interattive e orwelliane del presente, mettendo in evidenza l’involuzione del concetto di resistenza, di come, in controtendenza rispetto al passato, abbia assunto connotazioni sterili e trovato terreno fertile per mezzo di effimeri canali virtuali e camuffandosi dietro le mentite spoglie di avatar digitali e anonimi schermi impersonali, facendo sì che il popolo non riesca più a distinguere ciò che è vero da ciò che invece non lo è. Ed è forse proprio questo la nuova frontiera del controllo delle menti.
È così che il virus dell’ignoranza viene inoculato all’interno di una società pronta a credere a tutto e a chiunque, sempre più polarizzata e polarizzante, bombardata quotidianamente da informazioni d’ogni genere e passivamente in balia delle sue comfort zone e crisi d’identità: un sistema globalizzato e avvelenato dai limiti mentali che ognuno di noi trascina con sé, dove l’edonismo delle apparenze e le insidie del conformismo prevalgono sull’incolumità dei diritti umani.
Davide Cristiani, nei panni di Prospero Baschieri aka Baschira (un brigante vissuto agli inizi dell’Ottocento), e sorretto da una malinconica vena cantautorale da navigato chansonnier e da uno spartito country folk acustico d’altri tempi, delinea il suo itinerario artistico servendosi di un pacifico, maturo, riflessivo e risoluto registro emotivo, grazie al quale riesce a mescolare la tradizione della canzone d’autore e l’eterogeneità di diverse culture sonore, creando così un dialogo appassionato e armonioso tra musica antica, ballad folk dylaniane, gypsy folk ozpetekiano, un po’ zingaresco e un po’ bohémien, e raffinate trame elettroniche.
Suoni ed atmosfere svelano una combinazione di immagini aderenti sia alle dinamiche della contemporaneità che ai vecchi retaggi dell’umanità, senza mai trascurare il valore propedeutico dell’arte, da un lato quale flebile lume di speranza indispensabile per poter cambiare il corso delle cose e, dall’altro, nella funzione di motore trainante per smuovere le coscienze e il senso civico delle persone, quando attraverso citazioni grottesche, in linea con la visione parodistica dei Monty Python, quando ricordando drammatici fatti di cronaca.
Baschira, con lo spirito che anima la rappresentazione di Zdasdat, ci rammenta che c’è sempre modo e tempo per andare a capo e ricominciare, cercando quantomeno, in una visione alquanto ottimistica, di salvaguardare le nuove generazioni dagli individualismi e dagli egoismi di quegli adulti fin troppo autoindulgenti con le proprie colpe. Il tutto con la promessa e l’impegno del riconoscere il merito della storia, come assunto acclarato per comprendere il presente e guardare al futuro con sguardo differente. Forse mai come in questo momento storico.
https://www.facebook.com/baschira/
Tracklist:
1. A Capo
2. Il Biondo
3. I Limiti
4. Ci Vediamo Là
5. Solinsieme
6. Brucia
7. Ruotaordinario
8. Liberi
Credits:
Davide Cristiani: voce
Mario Rolfini: clarinetto, alto saxophone
Anton Jakimento: clarinetto
Tilo Baumheier: flauto
Francesco Salmaso: tenor saxophone
Giusy Tricoli: additional vocals
Matteo Battaglia: chitarra elettrica
Carlo D’Alessandro: chitarra elettrica
M. Reda Gherici: basso elettrico
Henrik Holm: basso
Bartho Staalman: batteria
Floris Van Elderen: batteria
Riccardo Migliorini: synth
Grafica cover: Silvia Celiberti
Foto realizzate da Lateralfoto
Distribuzione digitale e promozione: (R)esisto Distribuzione
Etichetta e distribuzione fisica: Radici Music Records
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